martedì 1 maggio 2012

Vento europeo contro i soci di puro capitale


L'ultima delibera in ordine di tempo contro le società di capitali nella professione forense sarà quella del Conseil National des Barreaux francese

Tutti gli avvocati europei e i loro organismi di rappresentanza sono molto preoccupati della tendenza di alcuni governi dei paesi della Ue (compreso quello italiano) di ammettere soci di puro capitale nelle strutture che dovrebbero svolgere attività di assistenza e consulenza legale. 
Tendenza che parrebbe imposta da quella che i legali europei, come ha spiegato la presidente del Ccbe Marcella Prunbauer- Glaser nell’intervista pubblicata nella scorsa Newsletter, hanno oramai definito la Troika, cioè Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Commissione europea.   I tre organismi sembrano dettare l’agenda delle riforme usando a pretesto la grave crisi economica per  realizzare un disegno iper-liberista, che finisce con l’assimilare l’attività professionale legale alla stregua di un servizio puramente economico. 
L’Assemblea generale del Conseil National des Barreaux si appresta, prossimamente, ad assumere una dura delibera contro i soci di puro capitale nelle società tra avvocati, citando la decisione della Solicitors’ regulation authority inglese, che il 28 marzo scorso ha autorizzato l’apertura delle prime tre Alternative Business Structures (Abs);e citando anche la legge di stabilità italiana, che ha ammesso le società di capitali aperte al capitale non professionale. 
Le ragioni delle perplessità sono legate al rischio che queste strutture attentino ai principi fondamentali della professione forense, riconosciuti come determinanti per la tutela dei diritti dei cittadini in tutte le democrazie occidentali. E infatti così si legge nella bozza di delibera: “Il Conseil considera che l’apertura delle Abs ad azionisti non avvocati compromette il rispetto di regole deontologiche proprie della professione forense (l’indipendenza, il rispetto del segreto professionale, l’obbligo a evitare conflitti di interesse) e può attentare agli interessi dei clienti nella misura in cui gli azionisti non avvocati possono essere autorizzati ad esercitare un controllo sull’attività professionale legale”. 
Il Conseil ritiene inoltre che, non potendo essere le Abs considerate come studi legali, non beneficiano delle libertà di stabilimento e di circolazione che le direttive comunitarie riconoscono specificatamente agli avvocati; e conclude dichiarando la propria opposizione all’apertura del mercato dei servizi legali ai professionisti non avvocati, che non hanno una formazione specifica e non garantiscono qualità alla difesa degli interessi dei cittadini. 
Come dicevamo, tutta l’avvocatura europea è in subbuglio. Nella ultima riunione della commissione concorrenza del Ccbe (la rappresentanza europea dei Consigli dell’Ordine), che si è tenuta giovedì 19 aprile, molte delegazioni, sopratutto la greca e la irlandese, hanno espresso gravi preoccupazioni sul rischio che la crisi porti i governi a diminuire lo status di indipendenza degli avvocati e delle loro organizzazioni rappresentative. E non sembra che la Commissione europea, pur dichiarando anche tramite la commissaria Viviane Reding di avere a cuore il problema, si sia attivata presso i governi nazionali per evitare che ciò accada.

Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 30.4.2012)