giovedì 26 maggio 2011

La mediaconciliazione è un fallimento


Secondo l'Avvocatura i numeri del ministero della giustizia
sulla mediaconciliazione obbligatoria dimostrano il fallimento del sistema

Un bluff. Meno di 6mila procedimenti mensili. con una previsione su un anno si arriva a 72mila casi. Il ministro Alfano in dodici mesi con la conciliazione contava di smaltirne circa 500mila”. È duro il commento di Maurizio de Tilla, presidente dell’organismo di rappresentanza politica unitaria dell’avvocatura-Oua, sui dati sulla mediaconciliazione esposti dal ministero della Giustizia al Convegno nazionale dal titolo ”Mediazione: fra efficienza e competitività”, tenutosi ieri a Roma.
Molto rumore per nulla – attacca de Tilla - dai dati dichiarati dallo stesso Ministero della Giustizia possiamo fare un piccolo calcolo e renderci conto del bluff del Ministro Alfano: meno di 6mila procedimenti mensili (in realtà in un mese e mezzo, dal 21 marzo al 30 aprile) se questa cifra la moltiplichiamo per un anno arriviamo a 72 mila casi di cui solo il 10-15% approderà a conciliazione. Il resto confluirà nelle cause da promuovere davanti ai giudici. E secondo il ministero in dodici mesi la conciliazione avrebbe dovuto smaltire circa 500mila controversie. Non solo: sono 1.336 i casi definiti e di questi solo 304 (pari al 23,6%) si è concluso con il raggiungimento di un accordo. Incredibile, un completo fallimento. Non a caso la mediaconciliazione obbligatoria in “salsa italiana” non esiste in nessun paese europeo. Manifestiamo seria preoccupazione per le spese ingenti che dovranno sostenere gli Ordini degli Avvocati per insediare le Camere di conciliazione (fino a 200-300 mila euro) che non potranno essere in alcun modo compensati con gli introiti della mediaconciliazione ridotta al lumicino senza alcuna prospettiva. Anzi, con la probabile pronuncia di incostituzionalità da parte della Consulta e censura da parte della Corte Europea. Un azzardo, quello del Ministro, che non tiene conto dei diritti dei cittadini ad un libero accesso alla giustizia senza costi preliminari e pericolose procedure coercitive“.
Sulla linea dell’Oua le dichiarazioni di Giuseppe Sileci, presidente dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati (Aiga).  "Dopo le dichiarazioni del Ministro della Giustizia – afferma Sileci - attendiamo di leggere il testo dell'annunciato decreto: in tema di mediazione, auspichiamo che vengano considerate le perplessità manifestate da mesi dall'avvocatura, soprattutto sull'obbligatorietà del tentativo di conciliazione, mentre, per ciò che concerne l'arretrato civile, ci attendiamo che qualunque misura sarà adottata non comprima ulteriormente i diritti dei cittadini e confidiamo che la soluzione non sia la riedizione delle sezioni-stralcio, avendo questo rimedio già dato prova in passato di scarsi risultati perché ha consentito di smaltire l'arretrato ben oltre i tempi programmati e, soprattutto, non ha impedito che si accumulassero nuove giacenze, tanto che oggi è di nuovo emergenza". 
E il presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, facendo propria la proposta di ddl messa appunto dall'Unione Triveneta degli Avvocati con AIAF, AIGA e Camere Civili propone di rivolgersi agli Avvocati. “In caso di raggiungimento dell' accordo per risolvere in tutto o in parte la controversia, gli Avvocati - suggerisce Berselli - dovrebbero chiedere l'omologa di tale accordo al presidente del Tribunale territorialmente competente. Il decreto di omologa – spiega ancora  il senatore del Pdl - costituirebbe titolo esecutivo e titolo per l'espropriazione forzata, per l'esecuzione in forma specifica e per l'iscrizione di ipoteca giudiziale, così come previsto per il verbale di accordo davanti al mediatore. In questo modo - sottolinea Berselli - si ridurrebbero i tempi previsti per la mediazione e le parti non affronterebbero le relative spese”.
L'accordo, si legge nel testo dell'emendamento che verrà presentato a breve, 'deve essere redatto in modo completo, dando esatto conto della materia del contendere, nei suoi elementi specifici, con la conseguente dichiarazione esplicita dei diritti su cui s'intende transigere, rinunciare e conciliare. Il presidente del Tribunale potrà, con provvedimento motivato, rifiutare l'omologa solo nell'ipotesi in cui l'accordo sia contrario all'ordine pubblico o a norme imperative o riguardi diritti indisponibili. Se il presidente del Tribunale, poi, riterrà che gli accordi non siano completi o contengano dichiarazioni generiche, si legge ancora nella proposta di modifica, 'convoca le parti e i loro difensori invitandoli a precisare l'accordo in modo che sia suscettibile di costituire titolo esecutivo per l'espropriazione forzata, per l'esecuzione in forma specifica e per l'iscrizione di ipoteca giudiziaria'.
L'accordo omologato sarà esente dalle imposte di bollo e di registro e da ogni spesa, tassa o diritto di ogni tipo e natura. Per i compensi corrisposti agli Avvocati - propone Berselli - che hanno assistito la parte nella negoziazione omologata, è riconosciuto alla parte medesima un credito d'imposta, fino a concorrenza di 500 euro'.
Pronta arriva la replica di Lorenza Morello Presidente nazionale Apm (Avvocati per la mediazione). “L'unica cosa che mi sento di replicare al Presidente dell'Oua – dice la Morello - dopo questa giornata così importante in cui tutti hanno potuto toccare con mano l'efficacia e la consistenza della riforma del guardasigilli a seguito del convegno romano organizzato al salone della musica è che conciliazione non significa rivoluzione, ma evoluzione”.
Sul fronte dei difensori della obbligatorietà della conciliazione, anche la Confidustria. “Senza l'obbligatorietà, la mediazione è uno strumento che non serve – ribatte il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, che ha sollecitato tutte le parti interessate a “uscire da una logica corporativa per sedersi attorno a un tavolo e trovare un punto di equilibrio”.  Il nuovo strumento della media conciliazione, infatti, per Viale dell’Astronomia, “è un utile strumento per deflazionare il contenzioso civile. Forse non risolve il problema - sottolinea Lo Bello - ma è indispensabile. Questo perché la giustizia lenta penalizza cittadini e imprese”.
Con gli avvocati si schierano i magistrati. Anm ritiene infatti che se da una parte la conciliazione in materia civile sia una premessa positiva per la deflazione dell'enorme carico arretrato pendente (5,5 milioni di processi), tuttavia sposa le preoccupazioni avanzate dall'avvocatura su almeno due fronti: “Siamo perplessi sull'obbligatorietà della mediazione – sostiene il presidente dell'Anm, Luca Palamara, - e anche sulla formazione dei mediatori”. Secondo Palamara, “occorre non impedire l'accesso alla giurisdizione per evitare che l'istituto della mediazione possa diventare un intralcio al cittadino. Inoltre – aggiunge Palamara - sarebbe bene che il mediatore avesse una formazione giuridica specifica, laddove si tratta di trattare materie tecniche”.
L'Anm, tuttavia, sollecita anche altri strumenti per rendere il sistema giustizia più efficiente: “L'eliminazione dei piccoli tribunali, l'informatizzazione degli uffici giudiziari e - conclude Palamara - la necessità di risorse umane e materiali”.

Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 26.5.2011)