lunedì 3 gennaio 2011

Riflessione di De Tilla (OUA) sulla crisi della Giustizia

GIUSTIZIA, IL 2011 CRUCIALE PER IL BUON FUNZIONAMENTO DELLA MACCHINA GIUDIZIARIA, PER TUTELARE I DIRITTI DEI CITTADINI E DELLE IMPRESE

MAURIZIO DE TILLA: “SERVE UNO SCATTO DI ORGOGLIO E DI CONCRETEZZA PER IL BENE DEL PAESE E PER EVITARE ULTERIORI CONDANNE DALL’EUROPA  SULLA LUNGHEZZA DEI PROCESSI”

Il presidente dell’organismo di rappresentanza politica dell’avvocatura, Maurizio de Tilla, apre il 2011 con una riflessione sullo stato di crisi della giustizia italiana, anche alla luce della recente, ed ennesima, condanna della Corte di Giustizia europea sui ritardi degli indennizzi per chi ha subito processi troppo lunghi. Quindi riprendendo le conclusioni del recente Congresso Nazionale Forense, tenutosi a Genova lo scorso novembre, De Tilla auspica un nuovo corso nelle politiche giudiziarie, fin ad ora emergenziali e deficitarie, invita ad un confronto aperto tra tutti gli operatori del settore e indica una serie di proposte concrete per far uscire il Paese da una situazione di grande difficoltà, rilanciare la competitività, tutelare in modo efficace i diritti dei cittadini e delle imprese.
«I tempi della giustizia italiana – denuncia - confrontati con quelli degli altri paesi europei, sono estremamente lunghi. Il nostro paese si colloca al primo posto in Europa per il numero di condanne subite da parte della Corte Europea per la violazione dell’art. 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, e in particolare per non aver determinato un termine ragionevole per le decisioni delle controversie. Occorrono, quindi, interventi incisivi ed urgenti per accelerare i tempi delle sentenze. Nel decalogo OUA (presentato proprio quest’anno) si afferma che non occorrono tanto nuove leggi quanto una più trasparente gestione delle risorse e una puntuale organizzazione degli uffici e del lavoro dei giudici. Il riassetto dell’organizzazione può realizzarsi anzitutto con la creazione dell’ufficio del giudice, l’applicazione di prassi virtuose e l’informatizzazione».
«Mentre - spiega – non possiamo che sottolineare che il tentativo di conferire obbligatorietà alla media conciliazione è destinato a naufragare clamorosamente. Ne è riprova il totale fallimento del tentativo obbligatorio di conciliazione in materia di controversie di lavoro e di locazione (norme che sono state per l’appunto abrogate). E voglio ricordare che nel Congresso Nazionale Forense, l’Avvocatura ha approvato, all’unanimità, una mozione in cui dichiara con non intende avallare un approccio che possa compromettere il diritto del cittadino al giusto processo che, oltretutto, così come concepito, appare non corrispondente alle direttive europee».
«Le vie da seguire – propone il presidente dell’Oua - sono ben altre: la razionalizzazione del lavoro dei giudici che impone un ufficio efficiente, lo studio del processo, un tentativo di conciliazione nella  prima udienza (con l’apporto decisivo degli avvocati), la concentrazione delle udienze istruttorie, una decisione anche immediata.
I giudici devono prestare attenzione alle modalità di gestione dell’agenda, alle tempistiche dedicate alle udienze, ai tempi di rinvio. Occorre concentrarsi nell’attuazione di prassi universalmente condivise, con dialogo tra i giudici, gli avvocati, anche sulla scorta delle indicazioni attuate con il “metodo Barbuto”, volto allo smaltimento dei carichi giudiziari e al contenimento dei tempi processuali. Tre le direttive da seguire per riformare la macchina giudiziaria: l’organizzazione del lavoro dei giudici; l’organizzazione degli uffici amministrativi; l’utilizzo della tecnologia come leva per il cambiamento e supporto all’organizzazione. L’innovazione, inoltre, va agevolata con l’applicazione di un sistema di controllo di gestione, un intervento formativo per i responsabili di progetti, un piano di formazione del personale di cancelleria, l’attivazione via intranet di servizi per cancellieri e magistrati, lo sviluppo di una policy e di iniziative di comunicazione e coinvolgimento di tutti i magistrati. La ultima novella processuale ha abbreviato i termini per gli avvocati ma non ha fissato termini perentori per i giudici».
«Il Congresso Forense – conclude de Tilla - ha anche approvato una mozione nel merito che invita a promuovere provvedimenti in materia di giustizia civile, tra i quali: razionalizzare l’impiego dei magistrati, con periodiche verifiche della loro produttività e del rispetto dei termini; razionalizzare l’impiego del personale amministrativo e riqualificarlo; avviare un serio e generale processo di informatizzazione degli uffici giudiziari e rilanciare il processo telematico; attuare la semplificazione dei riti e delle procedure di notificazione degli atti; assicurare il rispetto delle funzioni di difesa assegnate all’Avvocatura; prevedere strumenti per l’effettiva esecuzione dei provvedimenti giudiziari».

(Da oua.it del 3.1.2011)