giovedì 17 maggio 2012

Diritti dei conviventi, manca la legge


Ma ecco cosa possono fare le coppie di fatto, anche quelle gay

Siamo nel 2012 e una coppia non sposata per lo Stato italiano non rappresenta alcunché.
Anche se i due convivono da anni, progettano il proprio futuro come coniugi e hanno figli, da un punto di vista legale sono considerati come estranei. Ne sanno qualcosa le ex conviventi di militari uccisi che non essendo vedove non hanno potuto presenziare al picchetto d’onore, oppure i partner di malati che in ospedale vengono cacciati via “perché non sono parenti”.
I dati Istat del 2005 indicano in almeno 500mila le coppie che convivono mentre i figli nati fuori dal matrimonio sono il 15%. Nonostante il fenomeno sia in continua crescita, è ancora ignorato e oggi in Commissione Giustizia giace una decina di proposte di legge per le unioni civili, ma una sintesi che preluda al via dell’iter parlamentare è ancora lontano. Tanto lontano che persino la ministra del Welfare , Elsa Fornero ha dovuto ricordare che "oggi le famiglie si fanno e si disfano e quelle tradizionali neppure si formano. Le coppie di fatto chiedono di essere considerate famiglie. Ci sono coabitazioni di persone dello stesso sesso che chiedono di essere riconosciute come famiglie. Lo so e non lo posso dimenticare: io sono ministro anche delle Pari opportunità".
In attesa della legge che verrà, le coppie che non vogliono (o alle quali non è permesso come nel caso degli omosessuali) sposarsi possono però fare qualcosa per tutelare i propri diritti. Per spiegare come comportarsi con le amministrazioni competenti è nato “Certi diritti che le coppie non sanno di avere”, edito da Stampa alternativa. L’avvocato Bruno de Filippis, esperto in diritto di famiglia, ne è l’autore insieme a Gian Mario Felicetti, Gabriella Friso e Filomena Gallo, e ci spiega come “vivere consapevolmente in coppia o in attesa di giuste nozze”, sottotitolo nel libro che, in poco più di 100 pagine, espone efficacemente come applicare leggi che già esistono.
Avvocato de Filippis, lei è coautore di un "un manuale di sopravvivenza per coppie che convivono”. Quali sono gli strumenti legali per realizzare i diritti di una coppia di fatto?
“Io non condivido la definizione, pur comunemente accettata, di coppie di fatto perché ha qualcosa di diminutivo rispetto alla coppia di diritto. Le coppie non matrimoniali sono tali perché il legislatore è venuto meno a un suo obbligo. Intorno alla fine degli anni ’80 la convivenza è stata dichiarata lecita, prima era punibile come concubinato. Se è lecita va regolata come ha fatto tutto il resto dell’Europa che ha un ordinamento simile al nostro. Il legislatore ha mancato e lo spread del diritto fra il nostro e gli altri paesi continua ad allargarsi.”
Però fra le pieghe dell’attuale ordinamento si possono sfruttare alcune leggi a proprio vantaggio.
“Sì, ad esempio in che modo tutelarsi per restare insieme nel caso in cui uno dei due finisca in ospedale o in carcere, ottenere risarcimenti o congedi, stipulare assicurazioni e convenzioni, garantire che i figli non subiscano danni o discriminazioni. Cosa fare della casa comune allo scioglimento della coppia o come conservarla dopo il decesso del possessore, come chiedere l'affidamento condiviso dei figli dopo una separazione. Ma si affrontano pure i problemi legati alla convivenza con una persona straniera e il tema degli accordi in caso di fine rapporto, cosa proibita alle coppie sposate (è l’unico vantaggio in effetti). E ci sono anche consigli e suggerimenti per le coppie omosessuali.”
E quando si mettono al mondo dei bambini?
“Il problema è che la coppia matrimoniale ha figli legittimi, con diritti ben precisi, la coppia non sposata ha figli naturali cha ne hanno meno soprattutto in sede ereditaria, ad esempio non ereditano tra fratelli.”
Quindi i “fratelli naturali” sono diversi dai “fratelli legittimi”?
“Sì, ma i figli naturali possono essere resi uguali ai legittimi tramite una procedura che i genitori fanno in tribunale e si chiama di legittimazione. In passato si poteva fare solo se i genitori erano impossibilitati a sposarsi tra di loro perché, per esempio, uno era morto o era coniugato con altra persona. Oggi molti tribunali ammettono la legittimazione anche se la coppia non vuole sposarsi. Si tratta di una nuova giurisprudenza che consente di mutare lo status dei figli nonostante il conservatorismo del legislatore.”
Spieghi come funziona la “convenzione di libera convivenza”.
“Noi abbiamo un sistema anagrafico che consente di iscriversi come conviventi aventi dei vincoli affettivi quando si fa un cambio di residenza e si dichiara la residenza comune. Questa dichiarazione può essere utilizzata magari in ospedale se i medici ci impediscono di assistere il nostro partner affermando che non siamo parenti.”
Deve comunque esserci una convivenza ufficiale, se uno dei due ha la residenza altrove non si può fare?
“No, in questo caso non si può fare la dichiarazione anagrafica di convivenza. È per questo che ci vuole una legge.”
E non che siano mancati tentativi: dai Pacs ai Dico tutte le proposte di legge si sono presto arenate.
“I Dico sono stati l’ultimo tentativo ma partivano dal presupposto sbagliato volendo stabilire cosa è una coppia convivente evitando però che le coppie si dichiarassero tali per non costituire un’alternativa dichiarata al matrimonio. Dalla bozza non si capiva neanche cosa fosse la coppia convivente visto che rientrava nel caso pure quello di due sorelle coabitanti. Il problema è che le unioni di fatto comprendono quelle eterosessuali e omosessuali. Se si fosse trattato di normare solo le prime forse ci si sarebbe riusciti, e non è detto. Il fatto che ci si debba occupare pure delle coppie gay rende tutto più difficile”.
Per quanto il 53,4% degli italiani sia favorevole addirittura ai matrimoni tra coppie omosessuali, al legislatore italiano l’argomento delle unioni gay risulta anche più ostico. Ma unire le due battaglie delle coppie di fatto e dei matrimoni gay non rischia di essere un danno rallentando il tutto? Alcune proposte di legge vanno in questo senso, vedi quella dell’onorevole Concia del Pd.
“Forse 20 anni fa questa era una riflessione che si poteva fare, ma oggi le convivenze gay non sono più un tabù. A livello internazionale i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono sempre più accettati e forse lo saranno pure in Francia e negli Usa, dopo le dichiarazioni del neo presidente Hollande e del presidente Obama che si è convinto a parlare dopo avere saputo che un sondaggio dava il 57% degli americani favorevole.”
Ma il problema non è la società civile, che è pronta da quel dì. Si tratta di scalfire i pregiudizi di chi siede in Parlamento, soprattutto in quello italiano.
“Coma avvocato le posso dire che questa mancanza di modernità della classe politica riguarda tutto il diritto di famiglia. Basti pensare che non siamo ancora riusciti ad equiparare i figli naturali a quelli nati dentro il matrimonio.”
È di oggi la notizia che parla di un accordo bipartisan per portare finalmente a termine la legge.
“Ma ancora non si è fatto, ancora non si riesce a dire che i figli sono tutti uguali. L’Europa ha detto, per esempio, che la famiglia è tale anche con due genitori omosessuali invitando gli stati ad omologarsi. Ma il nostro ordinamento è talmente carente in proposito che la magistratura si è spesso trovata a sopperire al vuoto normativo e ci sono state sentenze della Corte di Cassazione che hanno stabilito come anche la coppia gay abbia diritto alla vita familiare, che la convivenza è una vera e propria famiglia portatrice di valori di stretta solidarietà. Il tribunale di Reggio Emilia ha stabilito che non si può discriminare nell’uso del termine ‘coniuge’ nel caso di matrimonio tra persone dello stesso sesso contratto all’estero. Insomma la giurisprudenza italiana a tutti i suoi livelli, di merito e di legittimità, sta dicendo a chiarissime lettere che vanno riconosciuti i diritti a tutte le coppie, comprese quelle dello stesso sesso. Il problema è solo della classe politica.”

(Da tiscali.it del 17.5.2012)