martedì 18 febbraio 2014

Cassa, la protesta dei giovani avvocati

I contributi per la pensione mettono a rischio la loro attività. E i giovani avvocati non ci stanno. Il nuovo regolamento della Cassa forense, il loro ente di previdenza, è una mazzata. Perché d’ora in poi, questa è la questione, anche chi ha un reddito basso sarà costretto a versare un minimo contributivo, pena la cancellazione dall’albo. I responsabili del gruppo Facebook ‘No Alla Cassa Forense Obbligatoria’ nei giorni scorsi hanno indirizzato una lettera all’ormai ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini, che insieme al titolare dell’Economia deve dare l’ok definitivo, per chiedergli di non approvare il testo.
La novità è conseguenza della riforma della legge professionale portata a termine dal governo Monti, che ha reso obbligatoria per tutti gli avvocati l’iscrizione alla Cassa forense. Prima chi percepiva un reddito inferiore ai 10.300 euro, corrispondenti a circa 15mila euro di fatturato, non era costretto a farlo. I nuovi iscritti a basso reddito avranno comunque diritto un regime agevolato, che però consentirà loro di vedersi riconosciuti solo sei mesi di anzianità contributiva per ogni anno di contributi versati. Per i primi cinque anni, anche in caso di reddito prossimo allo zero, il minimo da versare sarà di 800-850 euro all’anno, tra contributo soggettivo di base e contributo di maternità. Nei successivi anni, fino all’ottavo, il versamento minimo, che includerà una quota del contributo integrativo, sarà di quasi 1.200 euro. Una volta terminato il periodo agevolato, saranno dovuti alla cassa almeno 3.700 euro all’anno.

Per gli avvocati che hanno scritto al ministro del Lavoro, le agevolazioni non sono sufficienti: “Costringere chi ha un reddito basso a farsi carico di un contributo fisso, seppur edulcorato al ‘minimo’, rappresenta un’evidente violazione del principio di proporzionalità e progressività contributiva previsto dalla Costituzione”, si legge nella missiva. Una soluzione più equa sarebbe stata “mantenere una soglia di esenzione per i redditi bassi e un’imposizione contributiva fondata sul criterio della proporzionalità al reddito prodotto”.

Per protestare contro “l’imposizione di versamenti obbligatori d’importi iniqui e vessatori in un momento economico drammatico” su Facebook è nato anche il gruppo ‘No alla Bozza di Regolamento Cassa Forense contributo minimo’. Ora il rischio è che molti dei 50mila avvocati che dovranno iscriversi all’ente previdenziale non avranno i soldi per farlo. E saranno quindi costretti a cancellare il proprio nome dall’albo professionale. Secondo Marco Pellegrino, uno dei responsabili del gruppo ‘No Alla Cassa Forense Obbligatoria’, non è insolito che un avvocato all’inizio della propria attività incassi pochissimo: “Le nostre parcelle – spiega – vengono spesso pagate solo dopo la chiusura della pratica. E anche nel caso in cui si incassi un acconto, questo basta a malapena a coprire le spese. L’avviamento di un avvocato che non sia figlio di avvocati dura sette-otto anni”. I minimi da versare per la pensione rischiano così di tagliare le gambe a molti giovani. E si aggiungono agli altri costi introdotti dalla riforma della legge professionale, come l’assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile.


(Da ilfattoquotidiano.it)