giovedì 9 dicembre 2010

Aliquote e stretta all’evasione, arriva la verifica sulle Casse

La situazione resta sotto osservazione, ma dovrebbe essere un po’ migliorata. Almeno così sperano al ministero del Lavoro, dove stanno cominciando ad arrivare i nuovi bilanci tecnici delle casse previdenziali dei professionisti basati sul consuntivo 2009, con le previsioni di medio-lungo periodo. Ne ha parlato qualche giorno fa il ministro del Lavoro durante un’audizione in Parlamento. I precedenti bilanci, basati sul consuntivo 2006, avevano mostrato, ha ricordato Maurizio Sacconi, che «diverse casse non risultavano in grado di salvaguardare l’equilibrio economico finanziario nel lungo periodo». Tra queste la Cassa ragionieri, l’Enpam (medici), l’Inarcassa (ingegneri e architetti), per le quali si prevedeva l’azzeramento del patrimonio nell’arco di qualche decennio. Ma anche per molte altre casse si evidenziavano problemi, con un saldo previdenziale negativo sul medio periodo. Diverse casse, come quella Forense, l’Enpacl (consulenti del lavoro), l’Inarcassa, la cassa geometri e l’Enpav (veterinari) hanno varato riforme «con significativi riflessi sull’equilibrio» dei conti, dice Sacconi. L’Enasarco (agenti di commercio) ha avviato, «ai fini della sostenibilità» un piano per la dismissione del patrimonio immobiliare. Tutto questo, però, non basta. Il segretario generale del ministero del Lavoro, Francesco Verbaro, che coordina il tavolo di monitoraggio sulle casse, spiega che c’è un problema di «sostenibilità finanziaria, ma anche di adeguatezza delle prestazioni». In sostanza, col metodo di calcolo contributivo, la pensione dei professionisti che cominciano a lavorare ora rischia di essere inferiore all’assegno sociale. Per avere un assegno dignitoso, continua Verbaro, servono tre cose: aliquote contributive adeguate, meno evasione, un secondo pilastro. In sostanza, «pagando contributi del 10-12% non si può pensare di maturare una pensione sufficiente». Inoltre «bisogna ridurre la propensione all’evasione ». È necessario cioè pagare i contributi sui redditi reali. E infine far leva sul contributo integrativo, quello che i professionisti caricano sulla parcella al cliente. Adesso può arrivare fino al 4%, il disegno di legge Lo Presti aumenta il tetto al 5% e prevede che possa essere utilizzato non solo per fini assistenziali ma anche per aumentare il montante previdenziale. La norma, ha annunciato Sacconi, potrebbe essere recepita nel prossimo decreto milleproroghe. Intanto al tavolo ministeriale si stanno monitorando anche le prestazioni assistenziali delle casse. La crisi ha infatti mostrato quanto sia fragile la capacità d’intervento delle stesse.

(Da Mondoprofessionisti del 9.12.2010)