giovedì 22 marzo 2012

La giustizia è un bene pubblico, no obbligo mediazione

Il presidente OUA Maurizio De Tilla


L’Avvocatura ha fiducia nelle pronunce della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia Europea sull’obbligatorietà della media conciliazione. Dopo 12 mesi dalla sua entrata in vigore non sono più di tremila le conciliazioni effettivamente realizzate nel Paese con la procedura di obbligatorietà, con notevoli costi e pregiudizi al diritto di accesso alla giustizia sancito dall’art. 24 della Costituzione e dagli artt. 6 e 13 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e della libertà fondamentali. «Guardando fuori dal nostro Paese il dato è chiarissimo: le procedure di conciliazione stragiudiziale che si collocano al di fuori del processo non assumono in nessun ordinamento – tranne casi di scarsa valenza – il carattere della obbligatorietà, proprio per evitare una crescita selvaggia ed incontrollata di forme private e amministrate di conciliazione/mediazione, offerte da enti e associazioni privati su base tendenzialmente concorrenziale e in assenza di qualunque connessione con il processo giurisdizionale. Comunque in quei sistemi che prevedono la conciliazione stragiudiziale, sempre facoltativa, viene data massima attenzione ai profili relativi alla selezione del conciliatori, alla loro qualificazione e professionalità. Analoghe considerazioni valgono con riferimento al tema dei controlli sui tempi e sui costi delle procedure, oltre che sulla qualità del loro svolgimento e del loro esito finale. E comunque in ogni caso le esperienze comparatistiche insegnano che sia nella conciliazione giudiziale che in quella stragiudiziale le controversie di un certo valore o di particolare complessità non possono che avere il Giudice quale naturale interlocutore fin dall’avvio della controversia. Si sono ignorati i contenuti della Direttiva Europea e lo stesso testo della legge delega  e nonostante il parere contrario, a suo tempo, espresso dalla Commissione Giustizia del Senato, e in dispregio al dettato costituzionale, è in vigore un sistema che fissa, senza alcun criterio di logicità, ma solo con un intento falsamente deflattivo, l’obbligatorietà della media-conciliazione obbligatoria per una serie indiscriminata di controversie, che rimarranno, di conseguenza, paralizzate almeno per un anno, con ulteriore discredito della giustizia e, quindi, dell’avvocatura, oltre che un accresciuto senso di frustrazione per i cittadini e di loro sfiducia verso le istituzioni; che non richiede che il mediatore - fra l’altro chiamato a formulare una proposta di notevole rilevanza sul piano processuale – sia un soggetto dotato di adeguata preparazione giuridica; che infine – ciliegina sulla torta – affida a questa imprecisata e ibrida figura il potere di formulare un progetto di accordo che, se non viene accettato, può produrre effetti penalizzanti per la difesa giudiziaria del cittadino (ammesso che abbia avuto l’accortezza di avvalersene, vista la sua non obbligatorietà), oltre a poter incidere, influenzandolo nella scelta, sui suoi diritti sostanziali. L’avvocatura, in tutte le sue componenti istituzionali, politiche ed associative ha avanzato diverse proposte, ha approvato nell’ultimo congresso di Genova all’unanimità una mozione affinché si elimini l’obbligatorietà della media-conciliazione e ipotizzando scelte alternative, più efficaci. Ma fino ad oggi c’è stato assoluto silenzio. A pochi giorni dall’entrata in vigore del sistema anche per le materie fino ad ora escluse, condomini e incidenti, a Milano si apre una sessione straordinaria del Congresso Forense (23 e 24 marzo), in quella sede l’avvocatura riaffermerà la propria opposizione a un sistema fallimentare e nel contempo esporrà le proprie analisi e offrirà delle soluzioni concrete per intervenire sui problemi della giustizia. Altri, infatti, sono i rimedi per ridurre i tempi dei processi e smaltire l’arretrato: reale (e veritiera) attuazione del processo telematico in tutti gli uffici giudiziari; reale (e veritiera) applicazione delle prassi virtuose già sperimentate in alcuni tribunali; previsione di manager della giustizia ed eliminazione degli sprechi: incremento delle risorse economiche (senza alcun indebita trattenuta del contributo unificato da parte del Ministero dell’Economia); di varo di una legge delega al Governo per la riforma e l’implementazione dei giudici laici.

Maurizio De Tilla presidente OUA (da Mondoprofessionisti del 22.3.2012)