venerdì 1 aprile 2011

Mediazione obbligatoria, privatizzazione della Giustizia a vantaggio di pochi


I mezzi di grande comunicazione continuano a diffondere il messaggio secondo cui il legislatore ha introdotto con il D. Lgvo 28/2010 uno strumento di conciliazione delle controversie idoneo a rendere più agevole ai cittadini la risoluzione delle controversie, mediante l’ausilio di professionisti “qualificati” esperti nel proporre soluzioni differenti dal ricorso alla Giustizia ordinaria.
In realtà, Il D. Lgvo 28/2010 e il suo regolamento attuativo, emanato con il D.M. Giustizia del 18.10.2010, esprimono una ratio agevole da individuare: sottrarre all’Amministrazione della Giustizia dello Stato Italiano l’esame della tutela dei diritti di una parte maggioritaria della cittadinanza per l’inclusione nella legge delle controversie più comuni, come quelle sulla responsabilità civile auto, sul condominio, sulle successioni e divisioni ereditarie, sui diritti reali (cioè tutte le cause riguardanti gli immobili) e per qualsiasi controversia che abbia come parte una banca, un’assicurazione oppure un ospedale o un professionista per responsabilità medica.
La grancassa mediatica (culminata nelle ripetute sortite del giornalista Bruno Vespa!?) espone una situazione oggettivamente opposta alla realtà delle norme, sotto diversi profili.  Innanzitutto i costi: se, per accedere all’organismo di mediazione i cittadini dovranno sborsare una somma pari ad € 40,00, per ottenere la proposta di mediazione (formulata dai mediatori professionisti), i costi (cd. spese di mediazione) sono notevolmente superiori a quelli previsti per il contributo unificato dovuto per l’introduzione del processo ordinario (in questo caso a carico della sola parte attrice). Si ricorda che per entrambi i sistemi il costo è progressivo ed in relazione al valore della controversia.
Nella  mediazione si versa circa il doppio di rispetto ai procedimenti innanzi ai Giudici dello Stato, mentre per le controversie di valore superiore ai 250.000 euro i costi si moltiplicano sino a giungere addirittura a circa nove volte di più per le cause di valore superiore ai 5.000.000 di euro. E il tutto a carico di ciascuna delle parti del procedimento (all. A al D.M. 180/2010).
Di seguito la professionalità dei mediatori: per divenire mediatori è necessario aver svolto un corso con un monte ore oggettivamente scarsissimo, mentre è sufficiente un titolo di studio come la laurea triennale in qualsiasi materia e addirittura l’appartenenza ad un qualsiasi albo.
In questo modo (con il Regolamento D.M. 180/2010 art. 4, comma 3°) il Ministero della Giustizia ha contravvenuto sia alla legge delega del 2009, che allo stesso D. Lvo 28/2010 (senza considerare la direttiva Europea in materia) cha sanciscono la necessità di una professionalità specifica in materia. Rilevati gli “opportunismi”  informativi, è evidente che, anche solo per i motivi suddetti, questa mediazione obbligatoria si rivelerà un grave vulnus per i diritti del cittadino il quale, costretto ad adire l’organismo per ragione della condizione di procedibilità imposta dalla legge, sarà poi, nella maggior parte dei casi, necessitato ad adire anche la tanto vituperata Giustizia Ordinaria per vedere tutelati i propri diritti.
È evidente che un sistema così congegnato può porre il legittimo dubbio che la normativa favorisca oggettivamente soggetti privati che ne trarranno un vantaggio di natura prettamente economica consistente nella formazione dei mediatori e nell’attività di mediazione, senza assicurare un risultato positivo al cittadino.
Inoltre, lo spostamento (obbligatoriamente disposto) della tutela dei diritti dei singoli dall’amministrazione dello Stato all’uopo costituzionalmente ordinata a soggetti privati costituiti in forma di società di capitali pone seri dubbi sull’imparzialità e terzietà dei “professionisti mediatori” che si troveranno di fronte i cittadini da un parte ed i forti poteri economici dall’altra.
In un prossimo futuro probabilmente ci si dovrà porre questa domanda: dove erano le associazioni dei consumatori quando la parte più avveduta dell’Avvocatura svolgeva una battaglia sostanzialmente solitaria contro la privatizzazione della Giustizia?

Fabrizio Bruni, Presidente Associazioni Avvocati Romani (Da Mondoprofessionisti dell’1.4.2011)