sabato 19 marzo 2011

Anm, stato di agitazione contro la riforma. Il 5 aprile le toghe da Napolitano

 Il segretario Palamara: "Questo incontro dimostra che la giunta
ha intenzione di muoversi nel pieno rispetto delle istituzioni.
Non vogliamo sostituirci al Parlamento ma segnalare i rischi della proposta del governo"

Stato di agitazione dei magistrati contro la riforma della giustizia proposta dal governo.
All'unanimità l'Associazione nazionale magistrati ha proclamato la "mobilitazione diffusa". Lo stato di agitazione è stato votato da tutte le componenti della magistratura, compresa "magistratura indipendente", la corrente 'conservatrice' che non partecipa alla giunta dell'Anm e che da due anni è 'all'opposizione nel parlamentino delle toghe. Nel documento si esprime "ferma contrarietà" alla riforma della giustizia che provoca una "netta alterazione nell'equilibrio dei poteri". Non è stata approvata invece una mozione di Magistratura indipendente che richiamando alla "correttezza istituzionale" stigmatizza le "iniziative isolate" che diano parvenza di ruolo politico.
Il presidente dell'Anm, Luca Palamara ha spiegato al comitato direttivo centrale di aver scritto il 16 marzo scorso al capo dello Stato chiedendo un incontro "per rappresentare le nostre preoccupazioni sulla riforma". Nella stessa giornata, riferisce ancora il leader dell'Anm, è arrivata la risposta del Colle: il faccia a faccia si terrà il 5 aprile.
I punti chiave del testo Alfano
"Questo incontro - continua il presidente dell'Anm - dimostra che la Giunta ha intenzione di muoversi nel pieno rispetto delle istituzioni". Anche Magistratura indipendente, l'unica tra le correnti a non avere un rappresentante in Giunta, è stata invitata da Palamara ad indicare il nominativo di un suo rappresentante per farlo partecipare alla riunione al Quirinale. Secondo Palamara l'Anm "non vuole sostituirsi al Parlamento" ma esprimere "i rischi presenti nella riforma proposta dal governo".
Rinviata, per il momento, l'ipotesi dello sciopero, l'Anm punta sulla mobilitazione a più livelli: istituzionale e tra i cittadini. Valutando di deliberare "ulteriori incontri istituzionali e la proclamazione di un'assemblea straordinaria".
Severo, ovviamente, il giudizio sulla riforma. Che è stata preceduta da un "clima di dileggio e offese" nei confronti della magistratura. Non piace, alle toghe, lo sdoppiamento del Csm, la sua dipendenza della politica, le novità sulla obbligatorietà dell'azione penale. Tutte cose "che fanno emergere un quadro diverso dalla costituzione del 1948, poichè la magistratura non è più indipendente ma subalterna al potere politico".
"Quando parliamo di riforma punitiva - prosegue Palamara - ci riferiamo anche al metodo e alla tempistica non disgiunta, evidentemente, da tutte le vicende giudiziarie accadute in questi mesi". Poi tocca al Guardasigilli Alfano: "Ci disse che non sarebbero state fatte riforme ma sarebbero stati soltanto ritoccati gli aspetti organizzativi del funzionamento della giustizia, affermazioni che sono state del tutto smentite".

(Da repubblica.it del 19.3.2011)