sabato 18 maggio 2013

L’Avvocatura lavora per un Fisco equo

Accertamenti corretti e “giusti” processi tributari

Processi tributari imparziali, accertamenti fiscali corretti e imposte “giuste” e proporzionate.
Un rinnovato e civile rapporto tra cittadini e fisco deve passare da queste tre direttive, articolate dal Consiglio nazionale forense in proposte concrete di miglioramento della legislazione e delle attività amministrative: professionalizzazione dei giudici tributari; modifiche alle regole processuali; codificazione dell’abuso del diritto e delega fiscale; imposte “democratiche” secondo il concetto einaudiano, cioè corrispondenti e proporzionate al reddito effettivo; lotta all’evasione come attività fisiologica dell’amministrazione.
La ricetta è stata indicata oggi (il 9 maggio scorso, NdAGANews) dal consigliere coordinatore della commissione per le problematiche tributarie del CNF, Antonio Damascelli (nella foto), intervenuto alla Giornata celebrativa della giustizia tributaria che si è celebrata in Corte di Cassazione. “La recente codificazione del ruolo di autonomia ed indipendenza dell’avvocato e della sua funzione di garanzia del cittadino per l’effettiva tutela dei suoi diritti contenuti nell’articolo 2 del nuovo ordinamento forense (legge 247/12)” rafforza “l’impegno nella consapevolezza di essere parte, sia pur non unica, del procedimento di determinazione della capacità contributiva e parte essenziale per la realizzazione del giusto processo”, ha detto Damascelli.
L’Avvocatura sollecita la separatezza della giurisdizione tributaria rispetto al ministero dell’economia per garantirne la piena terzietà e imparzialità, giudici professionali e non part-time; propone la codificazione dell’abuso del diritto per consentire al cittadino una giusta difesa; propone alcune modifiche processuali . “Indicazioni, quelle dell’avvocatura, che hanno avuto un riflesso recente nella relazione dei dieci saggi officiati dal sig. Presidente della Repubblica”.
Gli Avvocati non accettano l’obiettivo dell’Agenzia delle Entrate verso la de-giurisdionalizzazione del rapporto tra fisco e cittadini: “il processo non deve essere svalutato”, specifica Damascelli. Piuttosto occorre analizzare le cause del ricorso diffuso alla giustizia tributaria, tra le quali: metodi accertativi insufficienti a rinvenire la reale capacità contributiva (dell’accertamento sintetico, dalla minimum tax fino agli studi di settore lo spesometro etc.); pratiche incisive e pervasive della riscossione coattiva. “L’obiettivo di giustizia non è proprio della sola giurisdizione ma deve pervadere anche l’attività dell’amministrazione”. In questa luce va letta la collaborazione tra CNF e Agenzia delle Entrate per la mediazione tributaria.
Compliance, best practices, moral suasion, lotta all’evasione dovrebbero essere tutti elementi “fisiologici” dell’efficienza del sistema, “spiegati più in termini positivi che di contrasto”.

Claudia Morelli - Responsabile Comunicazione e rapporti con i Media CNF