lunedì 2 febbraio 2015

Taglio delle ferie, avvocati e giudici

Secondo l'interpretazione data nei giorni scorsi a larga maggioranza dalla Settima Commissione del Csm (con 5 voti a favore e uno contrario), le ferie dei giudici non cambierebbero dopo l'intervento dell'esecutivo. Dunque, ancora quarantacinque giorni invece dei trenta sbandierati dal governo, perché il decreto è stato scritto male, visto che la norma introdotta per ridurre le vacanze dei giudici è stata aggiunta alla precedente, senza abrogare esplicitamente la vecchia disciplina. Il documento che contiene questa presa di posizione sarà discusso dal Plenum nella seduta del quattro febbraio prossimo insieme alla proposta alternativa del laico indicato dal Movimento Cinque Stelle Alessio Zaccaria, che giudicando quella del governo una “svista grossolana”, propende per l'interpretazione opposta: cioè che si debba ritenere ridotto a 30 giorni il periodo di ferie dei magistrati.


Alla fine aveva ragione il giudice Davigo e non il ministro Orlando: le ferie dei magistrati rimarranno 45 giorni.

Possiamo tirare un respiro di sollievo perché nessuno “creperà” di lavoro, stando alle preoccupazioni espresse dal Procuratore Generale di Torino, Marcello Maddalena, in occasione della solenne inaugurazione dell'anno giudiziario.

Dunque i tempi della giustizia non si accorceranno, si ridurranno solo i termini perentori per gli avvocati, i quali dovranno depositare le loro memorie anche quando il giudice sarà in ferie.

E sì, perché il legislatore ha anche ristretto il periodo della sospensione feriale, che prima era pure di quarantacinque giorni e coincideva sostanzialmente con le ferie dei magistrati.

Di conseguenza, si accorceranno le vacanze degli avvocati, che normalmente si prendevano un periodo di riposo proprio in quei giorni.

Però l'Avvocatura, pur consapevole della inutilità della misura (perché non è dalla lunghezza del periodo di sospensione feriale che dipende la efficienza della giustizia), non ha protestato prima e neppure adesso che questo disallineamento tra la durata delle ferie dei magistrati e quello di sospensione dei termini processuali nel periodo estivo sortisce l'unico risultato di influire sulle incombenze processuali degli avvocati ma non su quelle di chi gli atti poi dovrà esaminare per emettere la sentenza.

Evitando di difendere una disposizione normativa che consentiva anche agli avvocati, approfittando della pausa estiva così lunga, di dedicare parte del loro “tempo libero” alla predisposizione degli atti da depositare alla ripresa dei termini “perentori” stabiliti dalla legge, l'Avvocatura ha fatto la scelta più giusta in un momento in cui al Paese intero sono chiesti sacrifici, così dimostrando che il lavoro non fa paura agli avvocati quando ciò giova a cittadini ed imprese, il cui interesse va anteposto al proprio pur dinanzi ad una decisione del legislatore che ha solo l'effetto di uno slogan.

Ed attenzione, che a nessuno venga in mente di dire che comunque gli avvocati guadagnerebbero di più perché – per la felicità dei liberisti nostrani – il tariffario per singola prestazione è finito in soffitta da un pezzo, sostituito da compensi a forfait.

Dunque l'onorario non subirà variazioni in aumento, sempre che si riesca a farsi pagare dai clienti: e di questi tempi, come denunciano i dati della Cassa Forense, non pare proprio che sia così facile e scontato.


Giuseppe Sileci (da ilsole24ore.com del 2.2.2015)