domenica 13 novembre 2011

Maxiemendamento in chiaroscuro per gli avvocati

Se per Maurizio de Tilla, presidente Oua, permangono le dure critiche sulle norme relative alle professioni: «L’abolizione delle tariffe minime e l’introduzione delle società con soci di capitali – attacca - sono un regalo ai poteri forti, cioè a quelli che hanno contribuito a creare questa crisi economica e trascinare l’Italia sull’orlo del baratro» è invece positivo il giudizio sugli articoli relativi alla giustizia: "Il Governo – sottolinea de Tilla - ha giustamente rettificato alcuni aspetti del maxi emendamento che avrebbero danneggiato i diritti dei cittadini.. Salta, infatti – spiega - l’anticipazione dell’entrata in vigore della media-conciliazione obbligatoria per i casi relativi alle dispute condominiali e agli incidenti (stradali) prevista per marzo 2012. Un sistema già vigente per altre materie del civile e che, ricordiamo, è attualmente all’esame della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia Europea. Vengono, inoltre, eliminati: la motivazione su richiesta per le sentenze. Nonché la sostanziale abrogazione della legge Pinto, cioè il meccanismo che consentiva ai cittadini di poter chiedere un risarcimento per l’eccessiva lunghezza dei processi. Retromarcia, infine, sul ricorso a 600 ausiliari per smaltire a “cottimo” l’arretrato giudiziario. Un plauso per queste correzioni e un invito ad adottare altri provvedimenti urgenti per rimettere davvero in marcia la nostra macchina giudiziaria".  Cauto anche il commento del Cnf: “se questo è il massimo che il Governo poteva fare, per l’Avvocatura non è ancora sufficiente” dice il presidente del Cnf, Guido Alpa  che rileva che vi è stato qualche opportuno ripensamento dell’ultima ora su norme contro le quali il Consiglio è insorto con immediatezza.  In particolare, il governo ha espunto dal testo definitivo l’anticipo dell’entrata in vigore della mediazione anche per le materia finora escluse (condominio e risarcimento danni da circolazione autoveicoli); e non ha inserito quella disposizione, contraria a ogni principio di civiltà giuridica, della  motivazione lunga “a pagamento”.  Tuttavia se questo è il massimo che il Governo poteva fare, rileva il Cnf, per i cittadini non può essere ancora sufficiente. Sono mantenute infatti altre gravi previsioni  che  ostacolano l’accesso alla giustizia da parte dei cittadini, trasformandolo in un percorso minato.  Come, infatti, non considerare alla stregua di mine anti civiltà le norme che dispongono l’aumento del contributo unificato per i processi di appello e Cassazione o che introducono la multa fino a 10.000 euro in caso di rigetto della istanza di sospensione dell’esecutività della sentenza di primo grado?  In materia di ordini professionali, il governo ha peggiorato ulteriormente la previsione in materia di società tra professionisti: sono infatti confermati i   soci di capitale che possono anche essere di maggioranza. Il libero professionista perderà così autonomia e indipendenza dalla forza del grande capitale, e il cittadino non avrà più tutela nei confronti dei detentori di tale capitale. Così un altro passo teso ad assecondare i poteri economici forti verrebbe compiuto.  Il Cnf non può che confermare la propria serrata critica al testo del maxi emendamento, che mortifica le professioni nel poco decoroso tentativo di scaricare sulle stesse le straordinarie e gravissime responsabilità della politica, della grande impresa, cresciuta ad assistenzialismo pubblico, della finanza senza regole. E invece i professionisti italiani sono forse le prime vittime di tutto quanto sopra come lavoratori che subiscono tutti i danni della crisi economica in corso, ma che non pesano sullo Stato dal punto di vista previdenziale, che creano occupazione presso i propri studi professionali, che gestiscono attraverso gli Ordini attività di interesse pubblico a proprie spese, che mai hanno avuto protezioni di welfare.  Il testo definitivo del maxi emendamento ha accolto qualcuna delle critiche del Cnf, ma è troppo poco.  Spetta ora al Parlamento tutto operare uno scatto di dignità che porti a ripensare  quelle  norme ancora presenti  contrarie ad ogni principio di civiltà giuridica e dimostrare di essere  autonomo da quei poteri forti che vogliono piegare alla ricerca del profitto la tutela dei diritti inviolabili dei cittadini e devono per questo privare di dignità e decoro le libere professioni, prima di tutte quella di avvocato.

(Da Mondoprofessionisti del 10.11.2011)