sabato 2 aprile 2011

Riceve la casa in regalo, ma “sfratta” il padre in rotta con la madre: non è ingratitudine

La donazione resta: lecita la diffida a trasferirsi
per l'intollerabilità della convivenza fra i coniugi

«Caro papà, grazie per la casa: ma ora te ne devi andare via per sempre».
Questo, in sintesi, il messaggio contenuto nella lettera inviata dalla figlia al padre, il quale a suo tempo divise con la madre la spesa per comprare la villa da destinare ad abitazione familiare. Solo che nel frattempo la convivenza fra i coniugi è diventata intollerabile e pende tra i due una causa di separazione: al padre viene intimato di trasferirsi altrove ed egli vorrebbe allora "rimangiarsi" la donazione fatta in precedenza alla figlia. Ma non può: perché la condotta della donataria non configura l'ingratitudine che fa scattare la revoca ex articolo 801 Cc. Lo precisa una sentenza del 31 marzo 2011 depositata dalla seconda sezione civile della Cassazione.
Matrimonio e patrimonio
La revoca della donazione scatta soltanto di fronte a una grave ingiuria del donatario nei confronti del donante. Il rimando alle norme contenute negli articoli 549 e 595 Cp, tuttavia, è valido unicamente al bene giuridico leso: le analogie finiscono qui. Il bene oggetto dell'atto di liberalità, infatti, torna al precedente proprietario laddove il donatario assume una condotta che lede in modo significativo il patrimonio morale del donante e che sia indice di un vero e proprio sentimento di avversione nei confronti dell'autore della liberalità, tale da suscitare riprovazione nella coscienza collettiva.
Non rientra tuttavia in questa ipotesi il comportamento della figlia che "sfratta" il padre. La scelta della donataria, riflettono i giudici, non è dettata da mancanza di rispetto nei confronti del donante né mette in discussione le qualità morali di quest'ultimo: si tratta invece di una decisione sofferta, che prende atto dell'insanabile frattura determinatasi nel matrimonio dei genitori (con la moglie che chiede l'addebito a carico del marito).
Insomma: nonostante sia una villa, la casa familiare è diventata troppo stretta per entrambi i donanti. E il padre dovrà andarsene.

Dario Ferrara (cassazione.net)