sabato 24 marzo 2012

L'Avvocatura non ci sta

Continua la mobilitazione degli avvocati
contro le liberalizzazioni e lo "smantellamento" della giustizia

Combattere la visione mercantilistica dei diritti e della professione forense del Governo; reagire alla crisi del monopolio statale della giurisdizione; puntare all’abrogazione delle norme delle varie Manovre che mortificano i valori essenziali dell’avvocatura, professione alla quale la Costituzione riconosce una specificità; approvazione di uno Statuto che rafforzi accesso, formazione, specializzazione, controllo deontologico domestico, qualificazione; unità dell’avvocatura come monito alla politica contro l’affievolimento dei diritti. Si declina su queste quattro direttrici il congresso straordinario dell’Avvocatura che si è aperto oggi (ieri, NdAGANews) a Milano.
“L’avvocatura deve combattere la visione mercantilistica che si sta imponendo nel Paese - scandisce il vicepresidente del Consiglio nazionale forense, Ubaldo Perfetti  - gli ultimi interventi, dalla Manovra di luglio al decreto Cresci-Italia, stanno modificando profondamente il volto della professione e con arroganza lo fanno con atti amministrativi regolamentari. È così che incideranno su una attività professionale che è riconosciuta dalla Costituzione - ha detto Perfetti. “Quel che più è peggio – ha aggiunto - è che con la stessa visione si interviene sul processo e sulla tutela dei diritti, con provvedimento che apparentemente sembrano frammentari (mediazione obbligatoria, aumenti dei costi di accesso alla giustizia, sanzioni pecuniarie nel processo) ma che in realtà corrispondono a un disegno preciso: mettere in crisi il monopolio statale della giurisdizione, privatizzare la giustizia. Contro questo disegno l’avvocatura deve reagire”. Il vicepresidente del Cnf ha evidenziato come le scelte del Governo siano “di retroguardia” rispetto alla visione più moderna della Unione europea, che con la Carta dei diritti fondamentali ha ribaltato la visione economicistica in funzione di una maggiore tutela dei diritti a garanzia dei cittadini.  L’avvocatura non può rinunciare – ha concluso - alla sua autonomia, espressa anche attraverso gli Ordini; non accetta la mortificazione in atto e deve insistere a chiedere una propria riforma con legge, con la consapevolezza della necessità di modifiche che ormai sono ineluttabili. Dobbiamo continuare la nostra azione per ottenere l’abrogazione di quelle norme che sono contrarie ai valori fondanti della professione come le società con soci di puro capitale, un tirocinio ridotto, la completa abolizione dei riferimenti tariffari”. 
“Con uno stillicidio di interventi normativi – ha denunciato il presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua) Maurizio De Tilla - non si sono rimosse le reali cause dell’eccessiva lunghezza dei processi e dell’aumento dell’arretrato. Eravamo già in allarme dopo le prime misure che consentono i soci di capitale nelle società professionali e le liberalizzazioni già varate. L’assise approverà mozioni “per una vera riforma della giustizia e della professione forense, e deciderà, dopo gli otto giorni di sciopero già attuati, le ulteriori iniziative di mobilitazione, a cominciare da una marcia gandhiana’ per esprimere pacificamente il nostro malcontento”.
“Il Governo chiede all’Avvocatura obiettivi irraggiungibili e non ascolta le nostre proposte – ha rincarato il presidente di Cassa forense, Alberto Bagnoli - Non permetteremo che il nostro patrimonio venga usato per sanare il deficit pubblico, difenderemo la nostra autonomia messa in discussione dalla legge Salva Italia che condiziona l’indipendenza delle casse previdenziali. Cassa forense – aggiunge Bagnoli - è sempre stata vicino alle rappresentanze dell’Avvocatura a difesa dei principi di indipendenza e autonomia della professione. Principi che oggi vengono minacciati dalle false liberalizzazioni del Governo che, in un periodo di già grave crisi economica, rischiano ulteriormente di deprimere i già depressi redditi degli avvocati – ha affermato Bagnoli - l’abolizione delle tariffe minime, l’assimilazione alle imprese, l’introduzione di società di capitale faranno registrare una contrazione dei redditi e, di conseguenza, delle posizioni previdenziali dei professionisti. Perché è indubbio che le manovre del Governo avranno ricadute sulla pensione degli avvocati, nonostante i Ministri facciano finta di non saperlo. Non si spiega altrimenti perché, all’ultimo incontro organizzato dal guardasigilli Severino con gli organi dell’Avvocatura, Cassa forense non sia stata invitata.  È chiaro che questo Esecutivo non ci riserverà alcun trattamento privilegiato, al contrario cercherà in tutti i modi di scardinare il nostro sistema – ha continuato  il Presidente della Cassa forense - lo sta già facendo chiedendoci misure per garantire un equilibrio di bilancio da qui a 50 anni, per altro senza considerare i patrimoni. Se non si raggiungerà questo obiettivo scatterà la sanzione: il passaggio al contributivo pro-rata e l’applicazione di un contributo di solidarietà dell’1% da parte di tutti i pensionati. Ma questo, parliamoci chiaro, significherà raddoppiare la contribuzione, dal 13% al 26%, con ovvie ripercussioni sulla già grave situazione reddituale degli avvocati. I dati li conosciamo: la percentuale degli iscritti alla Cassa che dichiarano redditi inferiori a 16.000 euro supera il 37%”. Mi sembra che il Governo abbia perso la bussola – ha concluso Bagnoli - come può chiedere una stabilità ai 50 anni se contemporaneamente penalizza il sistema che la dovrebbe garantire, ovvero la professione forense? Come può dire di voler aiutare i giovani quando, con le misure proposte, rischierà ulteriormente di aggravare la loro posizione? Noi stiamo cercando in tutti i modi di agevolare i giovani professionisti, per esempio proponendo di prolungare dai 5 ai 10 anni i termini per la rateizzazione del riscatto. Ebbene, il Ministero ci dice che per approvare questa modifica il riscatto dovrà costare di più. Abbiamo proposto di portare dal 5% al 7% il contributo di solidarietà. Ancora non abbiamo ricevuto risposta. Insomma, Il Governo non prende in considerazione le nostre proposte ma ci chiede obiettivi irraggiungibili, come l’equilibrio ai 50 anni”. Ai lavori partecipano anche i rappresentanti del gruppo di base Mobilitazione generale degli avvocati (Mga), movimento nato su internet. Mga ha annuncato che chiederà le dimissioni dei vertici del Cnf e dell’Oua “Perché riteniamo – ha spiegato il fondatore di Mga Cosimo Matteucci – che l’azione politica svolta non sia stata incisiva, in termini di risultati concreti, per la salvaguardia del ruolo dell’avvocatura”.   A questo riguardo Mga ha annunciato che presenterà formali mozioni di sfiducia, ma c’è il rischio che la Commissione mozioni non ne consentirà la discussione in congresso, ritenendole non attinenti ai temi in discussione. “Ad ogni modo – ha aggiunto Matteucci – organizzeremo un volantinaggio con il testo delle mozioni, per salvaguardare il senso politico della nostra iniziativa”. A Milano Mga sarà rappresentato anche dalla co-fondatrice Tiziana Nuzzo e dalla coordinatrice per la Campania, la penalista salernitana Valentina Restaino. I consigli forensi della Campania, invece, saranno rappresentati, oltre che dai singoli presidenti locali, dal numero uno dell’Unione regionale degli Ordini Franco Tortorano, già presidente del consiglio forense partenopeo.

Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 23.3.2012)