La riforma della giustizia. Il decreto
legislativo dovrebbe
essere discusso al Consiglio dei
ministri entro due settimane
L’omesso versamento dei contributi fino
a
€ 10mila diventerà illecito
amministrativo
La
depenalizzazione rompe gli indugi. È ormai pronto il decreto legislativo che
taglia un pacchetto di reati per trasformarli in illeciti amministrativi. Il
testo, messo a punto dalla commissione Palazzo, è adesso all'esame del
ministero dell’Economia per il concerto, ma dovrebbe approdare in Consiglio dei
ministri nell'arco delle prossime due settimane. I tempi, del resto, stringono,
visto che la delega deve essere esercitata entro la metà di novembre.
La
novità è emersa nel corso del congresso delle Camere penali in svolgimento a
Cagliari. Un appuntamento dove a guidare la discussione sono state appunto le
novità in arrivo sia sul piano del diritto sostanziale sia su quello
procedurale. Sul primo punto la depenalizzazione provvede a trasformare in
illeciti amministrativi le contravvenzioni punite con la pena dell'arresto o
dell'ammenda con l'eccezione di alcune materie come l'ambiente e la sicurezza
pubblica.
A
venire trasformato in illecito amministrativo sarà anche l'omesso versamento
contributivo, nella soglia di 10mila euro, ponendo fine alla questione che ha
visto impegnata la giurisprudenza sulla efficacia precettiva della legge delega
in assenza del decreto delegato.
L'intervento
si iscrive in quel binario delle politiche della giustizia che negli ultimi tempi
ha visto il debutto di istituti come la messa alla prova e la nuova causa di
non punibilità per tenuità del fatto - andando a bilanciare peraltro, almeno
quanto a impatto sul sistema giudiziario, la stretta sui reati contro la
pubblica amministrazione, già in vigore - e quella, per ora contenuta nel
disegno di legge sulla procedura penale appena approvato in prima lettura dalla
Camera, per furti e rapine.
Decisione
quest'ultima che è stata difesa di fronte alla perplessità dei penalisti, dal
vicecapo dell'ufficio legislativo del ministero della Giustizia, Giuseppe
Santalucia: si sono toccati i minimi di pena e non i massimi e si è
sterilizzato l'effetto delle circostanza, ha sottolineato. Come pure
l'inasprimento delle pene sulla corruzione, ha sempre puntualizzato Santalucia,
oltre che sollecitato in sede europea ha permesso di realizzare un meccanismo
tutto sommato equilibrato, dove all'aumento delle sanzioni fa da contraltare
l'attenuante per chi collabora con la giustizia.
Schermaglie
poi tra la platea congressuale e il presidente dell'Anm, Rodolfo Maria Sabelli,
sul tema della prescrizione. Con Sabelli a sottolineare, facendo appello alla
sua esperienza di pubblico ministero, che se è vero che il 70% delle
prescrizioni avviene nella fase delle indagini preliminari, questo si verifica
per la lentezza del sistema che fissa udienze dibattimentali a distanza di
anni. Lentezze del sistema che, a giudizio di Sabelli, rischiano di rendere del
tutto irrealistico la disposizione del disegno di legge sulla procedura penale
che chiede l'esercizio dell'azione penale entro tre mesi dalla chiusura delle
indagini.
Dai
penalisti però arriva il richiamo a quanto previsto dalla legislazioni penali
di altri Paesi, soprattutto di common law, dove il mancato rispetto dei termini
per l'esercizio dell'azione penale è sanzionato con la nullità.
Giorgio
Spangher, docente di Procedura penale alla Sapienza di Roma, ha ricordato la
necessità di accompagnare la ragionevole durata del processo con sanzioni per
assicurarla. Spancher poi, non fosse che come provocazione, ha ricordato che
per l'innocente che finisce invischiato in un processo penale i rimedi sono
inesistenti: perché non pensare allora alla rifusione delle spese di giustizia?
Giovanni Negri (da Il
Sole 24 Ore del 28.9.2015)