venerdì 15 novembre 2013

Avvocati e garanzie prestiti dagli artigiani

Garanzie per i prestiti, gli avvocati
chiedono aiuto agli artigiani contro l'sos credito


I liberi professionisti hanno poche speranze di riuscire a ottenere un prestito bancario, talmente poche che gli avvocati si fanno aiutare dagli artigiani. Il Movimento Forense, un network nazionale di professionisti del diritto ha, infatti, da poco sottoscritto un protocollo d'intesa con Confartigianato per mettere a disposizione degli avvocati uno dei confidi di riferimento degli artigiani, quello di Artigiancassa. Gli avvocati non hanno una busta paga fissa, i clienti non aumentano e quando a pagare la parcella è la Pubblica Amministrazione i tempi si allungano e diventano incerti. Con queste premesse, e in pieno credit crunch c’è poco da essere ottimisti. Le difficoltà economiche dei due milioni e mezzo di liberi professionisti italiani si avvicinano così sempre di più a quelle delle piccole e medie imprese. Condividono gli stessi problemi: la ricerca di finanziamenti e la mancanza di garanzie da offrire agli istituti di credito. I consorzi di garanzia collettiva dei fidi potrebbero essere una soluzione. Il loro obiettivo è quello di prestare garanzie collettive, facilitando l’accesso al credito bancario. Fino a poco tempo fa, la possibilità di aprire un confidi era prevista solo per le piccole e medie imprese. Il Decreto del Fare, con la legge di conversione approvata lo scorso 9 agosto, ha però esteso anche ai professionisti la possibilità di accedere al Fondo Centrale di Garanzia per le PMI istituito nel 2000 presso il ministero dello Sviluppo Economico e di poterne quindi usufruire nella richiesta di finanziamenti bancari. “Abbiamo subito verificato la reale possibilità per gli avvocati di costituire ex novo un confidi che potesse prestare una garanzia di primo livello su cui richiedere la controgaranzia del Fondo Centrale” – spiega Massimiliano Cesali, presidente e fondatore nel 2007 del Movimento Forense – “L’ipotesi però ci è apparsa subito poco praticabile perché per essere realmente efficace questo strumento avrebbe bisogno di un numero di soci, di un patrimonio e di volumi di finanziamenti raggiungibili solo a distanza di molto tempo”. Gli avvocati hanno, quindi, preferito usufruire di un confidi già operativo e disponibile a strutturarsi con ramo d’azienda separato per i professionisti, distinto da quello delle imprese. La scelta poi è caduta su quello di riferimento degli artigiani anche grazie alla diffusa rete sul territorio, visto che il confidi di Artigiancassa ha 19 sedi regionali e 750 punti commerciali sparsi presso le associazioni locali. Gli avvocati in Italia sono circa 250 mila, e il loro reddito medio è lo stesso del 1990: 44mila euro annui. Ma i costi no, quelli continuano a crescere, specialmente se si decide di investire in formazione e sulla ristrutturazione dello studio professionale. L’esigenza primaria degli avvocati in questo momento è sostenere gli impegni derivanti dalle difficoltà di incasso dei crediti verso la clientela e non sono pochi i professionisti in difficoltà a fine mese, tanto da non riuscire a pagare nemmeno la Cassa previdenziale. La convenzione sottoscritta dalla rete di avvocati e dal confidi degli artigiani prevede un progetto pilota di due mesi, che a partire da dicembre, coprirà tutto Lazio (non a caso, il foro di Roma è uno dei più numerosi d’Italia e l’interna regione conta più di 30 mila avvocati iscritti all’albo, al terzo posto dopo la Campania e la Lombardia). Se la sperimentazione avrà successo verrà estesa a tutto il territorio nazionale. L’obiettivo è quello di velocizzare il processo di ammissione alla garanzia, minimizzare le probabilità di rigetto dei prestiti e accorciare i tempi determinati dalle lungaggini burocratiche. È stato anche predisposto un “service” per veicolare la controgaranzia dal Confidi al Fondo Centrale, consentendo un ancora più facile accesso al Fondo che ha procedure informatiche abbastanza complesse. Lo scenario non è rassicurante ed è stato confermato da un’indagine condotta da Ipsos per conto di Axa in cui è stata fotografata la situazione economica di Pmi e professionisti. In base alla ricerca, l’accesso al credito è ancora un nodo irrisolto: il 76% del campione (83% Pmi e 69% autonomi) dichiara di aver avuto problemi con il ritardo nei pagamenti da parte dei clienti negli ultimi dodici mesi. Inoltre, solo una piccola azienda su tre è riuscita ad ottenere il prestito che aveva richiesto alla banca. Dal loro punto di vista, gli istituti di credito si difendono imputando la stretta al calo della domanda da parte delle stesse imprese, che faticano a programmare investimenti alla luce dell’incertezza dell’attuale scenario macroeconomico. Altro problema è poi quello delle sofferenze bancarie, più che triplicate negli ultimi cinque anni. Della similitudine fra le difficoltà di professionisti e pmi se n’è accorta anche la Commissione europea che dal prossimo gennaio con l’Action Plan equiparerà queste due categorie e faciliterà per entrambe l’accesso al credito e al nuovo ciclo di fondi comunitari in programmazione per il periodo 2014-2020. Finora, sulla carta, sia i liberi professionisti sia le PMI possono accedere ai fondi comunitari. In concreto però, gran parte dei finanziamenti sono tagliati più sulle esigenze delle imprese che su quelle degli studi professionali. Anche per risolvere queste difficoltà, in questi giorni a Bruxelles si sta decidendo di dare alle Casse previdenziali e ai consorzi fidi dei professionisti il ruolo di intermediari finanziari per consentire a chi richiede un finanziamento di ottenerlo più facilmente.


(Da Mondoprofessionisti del 15.11.2013)