venerdì 24 maggio 2013

Mediaconciliazione, De Tilla scrive a Vietti

Illustre On. Avv. Michele Vietti,
ricordiamo sempre le Sue grandi battaglie, come Sottosegretario di Stato, per la crescita delle professioni nel segno di una concezione identitaria e non mercantile.
Ricordiamo, altresì, quante volte Ella – come parlamentare – è stato vicino all’Avvocatura per ribadirne l’autonomia e tutelarne la dignità.
Prendiamo, inoltre, atto del Suo autorevole perdurante impegno, come Vice Presidente del CSM, per assicurare l’indipendenza della magistratura, garanzia di terzietà e di prestigio del potere giudiziario.
In tutti i Suoi alti ruoli ha svolto e svolge un lavoro prezioso per il Paese e per la Giustizia.
Non comprendiamo, quindi, la Sua ostinazione a portare avanti un’iniziativa improvvida, qual è la obbligatorietà della mediaconciliazione, che è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale e che non potrà essere riproposta per le innumerevoli ragioni di illegittimità che sono state illustrate nelle ordinanze di rimessione alla Consulta riportate per esteso nella sentenza di incostituzionalità.
È sufficiente leggere nella parte narrativa la motivazione della decisione della Corte Costituzionale per prendere consapevolezza che la normativa sulla obbligatorietà della mediaconciliazione – oltre che per il vizio macroscopico di eccesso di delega – sarebbe stata inficiata da altre ben più gravi ragioni: la grave limitazione all’accesso alla giustizia, la non gratuità della procedura, gli effetti negativi nel successivo giudizio, che comporta la introduzione di un vero e proprio quarto grado di giudizio, la lunga durata del tentativo, l’eccessiva estensione delle materie, la inidoneità dei mediatori e, infine, l’evidente intento di lucro che ha fatto in modo che si costituissero più di mille Camere di conciliazione private, autorizzate in massima parte con il silenzio-assenso.
Illustre On. Vietti,
ci permettiamo di invitarLa a prendere atto di ciò e a riflettere bene sul perché in tutti i Paesi europei non esiste la obbligatorietà della media conciliazione e, dappertutto, si va piuttosto ad incentivare la conciliazione endoprocessuale.
Sarebbe poco dignitoso aprire un nuovo fronte con una rinnovata contrapposizione tra i cittadini e gli avvocati, da una parte, e i poteri economici forti, dall’altra, che puntano alla mediaconciliazione obbligatoria.
La celerità della giustizia può garantirsi con diversi strumenti: il processo telematico, la spesa razionale delle risorse destinate alla giustizia, l’incremento dei giudici togati, la loro produttività, la introduzione di prassi virtuose con il metodo Barbuto, lo smaltimento dell’arretrato affidato a giudici laici.
Siamo sicuri che Ella saprà ben comprendere il significato di questa nostra lettera aperta rivolta a Lei per il ruolo che riveste come Vice Presidente del C.S.M.
Nel segno della più sincera stima.

Maurizio de Tilla Presidente A.N.A.I.

(Da associazionenazionaleavvocatiitaliani.it del 23.5.2013)