martedì 1 luglio 2014

TUTTI CONTRO IL POS



di Luigi Berliri


Coro di no dai professionisti al Pos, il dispositivo elettronico che consente ai clienti che non possiedono partita Iva di effettuare i pagamenti delle prestazioni professionali tramite bancomat e carte di credito. Una norma, secondo il legislatore, anti evasione fiscale. Le levate di scudi degli interessati alla riscossione sono motivate dai costi aggiuntivi da sopportare per l’installazione dell’apparato Pos. Al netto delle offerte contrattuali che alcune banche stanno proponendo ai propri migliori clienti, secondo le stime realizzate dalla Cgia su un campione significativo di istituti di credito italiani, un'azienda con 100.000 euro di ricavo annuo, con il Pos, tra canone mensile, canone annuale e la percentuale di commissione sull'incasso, "dovrà sostenere una spesa media annua di 1.200 euro". Ma come sempre in Italia c’è sempre una scappatoia: quello che è indicato come un «obbligo» non è infatti accompagnato da alcuna sanzione. E quindi, che obbligo è un obbligo senza punizione? È in realtà un «onere» — sostengono i pareri legali richiesti dalle associazioni professionali — il cui mancato rispetto può portare, semmai, a sanzione successiva a intervento della guardia di finanza, ma evitabile anche questa mettendosi d’accordo col cliente, prima di fornire la prestazione, sul mezzo di pagamento: bonifico elettronico e bancario, assegno, addebito diretto. E così la scadenza del 30 giugno scocca in sordina. “C’è calma, poche richieste di informazioni dagli associati - dicono dalla Cna. «La mancata previsione di una sanzione esclude l’esistenza dell’obbligo di installazione del Pos”, ribadisce Luciana Marchiani, responsabile servizio tributario dell’associazione, che comunque consiglia alle imprese di concordare preventivamente la forma di pagamento “per non provocare un irrigidimento dei rapporti con i clienti”. Una norma “stupida” la definiscono l’Ordine degli architetti e il presidente dell’Ordine degli avvocati di Firenze, Sergio Paparo. Strumento spesso inutilizzabile, “in quanto i pagamenti, anche minimi, delle attività professionali di architetti, pianificatori e paesaggisti, sono normalmente superiori ai massimali della carta di debito», dice il parere che esibisce l’Ordine degli architetti. E lo stesso vale per gli avvocati. «L’unico risultato sarà un introito per le aziende di produzione e affitto della apparecchiature Pos valutabile in almeno mezzo miliardo all’anno” attaccano gli architetti. “E poi — sostiene Marzia Magrini, vicepresidente dell’Ordine di Firenze — la norma è inadeguata al rapporto professionale che non è assimilabile alla serialità dell’attività commerciale”. “Dall’inizio dell’anno è entrata in vigore la norma – osserva Alberto Mion, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili di Verona – che riteniamo inidonea allo scopo per cui è stata introdotta che è quello di combattere l’evasione, dato che esiste già il limite di mille euro sull’importo pagabile in contanti; eventualmente sarebbe stato più utile abbassare ulteriormente la soglia di utilizzo del denaro contante. Inoltre è appurato che la parte più consistente del fenomeno dell’evasione si annida nelle grosse operazioni anche internazionali e nel fenomeno delle fatture false. Su questo dovrebbe focalizzarsi il controlli degli organi preposti.” Sul fronte dei costi, si stima un importo di attivazione del servizio di circa cento euro a cui si aggiungono i costi di gestione mensili oltre ad una commissione per ogni transazione che varia tra l’1% e il 3% secondo il circuito bancario. L’obbligo vale per le prestazioni rese esclusivamente a persone fisiche che agiscono per scopi privati, quindi i consumatori, e non riguarderebbe le prestazioni rese ad imprese e a professionisti. “L’introduzione del Pos negli studi – conclude Mion – più che un reale beneficio ai clienti degli studi professionali, rappresenta un favore agli erogatori del servizio, che saranno gli unici a beneficiarne, considerati i costi fissi di installazione e di gestione dello strumento e quelli proporzionali al volume degli incassi tramite lo strumento”. "Il Pos obbligatorio rappresenta un ulteriore onere per i professionisti, già gravati da numerosi obblighi. I nostri iscritti chiedono una semplificazione del sistema e invece arrivano sempre nuovi adempimenti, che sono tra l'altro di dubbia utilità e che porteranno ulteriori spese di cui farsi carico", spiega Vincenzo Moretta, presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli. "Sicuramente questa modalità di pagamento può rappresentare un'agevolazione per il cliente ma - continua Moretta - dovrebbe rappresentare un'opportunità e non un nuovo onere per il professionista, che dovrà sostenere altri costi tra cui il canone mensile, stimato tra i 10 e 28 euro. Ed infine non dobbiamo dimenticare la percentuale del circa 2% che l'istituto di credito di riferimento, applicherà su ogni importo transato".


(Da Mondoprofessionisti del 30.6.2014)