martedì 20 settembre 2011

Incidenti stradali, no a risarcimento dimezzato

L’Assemblea dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, riunitasi in Roma lo scorso fine settimana (17 settembre 2011), ha approvato un deliberato contro il DPR varato dal Consiglio dei Ministri nel mese di agosto, che dimezza il risarcimento del danno biologico per gli incidenti stradali nei casi di invalidità permanente compresa tra il 10 e il 100 per cento. La misura deve ora passare al parere consultivo del Consiglio di Stato e poi alla firma del Presidente Napolitano.  Nel deliberato si denuncia che il provvedimento “caso strano, interviene appena due mesi dopo che una  sentenza della Cassazione aveva stabilito che le tabelle del Tribunale di Milano fossero quelle da ritenersi più congrue per il metodo di calcolo e i valori determinati. Secondo queste tabelle, un ventenne con invalidità permanente del 90 per cento fino ad oggi riceverebbe dai 850 mila a oltre un milione di  euro. Invece, con le tabelle fissate dal governo, incasserà tra i 450 e i 600 mila euro. Circa la metà. Una vera “eredità” in favore delle assicurazioni”.  “Questa decisione – spiega il presidente dell’Oua, Maurizio de Tilla - implementa ulteriormente la forte discriminazione fra le vittime di incidenti stradali e le vittime di altri infortuni alle quali il D.P.R non sarebbe applicabile. Come è giustificabile che a fronte di uno stesso danno si possano ricevere risarcimenti tanto diversi? È un’evidente discriminazione causale che in Europa non è consentita. Inoltre, i valori pecuniari previsti dalla bozza del DPR non sono stati adeguati all’inflazione essendo gli stessi risalenti al 2005 e perciò sono ulteriormente penalizzanti. Se non bastasse, al di fuori di ogni previsione legislativa sono stati individuati valori differenti per uomini e donne. Non solo: questa scelta è anche un forte attacco alla Magistratura, che verrebbe privata totalmente di diritto del suo potere discrezionale nella decisione del quantum risarcitorio. Di fatto – continua il presidente Oua – così si annullano 40 anni di evoluzione giurisprudenziale e dottrinale che aveva posto la persona al centro del diritto e non il mero calcolo economico aziendale. Il governo tenta di annullare con un colpo di spugna (e di mano) tutta la giurisprudenza in materia risarcitoria, sostituendola d’imperio con parametri monetari che contrastano nettamente anche quelli decisi dalla Cassazione». Nel delibera, quindi, si fa istanza al Governo “affinché ritiri il provvedimento, ingiustificato e lesivo dei diritti dei danneggiati nonché in aperto contrasto con i principi del giusto ed integrale risarcimento e dell’art. 32 della Costituzione e rivolge nel contempo appello al Presidente della Repubblica affinché non apponga la propria firma al D.P.R.”.

(Da Mondoprofessionisti del 20.9.2011)