venerdì 13 maggio 2011

Perché l’OUA è contrario a proposta su mediaconciliazione

 GIUSTIZIA CIVILE, OUA: L’AVVOCATURA È CONTRO LA PROPOSTA
 DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA SULLA MEDIACONCILIAZIONE
ECCO PERCHÉ: RIMANE L’OBBLIGATORIETÀ, SI LIMITA L’ACCESSO
 ALLA GIUSTIZIA, ANCHE CON LA BARRIERA DEI COSTI,
IMMUTATO IL MECCANISMO DI CONDIZIONAMENTO
 DEL SUCCESSIVO GIUDIZIO, NON SI INTERVIENE SULL’INDIPENDENZA,
SUI CONFLITTI DI INTERESSI DELLE CAMERE DI CONCILIAZIONE
  GESTITE DA SOCIETÀ DI CAPITALI E SULLA QUALITÀ DEI MEDIATORI,
VIENE RAFFORZATO IL BUSINESS SULLA GIUSTIZIA,
IRRISOLTO IL NODO DELLA COMPETENZA TERRITORIALE.
MAURIZIO DE TILLA, PRESIDENTE OUA: “NESSUN COMPROMESSO È POSSIBILE SUL DIRITTO DEI CITTADINI AL SERVIZIO GIUSTIZIA, NESSUNA CONCESSIONE SUL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE E DELLA CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA

All’indomani dell’annunciato accordo tra il ministero di Giustizia, il Cnf e alcuni presidenti di ordini, l’Organismo Unitario dell’Avvocatura ha raccolto le reazioni della stragrande maggioranza degli ordini degli avvocati e delle associazioni di categoria, e ribadito la posizione già stabilita unanimemente nel corso del Congresso Nazionale Forense di Genova.
Maurizio de Tilla, presidente, respinge al mittente la proposta del ministero di Giustizia, accolta, invece, con interesse da frange marginali dell’avvocatura: «Il ministro Alfano dopo aver rifiutato il dialogo per mesi, costringendoci a tre giornate di astensione e a due manifestazioni nazionali, decide proprio ora, a pochi giorni dalle elezioni amministrative, di avviare una cabina di regia e di prevedere alcune possibili modifiche come l’introduzione dell’assistenza necessaria degli avvocati per cause di alto valore, mantenendo però l’ obbligatorietà della mediaconciliazione, caratteristica che, oltretutto, non è prevista in nessun altro paese europeo».
«Una proposta – continua - che offende l’avvocatura disattendendo l’unanime richiesta di abrogazione della obbligatorietà della mediaconciliazione e che lascia irrisolti i veri nodi che hanno portato il Tar Lazio a rinviare il decreto legislativo alla Corte Costituzionale. L’ipotesi di accordo va respinta al mittente perché rimane con la obbligatorietà la limitazione all’accesso alla giustizia, anche con la barriera dei costi, perchè è immutato il meccanismo di condizionamento per il successivo giudizio per chi non accetta la mediazione. Non solo: non si interviene sulla indipendenza, sui conflitti di interessi delle camere di conciliazione in mano a società di capitali e neppure sulla qualità dei mediatori,  infine è irrisolto il nodo della competenza territoriale». 
«Nessun compromesso è possibile in relazione ai diritti dei cittadini al servizio giustizia – ha concluso de Tilla - nessuna concessione è praticabile sul rispetto degli artt. 24, 25,76 e 77 della Costituzione e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (art. 7 ed altri). Il 23 giugno sarà di nuovo astensione dalle udienze con manifestazione nazionale a Napoli, e, passata la tornata elettorale, anche chi oggi parla di accordo positivo sarà costretto a fare un bilancio negativo rispetto alla strategia del ministro Alfano finalizzata solo a dividere gli avvocati a danno della stessa categoria. I pochi presidenti degli Ordini (che hanno partecipato all’incontro) non hanno alcuna legittimazione ad un’intesa che, peraltro, svende i diritti dei cittadini in cambio di poche apparenti concessioni».

(Da oua.it del 12.5.2011)