venerdì 26 ottobre 2012

I CITTADINI LIBERI DALLA MEDIAZIONE

Esulta il mondo forense per la sentenza della Corte
e chiede di essere sentito.
Ingoiano il rospo le associazioni favorevoli all'obbligatorietà

La Corte costituzionale ha dichiarato la illegittimità, per eccesso di delega legislativa, delle norme che hanno introdotto la conciliazione nelle controversie civili e commerciali, nella parte in cui si prevede il carattere obbligatorio della mediazione. Dunque una vittoria degli organismi forensi che fin dall’inizio hanno combattuto contro l’obbligatorietà dell’istituto. E che adesso chiedono, dopo tanti no, di essere ascoltati dal Guardasigilli.
Che cosa deve fare ora il Governo? La sentenza sarà depositata tra 20 giorni per la pubblicazione in G.U. e il Parlamento unitamente al Governo dovranno dettare nuove regole. Tra l'altro, il fatto di diventare facoltativo toglie vigore a un istituto che era stato introdotto per rendere più rapida ed efficiente la giustizia su alcune cause di grande interesse per migliaia di cittadini. E per il quale si erano sviluppate nuove figure professionali le cui associazioni si arrampicano sugli specchi per difendere i loro associati.
Per il presidente dell’organismo di rappresentanza politica degli avvocati, Maurizio de Tilla, in prima linea in questa battaglia, «ieri è una bella giornata, all’indomani di una grande manifestazione che ha visto sfilare molte migliaia di avvocati per le vie di Roma, che chiedevano a gran voce di modificare un sistema fallimentare nei risultati (oltretutto con uno scarso gradimento tra i cittadini) e incostituzionale. I fatti, ora, ci danno ragione su tutta la linea. L’obbligatorietà e i costi alti – continua il presidente Oua – costituivano un meccanismo perverso che, oltre che limitare l’accesso alla giustizia, avviava un processo di privatizzazione di un diritto sancito dalla nostra Costituzione. La media-conciliazione obbligatoria è figlia di diverse forzature nel suo iter di approvazione e dell’assoluta indifferenza ai richiami delle Commissioni Parlamentari che chiedevano decise e forti correzioni. 
Il Cnf, da parte sua,  esprime soddisfazione per la decisione della Corte Costituzionale. "Va dato ampio riconoscimento ai colleghi che per primi hanno individuato la strada del ricorso in sede giudiziaria", osserva Il Consiglio Nazionale Forense in una nota. "Da parte sua, - ragguaglia ancora la nota - il Cnf ha sostenuto le motivazioni del ricorso con una memoria di Massimo Luciani, depositata alla Corte. Il Cnf ha sin dal principio sottolineato che la previsione del passaggio obbligatorio dalla mediazione come condizione, per di più onerosa, per adire il giudice non solo rendeva oltremodo difficoltoso l'accesso alla giustizia da parte dei cittadini; ma era una previsione anomala con riguardo alla natura propria di un istituto che risulta tanto più efficace quanto basato sulla reale volontà delle parti".
Il Cnf rileva che "l'efficienza della giustizia è un obiettivo che è condiviso dall'Avvocatura ma occorre che le soluzioni giuridiche in concreto individuate rispettino i diritti dei cittadini e i principi dell'ordinamento".
L’Unione Nazionale delle Camere Civili, che ha lo scorso anno proposto ricorso al Tar Lazio (in parallelo con altro analogo ricorso proposto dall’Oua), contestando l’illegittimità costituzionale della normativa sulla mediazione obbligatoria, non può non esprimere la propria piena soddisfazione per la sentenza emessa dalla Corte Costituzionale, che ha accolto i rilievi sollevati. Si tratta di un’importante vittoria non tanto per l’Uncc e neppure per l’Avvocatura, quanto per i cittadini, i quali erano costretti dall’iniqua legge della mediazione obbligatoria ad esperire, anche contro la loro volontà, tale procedura, sostenendo costi spesso anche non indifferenti e rallentando ulteriormente la possibilità di tutelare i loro diritti avanti all’autorità giudiziaria. L’Unione Nazionale delle Camere Civili è quindi fiduciosa che, dopo questa importante sentenza della Corte Costituzionale, il Governo rinunci a rendere sempre più difficoltoso l’accesso alla Giustizia, frapponendo ostacoli, allungandone ulteriormente i tempi e aumentandone costantemente e gravemente i costi. È un grave vulnus per uno Stato libero e democratico, che soprattutto le fasce socialmente ed economicamente più deboli siano scoraggiate dal tutelare i propri diritti e si vedano quindi costrette, per l’irragionevole durata dei processi e lo spropositato aumento dei costi, a rinunciare alla tutela dei propri diritti e a subire i soprusi di soggetti economicamente più forti. Si auspica quindi che l’attuale Ministro della Giustizia, con il quale è stato avviato un dialogo che si spera proficuo e il Parlamento, vogliano prendere atto della palese iniquità e illegittimità di tutti quei provvedimenti normativi che, sotto il pretesto della “deflazione del contenzioso”, tendono in realtà a precludere l’accesso alla giustizia dei cittadini. L’Unione Nazionale delle Camere Civili e l’Avvocatura tutta, la cui funzione è storicamente la tutela di tali diritti, continueranno ad opporsi, con assoluta fermezza, a qualsiasi provvedimento legislativo che leda o restringa il diritto di difesa.
Per il segretario generale dell’Anf Ester Perifano, “è stato punito l’approccio aziendalistico del Ministero della Giustizia, ma soprattutto di un Ufficio Legislativo che non ha mai né voluto considerare le giuste riflessioni che l’Avvocatura e tanti operatori del diritto sollevavano, e né apportare le necessarie modifiche. Oggi - conclude Perifano - prevale lo stato di diritto: confidiamo che la Corte costituzionale avrà lo stesso approccio quando esaminerà molti dei provvedimenti degli ultimi mesi che con la nostra Costituzione hanno ben poco a che fare”.
“Abbiamo avuto la conferma che viviamo ancora in uno Stato democratico: la Consulta ha sanzionato l’istituto della media-conciliazione obbligatoria per palese vizio di incostituzionalità” sottolinea Dario Greco, presidente dell’Aiga, l’Associazione italiana dei giovani avvocati. “Lo strumento processuale è, infatti, sbagliato – aggiunge -perché non ha portato alcun beneficio al cittadino, né ha reso più efficiente la macchina giudiziaria. Martedì insieme a migliaia di avvocati, abbiamo manifestato a Roma, con il tricolore sul braccio con su scritti gli artt. 3 e 24 della Costituzione e oggi la Consulta ci ha dato ragione”. 
Anche sul fronte opposto si canta vittoria. Anche se le dichiarazioni sfiorano il grottesco.  
“La pronuncia della Consulta relativa alla mediazione mi rincuora e mi stimola, per diversi motivi”, afferma Lorenza Morello, Presidente nazionale di Avvocati per la Mediazione. “In primis su tutti i punti sottoposti all'attenzione del Giudice delle leggi è stato bocciato il solo profilo legato all'obbligatorietà, senza toccare gli altri aspetti che reggono l'istituto. In secundis, essendo la vera natura della mediazione la volontarietà, ed essendo venuta meno l'obbligatorietà oggi si apre un ciclo nuovo -  afferma la Morello - uno stimolo per dimostrare a tutti quanto la mediazione sia lo strumento per lo snellimento della giustizia, che è un punto cardine della nostra economia e della nostra società. Fondamentale resta altresì il ruolo delle istituzioni, e mi rivolgo prima di tutto al Ministro Severino, per far sì che l'istituto venga conosciuto da tutti, in quanto la vera e sola pecca è che non si è ancora fatta una campagna di divulgazione seria di una forma stragiudiziale che sta dando, e darà sempre più, ottimi risultati - conclude. Difende il suo orticello anche l’Anpar con una interpretazione singolare della sentenza della suprema corte.  “La sentenza della Corte – sostiene presidente Anpar, Giovanni Pecoraro -  non è una sentenza sulla mediazione obbligatoria, ma una decisione che critica il comportamento del Governo in rapporto a quanto deliberato dal Parlamento con la legge delega (articolo 60 della legge 69/2009) in attuazione della nota direttiva europea n. 52/2008. Pertanto solo a lettura ultimata dei motivi della sentenza conformi alla direttiva dell'U.E. citata, migliori e più soddisfacenti per i mediatori, gli organismi di mediazione e di formazione. Il fatto più importante da tener presente è che in definitiva è lasciata inviolata la libertà del cittadino ad usufruire della mediazione perché economicamente conveniente e per la brevità del procedimento. Come ho sempre detto e ripetuto sono i cittadini e i mediatori i protagonisti della mediazione sia essa obbligatoria che facoltativa. Questa è una sentenza che dà dignità ai bravi mediatori". Chi si contenta gode.

(Da Mondoprofessionisti del 25.10.2012)