mercoledì 4 dicembre 2013

La Consulta boccia il Porcellum

Incostituzionali premio di maggioranza
e mancanza di preferenze

La Corte Costituzionale ha bocciato il porcellum in tutti e due i punti sottoposti al vaglio di costituzionalità: ovvero il premio di maggioranza e la mancanza delle preferenze. La Consulta - si legge in una nota - ha dichiarato l'illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l'assegnazione di un premio di maggioranza - sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica - alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione. La Corte ha altresì dichiarato l'illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali "bloccate", nella parte in cui non consentono all'elettore di esprimere una preferenza.

La prossima settimana le motivazioni - "Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali", chiarisce la Corte. Le motivazioni del pronunciamento della Consulta che ha bocciato il Porcellum comunque "saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici". L'efficacia della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale decorrerà cioè dal momento in cui le motivazioni saranno pubblicate.

Buemi: "Esiste un giudice a Berlino" - Secondo il senatore socialista Enrico Buemi, Capogruppo Psi in Commissione Giustizia "la Corte Costituzionale boccia il Porcellum. Ottimo, esiste un giudice a Berlino. La legge elettorale rientra nei limiti della Costituzione".

La pronuncia della Consulta era molto attesa, e in mattinata si erano pronunciati molti giuristi.

Col Porcellum cittadini come mandrie da voto - "La legge Calderoli aveva come scopo quello di distruggere la Costituzione. I cittadini elettori vengono ridotti a mandrie da voto", ha detto l'avvocato Claudio Tani che rappresenta i cittadini che hanno fatto ricorso contro il Porcellum. "La politica - ha aggiunto - non può pensare di fare in materia elettorale ciò che le pare perché c'è la Costituzione che indica la strada e ci sono gli organi di garanzia come la Consulta".

Sotto accusa premio di maggioranza e liste bloccate - Al centro dei rilievi degli avvocati accusatori, il premio di maggioranza alla Camera e l'esclusione delle preferenze. "I partiti - ha aggiunto Tani- devono fare liste di candidati e non di già eletti, è l'elettore che deve incidere sulla composizione delle Camere altrimenti c'è una violazione dell'articolo 49", inoltre quanto al premio di maggioranza " abbiamo visto il clamoroso fallimento della legge sul profilo della governabilità che non è assicurato dal premio di maggioranza ma dai partiti". "I cittadini che hanno promosso il ricorso - ha concluso Tani - non hanno preteso affatto che la Consulta dovesse dire come doveva essere la legge elettorale, nessuno di noi si è mai posto il problema di riscrivere la legge, provocando una lesione di altri poteri e organi".

Nel 2009 ricorso avvocato Bozzi - L'approdo in Consulta della legge elettorale ha alle spalle una vicenda giudiziaria di ricorsi e bocciature, alla cui base c'è la testardaggine dell’avvocato 79enne, Aldo Bozzi, che ha deciso di non arrendersi e di non girarsi dall'altra parte. Nel novembre 2009, in qualità di cittadino elettore Bozzi cita in giudizio la Presidenza del Consiglio e il ministero dell'Interno davanti al Tribunale di Milano, sostenendo che nelle elezioni politiche svoltesi dopo l'entrata in vigore della legge 270/2005, il cosiddetto Porcellum, e nello specifico nelle elezioni del 2006 e del 2008, il suo diritto di voto era stato leso, perché non si era svolto secondo le modalità fissate alla Costituzione - ossia voto "personale ed eguale, libero e segreto (art. 48) e "a suffragio universale e diretto".

I capi d’accusa - Liste bloccate, premio di maggioranza senza soglia minima, inserimento nella lista elettorale del nome del capo di ciascuna lista o coalizione, gli aspetti contestati. Il primo, per garantire l'espressione del voto personale e diretto deve essere data all'elettore, secondo Bozzi, la possibilità di esprimere la propria preferenza a singoli candidati. La seconda, perché attribuisce un premio di maggioranza senza agganciarlo a un numero minimo di voti, e in questo modo violerebbe il principio di uguaglianza del voto. La terza, perché l'indicazione sulla scheda del capo del partito o coalizione, possibile futuro premier, limiterebbe l'autonomia del Capo dello Stato nella scelta del presidente del Consiglio.


(Da tiscali.it del 4.12.2013)