venerdì 6 luglio 2012

OUA: incostituzionale la chiusura di mille uffici giudiziari


Il presidente OUA De Tilla

«Ci rivolgeremo alla Corte Costituzionale – anticipa il presidente OUA de Tilla – lo schema di decreto legislativo sugli uffici dei giudici di pace, come ha lucidamente rilevato l’on. Mario Cavallaro è incostituzionale, ma il ragionamento è, evidentemente, estendibile a tutta la revisione della geografia giudiziaria. Come sottolinea lo stesso Cavallaro, nella sua relazione, “all'intero testo normativo e non solo alla parte relativa al riordino dei Giudici di pace, il sospetto assai fondato di piú profili di incostituzionalità della norma delegante, già solo ma non soltanto formali, in quanto essa non era contenuta nel testo del decreto legge (in vero, sarebbe stato assai difficile sostenere che ricorressero le ragioni di necessità ed urgenza alla decretazione legislativa nel riordino delle circoscrizioni e degli uffici giudiziari) ed è stata introdotta attraverso l'interpolazione della legge di conversione nel suo testo originario”.
Di fatto – continua il presidente Oua – si è introdotto, per la prima volta in sede di conversione, la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari. Si viola, così, come giustamente ribadisce sempre Cavallaro ”l’iter ordinario di produzione legislativa (sancito dagli artt. 70 e 72) e di quello previsto per la c.d. decretazione d’urgenza (art. 77 co. 2)”.
È una “norma intrusa”, estranea all’insieme delle altre disposizioni del decreto-legge, che introduce una nuova disciplina, per la precisione una delega al Governo a legiferare con successivi decreti legislativi in materia di riorganizzazione della distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio.
Non solo – aggiunge – è bene ricordare che i decreti devono contenere norme applicabili immediatamente, quindi non deleghe (art. 15 della legge n. 400 del 1988). È noto, inoltre, il parere del Csm sulle competenze delle regioni (art. 116 Costituzione) per quanto riguarda la specifica materia dell’organizzazione dei giudici di pace. In questo caso totalmente disattesa. Così come è contradditorio il rinvio ai Comuni delle spese di mantenimento delle sedi, per evitare la chiusura. Ci chiediamo se gli obiettivi di risparmio a questo punto non sia una mera e propria falsità siano. Con conseguente indebitamento degli enti locali e maggiori costi per i cittadini, che paghrebbero due volte per accedere al servizio giustizia (diritto di difesa - art. 24 della Costituzione)».
«La Corte Costituzionale su casi simili si è già espressa con chiarezza (vedi in ultimo n. 22 del 2012) – conclude de Tilla – ed è per questa ragione che siamo convinti della nostra scelta di contrastare la revisione selvaggia della geografia e ricorrere alla Consulta. I decreti legge non possono essere un raggiro alle prerogative del Parlamento, al dialogo con le parti sociali. Una prassi per comprimere la democrazia, in confronto e per legiferare a scapito dei diritti dei cittadini».

Comunicato stampa OUA del 4.7.2012