venerdì 25 ottobre 2013

AIGA: non vogliamo esser messi all’angolo

Circa 100mila avvocati rischiano l’espulsione dalla Cassa
per le difficoltà ad affermarsi nella professione



Contro chi crede che per risolvere il problema del grande numero di avvocati sia sufficiente far leva su queste norme che penalizzano i professionisti più “deboli”, l’associazione nazionale giovani avvocati - riunita a Palermo per il XXII congresso nazionale che si chiuderà domenica – promette le barricate. Nel mirino del presidente uscente Dario Greco definisce “pessima” riforma dell’ordinamento che mette all’angolo le giovani generazioni di oggi e di domani. “Una legge dove la parola giovani è contenuta una sola volta per una petizione di principio – si rammarica Greco – mentre anziano, anziani e anzianità si ripetono per bene 18 volte”. Il pericolo di un mancato futuro previdenziale per i giovani che si affacciano oggi alla professione forense, nasce da quanto previsto dall’articolo 21 della riforma forense che individua nell’esercizio continuo della professione e nella contestuale iscrizione cassa-albo le soluzioni per continuare a far parte della categoria. Secondo Greco le conseguenze delle parole si traducono poi nei fatti, con l’intenzione, neppure tanto occulta, di far pagare ai giovani le colpe dei padri. Il leader dell’Aiga trova dei responsabili per l’aumento esponenziale del numero di avvocati iniziato negli anni 90. “I colpevoli sono tutti i componenti delle commissioni di esame da avvocato dal 1988 fino ad oggi. E ancora prima – sostiene Dario Greco – tutti coloro che li hanno nominati e non sono mai intervenuti per sanzionare le Corti d’Appello dove il clientelismo era all’ordine del giorno”. Greco si dice convinto che chi si iscrive all’albo debba voler fare l’avvocato e la pratica e l’esame di stato non devono diventare la scorciatoia per accedere ad altre attività o per parcheggiare i disoccupati intellettuali. Detto questo però, bolla come ingiusto e immorale pensare di espellere dalla categoria decine di migliaia di ragazzi che, con il loro lavoro, consentono agli studi legali di stare aperti, molto spesso, senza percepire un centesimo di compenso”. Per evitare l’epurazione serve l’intervento della Cassa forense, che ha già fatto molto, mettendo a punto una bozza di regolamento dell’articolo 21 che per i primi anni della professione prevede contributi ridotti della metà rispetto al minimo. Ma per l’Aiga non basta ad eliminare le iniquità del sistema previdenziale. A cominciare dai pensionati che contribuiscono nella misura del 7% rispetto al 14% degli attivi pur essendo “usciti” con un sistema retributivo. Il confronto con la Cassa non mancherà, come non mancheranno le occasioni per dialogare con il Consiglio nazionale forense e l’Organismo unitario dell’avvocatura tutti presenti all’appuntamento di Palermo. E da Palermo, Ester Perifano chiede pesanti cambiamenti alla legge professionale. “È ora di spingere – dice - per la modifica della legge professionale dando attuazione a quanto deliberato a Bari nel corso del congresso forense. Ester Perifano, segretario nazionale Anf, non ha avuto peli sulla lingua e come suo solito ha attaccato Cnf e Cassa Forense. “L’avvocatura così come siamo stati abituati a pensarla negli anni - afferma Perifano - oggi non esiste più. E questo perché la professione si è andata consistentemente modificando negli anni, perché altre professioni, più giovani e meno ingessate, hanno progressivamente sottratto quote rilevanti di attività, perché l’organizzazione del lavoro è rimasta ancorata a schemi obsoleti, inadatti a rispondere alle mutate esigenze della società, ma anche perché sempre più negli ultimi decenni la professione forense è diventata una specie di ricovero per un numero abnorme di nuovi entrati che, non riuscendo a realizzare altre aspirazioni, è finita per rifugiarsi nell’alveo amico dell’albo degli avvocati, complice anche la gestione “clientelare” dell’accesso protrattasi per anni”. Consiglio Nazionale Forense, secondo Perifano, “è stata incapace di fronteggiare efficacemente l’azione governativa costretta a ripiegare su battaglie di retroguardia, pur nella consapevolezza di andare incontro ad una sconfitta sicura, prigioniero del suo ruolo di strenuo difensori di uno status quo che non esiste più da tempo”.

Geografia giudiziaria e Governance - Ai problemi dei giovani avvocati, ma non solo, il presidente dell’ordine di Firenze Sergio Paparo, aggiunge anche l’effetto geografia giudiziaria per chi esercita nei distretti soppressi dalla riforma. Una nuova mappa che – secondo Dario Greco – ha scatenato uno Tsunami senza produrre però l’effetto di rendere più efficiente il sistema giustizia. Ma anche qui il presidente dei giovani trova delle responsabilità all’interno della categoria“L’avvocatura italiana non ha fatto una bella figura, difendendosi posizioni indifendibili e arroccandosi sulla mera conservazione dell’esistente”. Il ministero dal canto suo avrebbe potuto offrire la possibilità ai tribunali soppressi di divenire sezioni distaccate. Dal palco del complesso monumentale del reale albergo delle Povere i giovani, attraverso il loro presidente rilanciano la battaglia sulla governance della categoria tornando a chiedere l’applicazione del principio “un uomo un voto” nell’elezione dei rappresentanti.  Si torna, poi, sul rischio espulsione dei giovani con il vice presidente di Cassa Forense Nunzio Luciano. “Sono pronto a dare battaglia – afferma - a chi pensa di tagliare fuori sacche di avvocati in base al reddito. La bozza di regolamento, che abbiamo messo a punto e che dovrà essere pronta entro il 4 febbraio, a mi avviso va ancora modificata cambiando l’articolo che taglia fuori dal beneficio di un minor versamento chi ha superato i 35 anni”. Per sostenere i giovani Luciano promette anche l’arrivo di una banca dati da mettere a disposizione dei giovani, ma ammette l’insuccesso della Cassa sul fronte della cartolarizzazione dei crediti vantati da chi presta patrocinio a spese dello stato. Non va bene al ministero delle finanze la proposta della Cassa di anticipare le somme dovute scalandole poi con il Fisco”.


Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 25.10.2013)