Impossibile
praticare il diving: vacanza rovinata.
Il tour operator
deve risarcire il turista
L'impossibilità di praticare immersioni durante un soggiorno turistico, acquistato proprio per praticare il diving (ovvero immersioni in profondità), dà diritto al risarcimento dei danni da vacanza rovinata. A sottolinearlo è la Cassazione, nella sentenza n. 4372/2012.
Il caso. Nel
2001, un signore di Ravenna aveva comperato in un’agenzia viaggi una settimana di
vacanze a Creta, dal 15 al 22 aprile, dal catalogo della 'Columbus viaggi'.
L'uomo aveva spiegato, a chiare lettere, che l'obiettivo del viaggio era
proprio la possibilità di fare immersioni. All'arrivo a Creta, però il turista
appassionato di diving aveva amaramente constatato che fino al 20 maggio,
nell'isola greca, era vietata l'attività subacquea e, dunque, le immersioni
erano impraticabili. In primo grado il giudice di pace aveva accordato 100 euro
di risarcimento danni morali, ma in appello venne accolto il ricorso della
'Columbus' contro ogni pretesa risarcitoria. L’uomo però non ci sta, tanto da
ricorrere in Cassazione, dove vede accolto il suo ricorso.
Il giudizio di legittimità. La
Suprema Corte rileva che "le omissioni di informazioni rilevanti, da parte
del tour operator, costituiscono violazioni di natura contrattuale". I
supremi giudici, inoltre, hanno sottolineato che "l'offerta di prestazioni
contenute nel pacchetto di viaggio, o accessorie a esso ma comunque garantite
dall'operatore turistico, rientrano tout-court nell'orbita del rapporto
contrattuale". Ora la Corte d'Appello dovrà rivedere la propria decisione
alla luce del principio appena enunciato.
(Da
avvocati.it del 23.4.2012)