giovedì 10 marzo 2011

Riforma della Giustizia, via libera del consiglio dei ministri

Il consiglio dei ministri ha dato via libera all'unanimità al disegno di legge costituzionale per la riforma della giustizia. Lo si apprende da fonti governative. Il Consiglio dei ministri ha salutato con un applauso indirizzato al ministro della Giustizia Angelino Alfano l'approvazione del disegno di legge costituzionale sulla riforma della giustizia. Lo riferiscono fonti governative. Abbiamo una maggioranza solida e contiamo di arrivare a 330 deputati a Montecitorio. E' il ragionamento svolto dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nel corso del Consiglio dei ministri, secondo quanto riferito da fonti governative.
Secondo quanto è filtrato dagli ambienti di maggioranza, l'introduzione nella Carta della responsabilità civile dei giudici comporterebbe una loro responsabilità in solido e diretta per i danni causati nell'esercizio della giurisdizione. Cioè: se sbaglia paga il magistrato, "come capita a un ingegnere responsabile del crollo di un ponte" e poi casomai lo Stato lo soccorra con un’integrazione se il danno è troppo alto per le sue finanze. Tra i punti ancora aperti, la presidenza del secondo Csm, quello della magistratura requirente (i pm): l'orientamento del Governo, dicono le fonti parlamentari del Pdl, è quello di conferire la presidenza di entrambi i Csm al capo dello Stato. Ma resta aperta l'ipotesi che il ruolo sia affidato al Procuratore generale della Cassazione, eletto dal Parlamento: "Ci sono ancora delle valutazioni che farà il Consiglio dei Ministri oggi", ha detto Maria Grazia Siliquini, deputata di Iniziativa responsabile, al termine dell'incontro del suo gruppo parlamentare con Alfano.
Il pianeta giustizia è già in subbuglio per la riforma: ieri i consiglieri 'togati' del Csm hanno lanciato l'allarme sul "clima torbido" che starebbe addensando sui magistrati e sullo scarso interesse del ministro alla "leale collaborazione istituzionale" con il Consiglio. E l'Associazione nazionale magistrati ha anticipato la convocazione del Comitato direttivo centrale, il ‘parlamentino’ delle toghe: originariamente previsto per il 26 marzo, si riunirà invece sabato 19, mentre crescono le pressioni della base per lo sciopero e una mobilitazione "epocale" contro il ddl Alfano.
L'incontro al Quirinale è durato circa due ore durante le quali il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha illustrato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la riforma della giustizia. Riforma, definita dalla maggioranza "epocale", che domani sarà al centro del Consiglio dei Ministri straordinario. E' stato lo stesso Guardasigilli a spiegare ai giornalisti, una volta giunto alla Camera, il ‘mood’ dell'incontro: "Napolitano ha ascoltato, ha preso atto ed ha svolto considerazioni di carattere generale" ha detto Alfano. Il presidente non è entrato né avrebbe potuto nel merito delle novità previste dalla riforma, il cui testo è peraltro ancora non definitivo, ma ha fatto presenti alcune valutazioni. Tra le considerazioni del Capo dello Stato c'è stata quella, già ribadita più volte, della necessità di ricercare un "ampio confronto" davanti a una riforma che toccherà più parti del pianeta giustizia. Non si tratta della richiesta - molto spesso attribuita a sproposito - di larghe intese ma di avviare un "confronto" reale fermo restando "la distinzione dei ruoli" tra maggioranza e opposizione. Certo, è la riflessione che si fa negli ambienti del Quirinale, per un confronto costruttivo bisogna creare il clima adatto. E su questo la prima a dover dare un segnale è la maggioranza.
Il presidente ha ben presente la necessità di cambiare il sistema in modo da renderlo più efficiente e da accorciare i tempi, oggi infiniti, dei processi in Italia. Ma questo non significa che qualsiasi riforma vada bene e che dal Colle ci sia un avallo preventivo per il solo fatto di mettere mano al problema. Trattandosi di una riforma costituzionale i tempi saranno necessariamente lunghi ed è noto a tutti che da qualche tempo il Quirinale auspica un "confronto" che coinvolga anche l'opposizione, che non si perda in "sterili contrapposizioni" ma che, con il contributo di tutti, faccia veramente l'interesse del Paese. Su tutto questo Napolitano vigilerà 'step by step'.

(Da notizie.tiscali.it del 10.3.2011)