lunedì 4 novembre 2013

No ai furbetti della toga

Il titolo spagnolo o rumeno
non è uguale a quello italiano:
iscrizione "sì", ma senza fare i furbi

In principio era abogado (in Spagna), poi avocat (in Romania), ma non è la stessa cosa di avvocato (in Italia). E anche la legislazione non aiuta a dipanare la matassa. Da una parte il riconoscimento del titolo dopo cinque anni di professione e l'iscrizione all'Ordine degli avvocati, dall'altra il ricorso del Consiglio nazionale forense presso la Corte di giustizia dell'Unione europea per mettere uno stop all'emigrazione di laureati in Spagna o Romania. Secondo il Consiglio nazionale forense la pratica degli "abogados" rappresenta in sostanza «una violazione della concorrenza a danno dei cittadini italiani che, per diventare avvocato, accedono a un percorso articolato e sostengono un esame di abilitazione». E quelli che ottengono il titolo all'estero devono attenersi a norme ben precise nei confronti dei colleghi e, soprattutto, dei clienti. Nelle targhe dello studio, nella carta intestata e nei biglietti da visita deve risultare il termine "abogados" o "avocat". Oppure utilizzare il termine "avvocato stabilito". Recentemente sono giunte diverse segnalazioni all'Ordine degli avvocati di Perugia per targhe professionali con il solo termine "avvocato" oppure con una piccola "s" con un punto. Un modo per dire "stabilito", ma che incontra la riprovazione dell'Ordine degli avvocati. Una violazione di minore gravità rispetto ai casi segnalati di "abogados" che hanno evitato di inciderlo sulla targa di studio o sui biglietti da visita. Casi portati all'attenzione dell'Ordine. Ugualmente sotto attenzione del consiglio delle toghe perugine il caso di un iscritto al quale sono scivolati i biglietti da visita sul parabrezza di diverse auto parcheggiate in un'area di sosta molto grande in città. Un fenomeno che risente sicuramente del sovraffollamento nel mondo dell'avvocatura. Sovraffollamento che ha spinto 3.000 praticanti (in tutta Italia) a tentare la strada spagnola. E molti ci provano ancora perché non riescono a superare lo scoglio dell'esame a Perugia. Nell'ultima sessione su 450 candidati, allo scritto ne sono passati 150. All'orale ne sono passati 140. Al di là di Perugia, il presidente dell'Ordine degli avvocati di Terni, Renato Chiaranti, riferisce di «qualche iscritto all'Ordine ternano, ma che non si sono mai verificati problemi» che riguardano gli "abogados" o "avocat". Identica situazione nel comprensorio dell'Ordine degli avvocati di Spoleto dove non si segnalano situazioni particolari. Il ricorso del Consiglio nazionale forense «non è contro un singolo individuo anche se nasce come una contestazione nei confronti di uno dei 20 casi che sono finiti sul tavolo dell'Ordine nazionale dopo essere stati rigettati dalle rappresentanze locali». Alla base del ricorso c'è la procedura imposta agli Ordini degli avvocati italiani secondo la quale il riconoscimento della pratica realizzata in Spagna e la conseguente autorizzazione all'esercizio della professione in Italia devono avvenire in modo automatico.


(Da Mondoprofessionisti del 4.11.2013)