sabato 28 gennaio 2012

Severino: priorità sfoltire i tempi dei processi

Nel giorno dell'inaugurazione dell'anno giudiziario che si celebra nelle corti d'Appello di tutta Italia, il ministro della Giustizia, Paola Severino, ha scelto di essere a Catania, "un esempio virtuoso, dimostrativo del fatto che il recupero di efficienza della giustizia prescinde dalle localizzazioni geografiche". 
In una intervista al Messaggero il ministro oggi delinea alcune delle priorità del suo mandato, in particolare per sfoltire i tempi interminabili dei processi. E a questo proposito specifica: "Il tema della prescrizione non è un tabù. Piuttosto bisogna valutare se il problema della prescrizione rappresenti la causa o la conseguenza della lentezza dellagiustizia".
Insomma se allungare i termini di prescrizione diventa indispensabile per sanare i processi troppo lunghi, è evidente, dice il ministro, che il problema va risolto "dalle cause e non dagli effetti, dalla testa e non dalla coda, prevedendo come ho già detto misure deflattive e interventi sistemici sulla misura della pena". D'altro canto limitarsi a dichiarare prescritti i processi "da un lato scontenta le esigenze di difesa sociale" e dall'altro "non rispetta il sacrosanto diritto di un innocente ad essere riconosciuto tale con una sentenza che non si limiti a dichiarare l'estinzione del reato".
Come trovare l'equilibrio fra la crescente sensazione di insicurezza dei cittadini e la necessità di svuotare le carceri e abbreviare i tempi della giustizia? Per il ministro Paola Severino, essenziale è evitare la legislazione d'emergenza e valutare bene i reati di cui si parla per applicare misure alternative al carcere dove sia possibile. "Un punto di equilibrio può essere trovato" dice in una intervista al Messaggero il Guardasigilli "nella previsione di misure alternative che, filtrate sempre dal giudice, consentano di valutare la pericolosità dell'individuo" perché "una sanzione fortemente afflittiva come quella penale deve essere applicata solo quando altre sanzioni siano inefficaci".
"Ciò che invece si deve evitare" avverte il ministro "è la rincorsa alla legislazione cosiddetta di emergenza per affrontare l'allarme sociale suscitato dai singoli casi". Del resto, osserva, "questo governo ha tempi che ci obbligano a selezione le sole priorità realizzabili nel breve termine".

(Estratto da tiscali.it del 28.1.2012)