martedì 24 marzo 2015

Adesso le società fanno (un po’) meno paura

Prove di dialogo tra la categoria e il governo sull`ingresso
di soci di capitale negli studi legali. Con un limite del 30%

Due linee di pensiero, due opinioni diverse a confronto.

Il mondo dell`avvocatura non è nuovo a questo tipo di situazioni, ma stavolta c`è in ballo una parte di futuro.

Nel disegno di legge sulle liberalizzazioni, infatti, c`è una nuova apertura alle società tra professionisti, un modello che potrebbe cambiare il modo di intendere la professione nel prossimo futuro.

Da sempre gli avvocati (o per lo meno la maggioranza) si sono detti ostili alla possibilità di aprire gli studi legali alla partecipazione di un socio di capitale (eventualità prevista per le altre categorie professionali).

Adesso però il fronte non sembra più così compatto anche se ci sono ampi margini per trattative e soluzioni concordate.

L`apertura

«Su questa questione - afferma Ester Perifano, segretario generale  dell`Associazione nazionale forense - è necessaria un`operazione di verità e di chiarimento, se si vuole che le misure proposte - rappresentino un`opportunità di modernizzazione per l`avvocatura.

Quello che sicuramente non ci serve è una deregulation spinta del settore. È bene chiarire che c`è da parte nostra sicuramente apertura alla possibilità di avere soci, anche di capitale, purché la partecipazione del capitale sia accuratamente regolamentata e controllata, in modo da lasciare la gestione e le scelte sociali interamente nelle mani dei soci professionisti».

Mirella Casiello, presidente dell`Organismo unitario dell`avvocatura (Oua), invece ribadisce la «ferma contrarietà alla previsione dell`articolo 4 bis, che introdurrebbe la possibilità dell`esercizio nella forma di una società di capitali pura e semplice. C`è - aggiunge - il rischio di un totale assoggettamento degli avvocati operanti all`interno della nuova forma societaria ai cosiddetti poteri economici forti, con conseguente spersonalizzazione e/o massificazione dell`attività professionale forense, nonché con potenziale o concreta moltiplicazione dei conflitti d`interesse palesi e occulti».

Il compromesso

Una posizione apparentemente all`opposto di quella dell`Anf, che però apre al dialogo. «E del tutto condivisibile la posizione espressa di recente dall`Oua afferma Perifano - che chiede il rispetto dei limiti, dei criteri e delle modalità attuative previsti dall`articolo 10 della legge 183/2011 per tutte le altre società professionali. Dunque apertura ai soci di capitale, ridotti però a non più di un terzo del capitale sociale. È opportuno, pertanto, aprire immediatamente un`interlocuzione approfondita, sia con il ministero dello Sviluppo economico che con quello della Giustizia, per arrivare a uno statuto autonomo dell`avvocatura che disegni un sistema moderno e affidabile, ma rispettoso delle specificità che la nostra professione richiede per il suo rango costituzionale».

Un tavolo di trattativa che andrebbe bene anche all`Oua anche se con qualche apertura in meno verso il governo. «Chiediamo, innanzitutto, che l`articolo 4 bis venga stralciato dal disegno di legge sulla Concorrenza afferma Casiello -. Come Oua vogliamo indire un tavolo di confronto il 16 aprile a Roma fra tutte le componenti dell`avvocatura, istituzionali; politiche e sindacali, su questo tema, e su altri ugualmente fondamentali, per il futuro della nostra categoria e della giurisdizione, per definire una proposta organica e condivisa di esercizio della professione forense in forma societaria».

Prove di dialogo in una categoria dalle mille anime che si dibatte in un presente difficile ma che deve costruire un futuro diverso per poter sopravvivere.

Isidoro Trovato (da Corriere Economia del 23.3.2015)