mercoledì 27 febbraio 2013

Da rapina a tentato omicidio, anche “palo” colpevole

La rapina si trasforma in un tentato omicidio di un dipendente della gioielleria svaligiata: a rispondere a titolo di concorso ordinario di quest’ultimo più grave reato è anche il “palo” che aspetta fuori in macchina. Lo ha affermato la Corte di Cassazione con la sentenza n. 4041/2013.

Il caso. Due finanzieri in divisa facevano irruzione in una gioielleria, picchiavano selvaggiamente un dipendente del titolare. Dopo essersi impossessati della refurtiva, fuggivano a bordo di una macchina. Il proprietario della stessa (e autista al momento della rapina) veniva indagato per i delitti, in concorso, di rapina aggravata, tentato omicidio, detenzione e porto di armi da sparo. L’uomo però ricorre per cassazione, lamentando l’errata attribuibilità, a suo carico, del tentativo di omicidio posto in essere dagli esecutori materiali della rapina.

Il giudizio di legittimità. La Suprema Corte sottolinea che «la responsabilità del compartecipe per il fatto più grave rispetto a quello concordato, materialmente commesso da un altro concorrente, integra il concorso ordinario (art. 110 c.p.) se il compartecipe ha previsto e accettato il rischio di commissione del delitto diverso e più grave». In sostanza, la responsabilità concorsuale resta esclusa soltanto «quando il reato diverso e più grave si presenti come un evento atipico, dovuto a circostanze eccezionali e del tutto imprevedibili», non collegabili in alcun modo al fatto criminoso su cui è innestata l’azione di taluno dei correi nel reato originario. Nel caso di specie, tuttavia, non si configura quest’ultima, più lieve, ipotesi, quindi il ricorso viene rigettato in toto.


(Da avvocati.it del 26.2.2013)