sabato 18 gennaio 2014

DALLA CANCELLIERI UN ALTRO SCHIAFFO ALLE TOGHE

Il ministro sbotta: credono che la loro conferenza a Napoli sia più importante di Mosca. 
L'Oua replica: che siffatti atteggiamenti sono incompatibili con la Funzione Ministeriale. Non andremo all'incontro del 24 gennaio.


Un dato è ormai certo: la Cancellieri odia gli avvocati. La denuncia rumorosa di ieri all’apertura dell’VII Conferenza dell’Avvocatura da parte degli avvocati del Movimento Forense Libera Avvocatura e dalle associazioni Forensi Toghe Napoletane e Magna Carta ha irritato il ministro della giustizia. “Gli avvocati credono – è sbottata piccata il ministro della Giustizia - che loro conferenza Napoli sia più importante di Mosca. Ma dal punto di vista del Paese la mia presenza qui è molto significativa". Insomma la responsabile di via Arenula non ha gradito quello che definito “la gazzarra” di ieri. A lei replica il presdiente dell’Oua, Nicola Marino: “Non adremo all'incontro con il Ministro del 24 gennaio. Sono toni ancora una volta non rispettosi dell’alta funzione che la Costituzione attribuisce alla professione Forense. Il Ministro, dopo avere assicurato la presenza all’Assise, ha ritenuto prioritario recarsi invece a Mosca per, come si evince dala calendario degli impegni pubblicato sul sito del Ministero, “l’organizzazione di seminari, visite e partecipazioni a convegni per lo scambio di esperienze nel campo della formazione giuridica e penitenziaria”, mentre a Napoli l’Avvocatura ha proposto soluzioni concrete e di immediata efficacia per superare le inefficienze della Giustizia italiana. Siffatti atteggiamenti sono incompatibili con la Funzione Ministeriale”. Sulla stessa linea il presidente dell’Unione delle Camere Civile, Renzo Menoni: “È la conferma che la Cancellieri non ha le competenze per fare il ministro della giustizia”. “Sarò un bravo prefetto – incalza Ester Perifano, segretario dell’Associazione Nazionale Forense – ma di giustizia sembra non capire nulle. Per fare il Guardasigilli ci un soggetto che sia competente della materia”.  Più tecnico il commento del presidente dell’Anai, l’associazione nazionale degli avvocati italiani, Maurizio de Tilla. "Occorre aumentare il tasso di “lucidità giuridica” del legislatore (Parlamento e uffici legislativi)" ha dichiarato de Tilla. Secondo l'analisi dell'Anai, eccesso di produzione normativa, complessità dei fenomeni sociali e della qualità non sempre adeguata dei testi legislativi, più spesso destinati alla comunicazione politica di quanto non lo siano alla disciplina dei rapporti giuridici, hanno portato la legge a perdere la sua potenza simbolica e la capacità di regolare efficacemente i comportamenti dei cittadini. "Di fronte all’improvvisazione del legislatore - ha detto De Tilla - è spesso il cittadino comune a pagarne le gravi conseguenze". De Tilla inoltre sottolinea "che è una prassi diffusa in Italia l’assenza di una valutazione preventiva delle conseguenze di una legge: L’analisi di impatto della regolamentazione (AIR), introdotta nel sistema italiano - sulla base delle indicazioni dell’Unione europea relative alla Better regulation - già nel 1999, e rafforzata tra il 2001 e il 2011, è ancora scarsamente utilizzata.  In Italia manca quasi sempre la valutazione preventiva delle conseguenze di una legge. Di qui l’emanazione di leggi che provocano risultati disastrosi e negativi. Un esempio clamoroso è dato dalla normativa in tema di revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Infine è da segnalare che la giustizia funziona male anche perché la disciplina italiana della responsabilità del giudice è lacunosa e va modificata".


Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 17.1.2014)