giovedì 30 ottobre 2014

Accesso Albo cassazionisti, discriminatorio per l’Aiga



L'Associazione italiana giovani avvocati ha depositato un ricorso al Tar del Lazio contro il nuovo regolamento, varato a luglio dal Consiglio Nazionale Forense, relativo alle modalità per l'iscrizione all'albo delle giurisdizioni superiori. È chiara, secondo AIGA, l'incostituzionalità del regolamento, con una palese disparità di trattamento nella definizione dei requisiti per diventare cassazionisti.

Giorgi, si rischiano squilibri
''È un testo - spiega la presidente di Aiga Nicoletta Giorgi - che trasforma completamente l'iter per poter patrocinare davanti alle giurisdizioni superiori, limitandone estremamente l'accesso alle generazioni più giovani di legali». Prevedendo la frequentazione di un corso centralizzato a Roma e il superamento di esami specifici, secondo i giovani legali italiani viene tradito lo spirito dello stessa legge 247/12 che all'articolo 1, comma 2, prevede di favorire l'ingresso alla stessa alla professione di avvocato e l'accesso alla stessa in particolare alle nuove generazioni. ''Il criterio di rendere più meritocratico l'accesso, che come associazione condividiamo, è stato evidentemente utilizzato per garantire la posizione di chi è già nelle condizioni di esercitare davanti alle giurisdizioni superiori - sottolinea Giorgi - creando altresì un evidente squilibrio concorrenziale tra due componenti della stessa categoria professionale''.

Le nuove norme, inoltre, impediscono una rappresentanza delle nuove generazioni in seno allo stesso Consiglio nazionale forense. ''Questo regolamento - chiarisce infatti la presidente dei giovani avvocati italiani - non solo impedirà alle generazioni più giovani di svolgere il patrocinio in ogni fase del giudizio, aprendo altresì la necessità di ricorrere al 'prestito di firma' da parte di colleghi già abilitati perché non soggetti al sistema riformato, ma limiterà anche il ricambio generazionale nella rappresentanza istituzionale dell'avvocatura, riservata appunto ai cassazionisti''.

Il 60% degli iscritti all'albo ha meno di 45 anni
La scelta di impugnare questo regolamento risponde alla necessità di garantire parità di condizioni tra le diverse generazioni di cui si compone l'avvocatura, dove oggi il 60% degli iscritti all'albo ha meno di 45 anni: ''il cambiamento, in questo caso, non ha portato ad un miglioramento del sistema - denuncia Giorgi - L'abilitazione alle giurisdizioni superiori non interessa allo stesso modo tutti gli avvocati, oggi evidentemente preoccupati a trovare nuove risorse, nuovi spazi di mercato che incidano sul quotidiano svolgimento della professione, tuttavia questo aspetto non può consentire che la legge 247/12, con questo regolamento totalmente demandato al Cnf, non consenta di garantire uguali opportunità e libertà di autodeterminazione ad ogni avvocato italiano''.

No ad una avvocatura di serie B
Lo spettro è quello di un'avvocatura spaccata in due, proprio a causa del provvedimento firmato dal Consiglio nazionale forense: «È inaccettabile la creazione di un'avvocatura di serie A e di serie B - attacca la presidente dei giovani avvocati italiani - immaginare tanto più che la legge di riforma forense ad oggi garantisce l'adempimento della formazione continua proprio da parte di chi poi, per ostacoli pratici ed economicamente poco sostenibili, è posto nelle condizioni di non poter esercitare in ogni grado di giudizio il proprio mandato difensivo. Ai giovani deve essere lasciata la libertà di scegliere il proprio percorso professionale''.

(Da ilsole24ore.com del 30.10.2014)