venerdì 21 dicembre 2012

Tutti iscritti a Cassa Forense?

Il dilemma dell’iscrizione Albo-Cassa è stato molto dibattuto negli anni più recenti. Da una parte i sostenitori della obbligatorietà dell’iscrizione alla Cassa professionale come soluzione all’avvertita esigenza che gli avvocati abbiano ab initio una specifica tutela previdenziale; dall’altra i sostenitori del “liberismo” della professione in senso ampio e pertanto sganciata da qualsiasi status previdenziale di natura coercitiva e quasi sanzionatoria.
Il dibattito si è riacceso negli ultimi mesi in quanto nel testo della legge di riforma dell’ordinamento della professione forense licenziato alla Camera dei Deputati sono stati inseriti, a larga maggioranza, i commi 8, 9 e l0 all’articolo 21 che introduce, nel sistema attuale, una rilevantissima novità perché è previsto che l’iscrizione agli Albi determina la contestuale iscrizione alla Cassa Forense.
Più precisamente i commi in questione così recitano:
Comma 8: L’iscrizione agli Albi comporta la contestuale iscrizione alla Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza Forense.
Comma 9: La Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza Forense, con proprio regolamento, determina, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, i minimi contributivi dovuti nel caso di soggetti iscritti senza il raggiungimento di parametri reddituali, eventuali condizioni temporanee di esenzione o di diminuzione dei contributi per soggetti in particolari condizioni e l’eventuale applicazione del regime contributivo.
Comma 10: Non è ammessa l’iscrizione al alcuna altra forma di previdenza se non su base volontaria e non alternativa alla Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza Forense.
La chiara lettera della legge soffoca sul nascere gli inutili allarmismi di qualcuno.
Il legislatore, almeno questa volta, non sembra essere stato uno sprovveduto.
Ed infatti, all’obbligo di iscrizione di tutti gli avvocati alla loro Cassa di previdenza ha fatto seguire una importante precisazione, ossia che l’ingresso nel sistema previdenziale forense di quei professionisti non ancora iscritti (ed oggi sono un esercito di oltre 60.000) non dovrà e non potrà avvenire tout court ma determinando minimi contributivi ad hoc (per i soggetti che non raggiungano i parametri reddituali) e condizioni temporanee di esenzione dai contributi o di diminuzione degli stessi per soggetti che si trovino in particolari condizioni.
Il legislatore ha poi previsto in ultima ipotesi il ricorso ad un sistema di tipo contributivo per questi soggetti ma dato solo come eventuale e residuale.
Soluzione questa a mio avviso di difficile se non addirittura impossibile attuazione, sia per il diverso sistema di calcolo della pensione adottato da Cassa Forense (cd. sistema retributivo corretto ancora una volta e assai di recente passato positivamente al vaglio dei ministeri vigilanti) e sia per gli indubbi problemi che una sorta di doppio binario (sistema retributivo per gli iscritti e sistema contributivo per i neo iscritti) potrebbe generare.
Ma Cassa Forense saprà gestire l’ennesima prova cui è chiamata riuscendo a contemperare gli interessi delle generazioni messe a confronto, salvaguardando un sistema che, come sopra ricordato, ha superato di recente lo “stress test” e nel contempo garantendo le nuove posizioni previdenziali ed assistenziali agli avvocati ed alle loro famiglie fino ad oggi prive di una qualsivoglia forma di tutela previdenziale.
Ed è proprio la comprovata sostenibilità cinquantennale di Cassa Forense, la garanzia e la certezza data dalla sua gestione, ad avere indotto il legislatore ad escludere la possibilità per l’avvocato di scegliere altre forme di previdenza che non siano volontarie ma mai alternative alla sua Cassa (comma 10).
Ora attendiamo fiduciosi, speriamo non illusi, che la legge di riforma della professione forense sia approvata anche dal Senato.
Quindi Cassa Forense si metterà al lavoro dovendo adottare un proprio regolamento, entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge di riforma della professione, per garantire e tutelare ancora una volta al meglio lo status dei “neoiscritti”.

Massimo Carpino - delegato di Cassa Forense (da cassaforense.it)