martedì 6 settembre 2011

”Ero in nero”, clandestino accusa datore e sparisce: inutilizzabile verbale polizia

Esclusa la lettura in dibattimento: «Prevedibile la fuga»

E il costruttore evita arresto e mega-multa
Il costruttore evita due mesi d'arresto e 25 mila euro di ammenda, almeno per ora. E questo nonostante impiegasse come operai quattro extracomunitari senza permesso di soggiorno. Il merito, o la colpa, è tutto della sparizione dei clandestini, che si danno alla macchia dopo essere identificati dagli agenti di polizia che controllavano il cantiere. Grazie ai principi del giusto processo l'imprenditore ottiene l'annullamento della condanna riportata in sede di merito: la sentenza non risulta adeguatamente motivata sulla possibilità riconosciuta dall'articolo 512 Cp di dare lettura in dibattimento delle dichiarazioni rilasciate dagli stranieri irregolari alla polizia giudiziaria. È quanto emerge da una sentenza pubblicata il primo settembre 2011 dalla prima sezione penale della Cassazione.
Domicilio sconosciuto
In base alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo la condanna non può essere fondata su dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria da una persona successivamente divenuta irreperibile e che l'imputato non abbia potuto esaminare o far esaminare in alcuna fase del procedimento: il principio è stato recepito dalla Costituzione italiana all'articolo 111. È vero, l'articolo 512 Cpp consente in determinati casi di dare lettura durante il dibattimento delle dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria. Ma questo può avvenire soltanto quando i relativi atti sono diventati irripetibili per circostanza imprevedibili. Nel caso di specie la condanna contro il costruttore risulta fondata sulle sole accuse dei cittadini extracomunitari che, risultati privi di permesso di soggiorno, dichiarano alla polizia di lavorare nel cantiere edile dell'imprenditore. E poi spariscono nel nulla. Sbagliano i giudici del merito ad acquisire le dichiarazioni fuori dal contraddittorio dibattimentale, reputando sufficienti le ricerche dei clandestini, che non sono rintracciati all'ultimo domicilio indicato. Era piuttosto prevedibile, si sbilanciano gli "ermellini", che i "sans papier" sorpresi dagli agenti nei pressi del cantiere facessero poi perdere le loro tracce, sottraendosi all'esame dibattimentale e comunque agli accertamenti processuali successivi all'identificazione di polizia. Toccherà a un'altra sezione della Corte d'appello mettere la parola "fine" alla vicenda.

(Da cassazione.net)