venerdì 5 novembre 2010

Per avere davvero un giusto processo serve parità tra accusa e difesa

di Maurizio De Tilla, presidente dell'OUA

Il riconoscimento dell’avvocatura come soggetto costituzionale nella giurisdizione è una riforma necessaria. È lodevole l’iniziativa della Camera dei Deputati che organizza un convegno su questo importante tema.  L’Oua è da mesi impegnata su questa proposta di riforma visto che per una visione strategica sulla giustizia va anzitutto prestata la giusta attenzione alla importante funzione dell’avvocatura nell’ambito della giurisdizione. Lo stesso Parlamento europeo  in una importante risoluzione del 23 marzo 2006, ha riaffermato il pieno riconoscimento della funzione cruciale esercitata dalla professione di avvocato in una società democratica, al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali, lo Stato di diritto e la sicurezza nell’applicazione della legge.  La presenza dell’avvocato nei processi  è stata configurata come strumento per porre rimedio alle naturali disparità delle parti. Il ruolo dell’avvocato è, quindi, essenzialmente una funzione, non solo dal punto di vista giuridico, ma anche politico e sociale, perché stando tra le parti e i giudici, gli avvocati costituiscono l’elemento fondamentale attraverso il quale i rapporti fra l’amministrazione della giustizia e i cittadini possono migliorare, crescendo da un lato l’autorità, dall’altro la fiducia. Il corretto funzionamento del sistema della giustizia, quindi, dipende non solo dall’assetto dell’apparato e dei mezzi che sono assegnati a tale compito, ma anche dall’indipendenza e dai rapporti equilibrati tra giudici e avvocati. Entrambi i soggetti (avvocati e magistrati) sono quindi i protagonisti della giurisdizione. In quest’ambito si colloca la proposta dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura che chiede l’inserimento nel titolo IV della Costituzione di alcune norme specifiche e l’allargamento dell’ambito a tutti i soggetti della giurisdizione, compresa l’Avvocatura. L’assenza, infatti, del soggetto “Avvocatura” nel titolo IV della Parte II della Costituzione, titolato “La Magistratura”, è il probabile residuo della visione di un’idea autoritaria che considera la tutela giudiziaria come un servizio che lo Stato rende al cittadino. Per questo il titolo è dedicato alla Magistratura che è colei che eroga il servizio. Ma da tale visione è assente ogni connotato dello Stato democratico, lo Stato di oggi, nel quale la funzione giudiziaria non va più vista solo come un servizio che esso può concedere, ma anche e principalmente come oggetto dell’aspirazione di un diritto del cittadino ad ottenerla. Nessun cenno nelle norme costituzionali sulla giurisdizione vi è, infatti, all’altro protagonista fondamentale della realtà giudiziaria, cioè all’avvocato, sulla cui opera si riverbera il desiderio e l’ansia del cittadino ad ottenere giustizia.  Da qui può e deve consolidarsi un discorso serio sulla riforma del sistema giustizia, sul giusto processo e sui contenuti della giurisdizione che parta non solo dalla modifica costituzionale, ma anche da una più puntuale legislazione ordinaria. In questo senso va la proposta di legge presentata dall’onorevole Pecorella e in questa direzione va la grande attenzione dimostrata dal vice presidente della Camera, Antonio Leone con l’organizzazione di un convegno su questo importante tema, il prossimo 11 novembre, alla sala della Lupa, con la partecipazione del sottosegretario Giacomo Caliendo, del presidente della Commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, del prof. Giorgio Orsoni, con lo stesso Gaetano Pecorella e con l’intervento dell’Oua.

(Da Mondoprofessionisti del 5.11.2010)