venerdì 4 novembre 2011

Giovani colpevoli di disinteresse

Il numero degli avvocati in Italia supera le 200.000 unità. Un esercito di partite Iva, oneri previdenziali e costi di gestione a carico, assenza di garanzie e futuro incerto. 
Leggevo sul Sole 24 Ore che al di sotto dei 45 anni si attesta il 60% degli avvocati. Eppure a Roma non abbiamo un solo Consigliere dell’Ordine under 45. Qualcuno potrà dire «non è un paese per giovani». Io non ci sto! Non ci sto perché ritengo che l’innovazione, la freschezza e la competenza possano coesistere. Non è un problema di pari opportunità; è semplicemente una questione di numeri e rappresentatività. Mi sento spesso dire: “un giovane non è in grado di rappresentare altri giovani perché è privo di esperienza”. Niente di più sbagliato! Solo un reazionario preoccupato per la propria poltrona e restio ad ogni genere di innovazione potrebbe credere a questo ragionamento.
La distanza incolmabile tra i giovani e le istituzioni deriva in gran parte dalla sfiducia delle nuove generazioni nei confronti di rappresentanti inadeguati a comprendere ed assecondare i cambiamenti.
Tra una generazione ed un’altra cambia il linguaggio, cambiano gli strumenti comunicativi, cambia il modo di concepire la politica. Cosa facciamo affinché i giovani, una volta entrati nel mondo dell’avvocatura non vengano abbandonati a loro stessi e trovino effettivamente uno sbocco professionale adeguato, anziché abbandonarli a loro stessi?  A chi spetta cambiare le cose? Innanzitutto ai giovani; in modo provocatorio mi sento di affermare che sono loro ad essere i primi responsabili se all’interno delle nostre istituzioni i giovani rappresentano una chimera.
Il nostro sistema elettorale (quanto meno quello forense) ci consente di scegliere, in modo diretto, i nostri rappresentanti. Se decidiamo di disinteressarci e di non andare a votare perché riteniamo che nessuno possa cambiare le cose o che sia inutile votare o che magari, sia preferibile andare a fare una gita fuori porta piuttosto che recarsi alle urne, allora lamentarsi è assolutamente inutile.
Puntare su una professione moderna significa anche predisporre gli strumenti che consentano ai giovani di esercitare effettivamente e senza ostacoli la professione, magari dando loro la possibilità di accedere a prestiti d’onore e di godere di sgravi fiscali effettivi nei primi anni di attività.

Matteo Santini (da Mondoprofessionisti del 2.11.2011)