sabato 14 aprile 2012

Anamnesi come certificato di malattia, medico sospeso

«Dottore, sono rimasto a casa, questi ultimi giorni, non mi sentivo per nulla bene...». Il medico raccoglie queste parole e le mette ‘nero su bianco’. Per lui si tratta di una semplice anamnesi, una ricostruzione delle condizioni di salute della persona, ma, in realtà, sono da considerare un certificato di malattia, compilato a posteriori e quindi assolutamente illegittimo. A rimetterci è il medico: per lui un mese di sospensione. E’ quanto si evince dalla sentenza n. 3705/2012.
Il caso. Le attestazioni compiute, dal medico, sulle condizioni di salute della persona da lui assistita vengono considerate una violazione del Codice di deontologia. Infatti, gli viene contestata un’azione non legittima: aver ufficializzato la precaria condizione di salute del paziente, su richiesta di quest’ultimo, a posteriori e utilizzando peraltro un modulario ufficiale. Per il Consiglio dell’Ordine dei medici e per la Commissione centrale è stata violata la norma relativa alla redazione di certificati di malattia, e consequenziale è la sanzione disciplinare della sospensione per un mese dall’esercizio della professione. Anche perché era «chiaro il fine del paziente di giustificare le precedenti assenze dal lavoro». Per contestare la sanzione  il professionista decide di ricorrere in Cassazione, sostenendo di aver «attestato le dichiarazioni del paziente» e di non aver «certificato nulla». A suo avviso, quindi, non vi è stata alcuna violazione alle norme fissate dal Codice di deontologia.
Il giudizio di legittimità. Per la Suprema Corte, effettivamente il medico ha attestato, utilizzando un modulario ufficiale, le dichiarazioni del paziente sul proprio stato di salute, che lo ha costretto a rimanere a casa. Ciò che, invece, va chiarito è la possibile catalogazione come certificato di malattia. Al riguardo, i giudici affermano che «non possono non essere vietati attestati che hanno la parvenza di certificati e che, proprio perché provengono da un medico e sono stati redatti su un modulario, previsto per la certificazione di malattia rispetto all’assenza dal lavoro, si prestano ad ingenerare il dubbio che l’assenza sia giustificata da una malattia accertata». Di conseguenza, cade anche l’ipotesi che essi possano essere considerati semplice anamnesi. Non solo. Il medico, in qualità di «certificatore di patologie», ha l’obbligo di «scongiurare comportamenti illeciti» nei confronti dell’ente previdenziale e  del datore di lavoro, anche e soprattutto, di fronte alle richieste pressanti del paziente. Per cui, dinnanzi alla possibilità che l’attestazione anamnestica possa essere letta come certificato di malattia vero e proprio, è legittimo sanzionare il comportamento medico.

(Da avvocati.it dell’11.4.2012)