mercoledì 22 febbraio 2012

Difendiamo la professione, non gli interessi corporativi

Giovedì e venerdì prossimi gli avvocati penalisti si asterranno dalle udienze per protesta contro le misure governative che, nell’ambito delle liberalizzazioni, riguardano la professione forense. Ieri l’avvocato Domenico Noris Bucchi, presidente della camera penale di Reggio Emilia, ha illustrato in conferenza stampa i motivi della protesta, e ha presentato una lettera che la giunta delle camere penali italiane ha inviato al ministro della Giustizia, Paola Severino,  che è anche avvocato.
«Quella degli avvocati penalisti - ha spiegato Bucchi - non è un’iniziativa di retroguardia che vuole perpetuare assetti chiusi o privilegi economici di tipo corporativo: è una battaglia per la difesa dei valori di autonomia, indipendenza e qualificazione professionale, valori indispensabili per le garanzie del cittadino». Continua Bucchi: «Vorremmo far intendere a tutti che l’ormai anacronistica mancanza di specializzazione , il praticantato in vitro nelle università e le società di professionisti forensi con socio di maggioranza di solo capitale, mettono in serio pericolo, nel prossimo futuro, la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, primo fra tutti quello della libertà personale».
Questi concetti sono riassunti in un volantino, diffuso in tribunale, intitolato con una sciarada, “Avvocati Spa riti”, che allude alla scomparsa della professione. «La società tra professionisti con capitale esterno - è scritto nel volantino - riduce l’attività difensiva a un prodotto da banco e pregiudica l’indipendenza dell’avvocato». Nella lettera al ministro, le camere scrivono che non si asterranno per la difesa delle tariffe, ma contro « la nuova disciplina delle società professionali, una soluzione che non ha eguali altrove, ed introduce un modello nel quale il singolo avvocato , trasformato in un dipendente di chi avvocato non è, perderebbe la sua autonomia e indipendenza, ed a farne le spese sarebbe l’assistito».
Nella lettera si osserva poi: «Tutto questo parlare di ammodernamento curiosamente non ha neppure sfiorato una delle cose che manca: la specializzazione , unica soluzione che coniuga competenza e merito con l’effettività della difesa. Una mancanza paradossale di fronte a un corpus di norme sterminato, di fronte a riti processuali diversissimi tra loro. La lettera conclude: «Non è la questione delle tariffe o delle parcelle che ci preoccupa, ma la difesa di una funzione che è essenziale in un sistema giudiziario moderno».

(Da Il Giornale di Reggio-su Mondoprofessionisti del 21.2.2012)