venerdì 8 aprile 2011

Tariffa forense: Cassazione e Cons. Stato limitano la portata del “Bersani”

Il giudice non deve scendere sotto i minimi tariffari

Cassazione e Consiglio di Stato danno una picconata all'impianto legislativo introdotto dal decreto Bersani. Con due provvedimenti depositati a pochi giorni di distanza (ordinanza della Cassazione 7293 e sentenza del Consiglio di Stato 2103) i giudici di Piazza Cavour e quelli di Palazzo Spada hanno stabilito che nel liquidare le spese di giudizio il magistrato non deve scendere sotto i minimi tariffari. In poche parole il decreto Bersani opera solo fra cliente ed avvocato ma mai con il giudice.
Due motivazioni quasi sovrapponibili quelle rese da due organi giurisdizionali diversi. In entrambe si legge infatti che "in materia di liquidazione delle spese di causa in favore del soccombente, il giudice dell'impugnazione, in presenza di contestazione dei criteri di liquidazione di onorari e di diritti - nel caso di specie censurati sotto il profilo della violazione dei minimi tariffari - è tenuto a rideterminare, in presenza di una nota specifica prodotta dalla parte vittoriosa, l'ammontare del compenso dovuto al professionista, specificando il sistema di liquidazione adottato e la tariffa professionale applicabile alla controversia". In tal modo consentendo "l'accertamento della conformità della liquidazione a quanto risulta dagli atti e dalle tariffe, anche in relazione all'inderogabilità dei minimi e dei massimi tariffari". La liberalizzazione delle tariffe, statuita dall'articolo 2, comma 1 lett. a), Dl 233/2006, riguarda il solo rapporto contrattuale interno intercorrente tra il difensore e la parte, e non già la liquidazione delle spese in sede giudiziale, in quanto secondo la previsione testuale del comma 2 del citato art. 2 il giudice è tenuto a provvedere alla liquidazione delle spese di giudizio e dei compensi professionali, in caso di liquidazione giudiziale e di gratuito patrocinio, sulla base della tariffa professionale".
Ma a questo punto c'è da chiedersi, cosa sta cambiando? Quanto reggeranno ancora le norme approvate dalla riforma del 2006 che tanto hanno preoccupato gli avvocati? Di certo c'è che una bordata così forte dai due principali palazzi di giustizia romani resta comunque un campanello di allarme.

Debora Alberici (da cassazione.net)