giovedì 15 dicembre 2011

Ordini mezzi salvi

L'abolizione automatica degli Ordini professionali si allontana. Ad attenuare la scadenza del 13 agosto 2012 come termine ultimo  riformare gli statuti pena la decadenza tout court è stato un emendamento dei due relatori della manovra salva Italia: Pier Paolo Baretta (Pd) e Maurizio Leo (Pdl). Decadranno infatti solo quelle norme  come l’abolizione delle tariffe minime, le norme non trasparenti sulla deontologia, il mancato obbligo di polizza assicurativa, la non previsione dell'aggiornamento professionale continuo e la mancanza dell’inserimento nei regolamenti degli ordini di un equo compenso per i tirocinanti. Scompaiono dunque le forche caudine della riforma degli ordini professionali con regolamento governativo e decreto presidenziale entro il 13 agosto 2012, entro cioè un anno dall’entrata in vigore della manovra di Ferragosto. “Si tratta certamente  - ha commentato la presidente del Cup e dei Consulenti del Lavoro Marina Calderone (nella foto) - di un passo avanti e di un ripensamento nei confronti della norma introdotta nella legge di stabilità 2012 che, se fosse stata confermata, avrebbe comportato la destrutturazione del sistema ordinistico.  Tuttavia – ha aggiunto la Calderone -  non si può omettere di rilevare che, anche con questa formulazione, laddove si mantiene la previsione del termine del 13 agosto 2012, si rischia la paralisi (in assenza di emanazione del regolamento di cui alla legge 183/2011) di alcuni istituti essenziali come l'apparato disciplinare che va certamente riformato ma che non può essere reso inoperante. Sui giudizi disciplinari si è spesso incentrato il dibattito e il tema è stato usato dai detrattori degli ordini per sostenere che gli organi di disciplina andassero modificati per rendere ancor più incisiva l'azione disciplinare nei confronti degli iscritti. Questo obiettivo non si potrà certamente conseguire paralizzando il sistema e rendendo di fatto impunibili coloro i quali commettono delle infrazioni ai codici di disciplina. Ancora una volta, sottolineiamo l'importanza della concertazione con gli Ordini, al fine di individuare il miglior percorso per dare attuazione alle riforme attese da anni”. Non del tutto soddisfatto il presidente dell’Oua, Maurizio de Tilla: “Il decreto attacca senza ragione alcuna le professioni – spiega - nel decreto varato dal nuovo Governo Monti si passava addirittura a  una illegittima abrogazione automatica se entro il 13 agosto del 2012 gli ordinamenti professionali non saranno riformati. Una ghigliottina contro il diritto e la Costituzione. Inoltre -, prosegue l’avvocato De Tilla -, la norma della legge di stabilità (articolo 10) viola l’articolo 3 della Costituzione, perché un regolamento non può abrogare una legge, ma anche l’art. 117(comma 3), perché elude la competenza concorrente tra Stato e Regioni nella materia delle professioni”. Prudente anche io Cnf . “L’emendamento dei relatori – sottolinea il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa - ha il pregio di evitare il rischio caos ma è insufficiente. L’emendamento dei relatori all’articolo 33 del decreto Monti – aggiunge Alpa - è un atto dovuto del legislatore per evitare le conseguenze disastrose e senza senso di una abrogazione tout court degli ordinamenti professionali, come più volte rilevato nei giorni scorsi. Un atto dovuto che però è insufficiente e non risolve le ben più gravi mancanze di una legislazione superficiale e tecnicamente sbagliata, che pretenderebbe di disciplinare l’ordinamento forense con un regolamento dello Stato e non con legge. Per il Cnf, infatti, l’aver delegificato le norme in materia di ordinamenti professionali, anche quelli che coinvolgono i diritti dei cittadini, è una palese violazione della Costituzione”.  Nel merito, il Cnf ancora una volta ribadisce che tali principi sono già contenuti nella propria proposta di riforma, condivisa dall’avvocatura, ferma da due anni in parlamento. Basterebbe approvarla con i ritocchi che si ritenessero necessari. “ Sorprende - rileva  Alpa - il ripensamento su attività certo non di rilievo costituzionale mentre sulle professioni, e sull’avvocatura a cui spetta la funzione della difesa dei diritti dei cittadini, in particolare, si interviene in spregio della correttezza costituzionale, in nome di una inesistente connessione tra crisi economica, crisi della giustizia e avvocatura”.

(Da Mondoprofessionisti del 14.12.2011)