lunedì 28 settembre 2015

Pronta la lista dei reati da tagliare

La riforma della giustizia. Il decreto legislativo dovrebbe
essere discusso al Consiglio dei ministri entro due settimane
L’omesso versamento dei contributi fino a
€ 10mila diventerà illecito amministrativo

La depenalizzazione rompe gli indugi. È ormai pronto il decreto legislativo che taglia un pacchetto di reati per trasformarli in illeciti amministrativi. Il testo, messo a punto dalla commissione Palazzo, è adesso all'esame del ministero dell’Economia per il concerto, ma dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri nell'arco delle prossime due settimane. I tempi, del resto, stringono, visto che la delega deve essere esercitata entro la metà di novembre.

La novità è emersa nel corso del congresso delle Camere penali in svolgimento a Cagliari. Un appuntamento dove a guidare la discussione sono state appunto le novità in arrivo sia sul piano del diritto sostanziale sia su quello procedurale. Sul primo punto la depenalizzazione provvede a trasformare in illeciti amministrativi le contravvenzioni punite con la pena dell'arresto o dell'ammenda con l'eccezione di alcune materie come l'ambiente e la sicurezza pubblica.

A venire trasformato in illecito amministrativo sarà anche l'omesso versamento contributivo, nella soglia di 10mila euro, ponendo fine alla questione che ha visto impegnata la giurisprudenza sulla efficacia precettiva della legge delega in assenza del decreto delegato.

L'intervento si iscrive in quel binario delle politiche della giustizia che negli ultimi tempi ha visto il debutto di istituti come la messa alla prova e la nuova causa di non punibilità per tenuità del fatto - andando a bilanciare peraltro, almeno quanto a impatto sul sistema giudiziario, la stretta sui reati contro la pubblica amministrazione, già in vigore - e quella, per ora contenuta nel disegno di legge sulla procedura penale appena approvato in prima lettura dalla Camera, per furti e rapine.

Decisione quest'ultima che è stata difesa di fronte alla perplessità dei penalisti, dal vicecapo dell'ufficio legislativo del ministero della Giustizia, Giuseppe Santalucia: si sono toccati i minimi di pena e non i massimi e si è sterilizzato l'effetto delle circostanza, ha sottolineato. Come pure l'inasprimento delle pene sulla corruzione, ha sempre puntualizzato Santalucia, oltre che sollecitato in sede europea ha permesso di realizzare un meccanismo tutto sommato equilibrato, dove all'aumento delle sanzioni fa da contraltare l'attenuante per chi collabora con la giustizia.

Schermaglie poi tra la platea congressuale e il presidente dell'Anm, Rodolfo Maria Sabelli, sul tema della prescrizione. Con Sabelli a sottolineare, facendo appello alla sua esperienza di pubblico ministero, che se è vero che il 70% delle prescrizioni avviene nella fase delle indagini preliminari, questo si verifica per la lentezza del sistema che fissa udienze dibattimentali a distanza di anni. Lentezze del sistema che, a giudizio di Sabelli, rischiano di rendere del tutto irrealistico la disposizione del disegno di legge sulla procedura penale che chiede l'esercizio dell'azione penale entro tre mesi dalla chiusura delle indagini.

Dai penalisti però arriva il richiamo a quanto previsto dalla legislazioni penali di altri Paesi, soprattutto di common law, dove il mancato rispetto dei termini per l'esercizio dell'azione penale è sanzionato con la nullità.

Giorgio Spangher, docente di Procedura penale alla Sapienza di Roma, ha ricordato la necessità di accompagnare la ragionevole durata del processo con sanzioni per assicurarla. Spancher poi, non fosse che come provocazione, ha ricordato che per l'innocente che finisce invischiato in un processo penale i rimedi sono inesistenti: perché non pensare allora alla rifusione delle spese di giustizia?

Giovanni Negri (da Il Sole 24 Ore del 28.9.2015)