giovedì 4 luglio 2013

E LA CANCELLIERI CHIESE SCUSA...

Gli avvocati disertano la riunione
con il ministro e lei precisa: il mio discorso
che ha provocato la reazione dei legali
era rivolto alle lobby in genere, non agli avvocati

"Io sono disponibile, quando vogliono li ascolterò". All'indomani dello scontro il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, tende una mano agli avvocati e cerca di ricucire lo strappo, spiegando che il suo discorso che ha provocato la reazione dei legali era rivolto alle lobby in genere, non agli avvocati.  Anche perché, dopo il Pdl, anche il Pd prende le distanze dalle sue uscite estemporanee. Oggi, nel corso di un incontro con i vertici del Cnf, I rappresentanti del PD hanno convenuto sulla inopportunità di alcune prese di posizione riguardanti l’Avvocatura da parte del Ministro della Giustizia.  La classe forense, comunque non fa sconti al ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri e ieri hanno disertato l’incontro con il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri . “In questi giorni – ha detto il presidente del Cnf, Guido Alpa - abbiano dovuto rilevare ripetute espressioni pubbliche del Ministro della Giustizia non adeguate al suo ruolo istituzionale e gravemente lesive della dignità e dell’alta funzione che la Costituzione italiana assegna all’Avvocatura. Per questo l’Avvocatura, in tutte le rappresentanze istituzionali e politiche, ha deciso di non partecipare all’incontro previsto per ieri in via Arenula”. La decisione è maturata nella mattinata di ieri  a seguito di una riunione nella sede del Cnf alle quale hanno partecipato i presidenti degli Ordini distrettuali forensi, la Cassa forense e l’Oua. “Con vivissima delusione abbiamo dovuto constatare come le assicurazioni dal Ministro fornite circa la collaborazione e il coinvolgimento dell’Avvocatura nei progetti di riforma della giustizia siano state completamente disattese – ha aggiunto Alpa - anzi, l’Avvocatura è stata additata falsamente dal Ministro della Giustizia come ostacolo alla modernizzazione del Paese”. Il presidente Alpa ha quindi sottolineato che l’Avvocatura si è fatta carico di proporre in Parlamento, “che è ancora sovrano in una democrazia parlamentare come la nostra”, compiuti progetti di riforma della giustizia riguardanti:
-la disponibilità degli avvocati a concorrere in misura rilevante allo smaltimento dell’arretrato civile non solo in sede di appello ma anche in ogni altro grado della giurisdizione;
-la risoluzione delle controversie con forme diverse dal processo al fine di permettere a tutti l’accesso alla giustizia, oggi ostacolato anche dall’aumento esponenziale dei contributi unificati e dall’introduzione di istituti come la mediazione obbligatoria – anziché facoltativa -che hanno chiaramente fallito la loro missione traducendosi piuttosto in un inutile aggravio di costi per il cittadino;
-le camere arbitrali e di conciliazione istituite presso gli Ordini forensi;
-un progetto di riordino della geografia giudiziaria che realizzi un effettivo e dimostrabile risparmio di spesa ed un reale recupero di efficienza;
-un contributo dell’Avvocatura competente anche in materia di giustizia penale.
Tutte queste proposte sono state articolate in un dettagliato documento che è stato consegnato oggi in commissione giustizia alla Camera, dove il presidente Alpa è stato audito in merito al decreto legge “del fare”. Torna sull’argomento il presidente degli avvocati napoletani, Francesco Caia: L'avvocato - sottolinea Caia - dovrebbe essere considerato il tutore dei diritti dei cittadini non come uno che si debba 'levare dai piedi', che è espressione che appartiene a uno Stato illiberale e non a uno Stato di diritto". Intanto si accendono i motori in vista dello sciopero proclamato dall’Oua contro il “Decreto del fare”, ribattezzato dall’organismo politico dell’avvocatura del “fare male”  fissato  dall’8 al 16 luglio. Otto giorni nei quali gli avvocati si asterranno da tutte le udienze penali e civili. Una protesta che di fatto bloccherà l’attività giudiziaria italiana. “L’Oua di fatto non è contro la media conciliazione – dice il presidente dell’Oua, Nicola Marino - che con il nuovo decreto il Governo l’ha di fatto introdotta con maggiore forza nel sistema dei conflitti giudiziari, ma piuttosto siamo contrari alla sua obbligatorietà. Ogni cittadino ha diritto di difendersi se lo ritiene opportuno nelle sedi opportune”. Gli avvocati infatti chiedono al ministro di modificare il decreto attraverso l’adozione di alcuni emendamenti che prevedano l’introdurre camere arbitrali da istituire all’intero degli ordini degli avvocati al posto della media conciliazione.

Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 4.7.2013)