mercoledì 8 aprile 2015

Il processo civile telematico verso il caos

De Tilla (Anai): abbiamo un universo
normativo a puzzle indecifrabile

Doveva essere il toccasana per snellire i processi e invece, di fatto, gli avvocati sono risucchiati nel gorgo del processo telematico. A denunciare la complessa situazione che sta vivendo la categoria con l'entrata in vigore del processo civile telematico è l’Anai, l’associazione nazionale degli avvocati italiani. «Vi sono gravi inconvenienti per la difettosa informatizzazione dell’apparato giudiziario e per la discordanza di prassi territoriali, si incrementano notifiche, comunicazioni, depositi, restano quasi ovunque da depositare le copie cartacee degli atti» denuncia il presidente Anai Maurizio De Tilla. Il presidente Anai elenca alcuni disservizi: «Alcuni uffici non accettano più atti cartacei, altri richiedono depositi con modalità tradizionali, magari accompagnati da supporti, come dischi o chiavette, sui quali caricare il materiale. Sussistono inoltre disparità di decisioni sulla portata ed estensione del processo telematico. Ed infatti alcuni giudici ritengono che sia possibile depositare in via telematica anche gli atti introduttivi della lite. Cosa succede, poi, se in alcuni uffici mancano gli strumenti informatici per riceverli?È da considerare nullo l’atto depositato in un formato diverso da quello previsto? È possibile una rimessione in termini?  L'attuazione è resa ancora più complessa - continua De Tilla - dalle “specifiche tecniche” che impongono che l’atto da depositare debba essere un file pdf “nativo digitale” ottenuto trasformando (tramite la funzionalità del pc) un documento peritale. Si consideri che le decisioni dei giudici, in modo pressoché unanime, hanno stabilito la nullità degli atti in formati diversi. E ciò anche se la normativa sul processo telematico non prevede la sanzione della nullità per il mancato rispetto dei formati. L’avvocatura ha, opportunamente, chiesto protocolli armonizzati o un unico provvedimento nazionale. Ci sono alcuni tribunali nei quali il P.c.t. non funziona. In altri tribunali sussistono difficoltà di collegamento al sistema giustizia in determinati orari. Spesso vi è ritardo nell’accettazione dell’atto da parte del personale di cancelleria. Per i depositi di decreti ingiuntivi fra la consegna e l’accettazione a volte decorre anche un mese. L’aggiornamento software dei tribunali preclude, nel giorno previsto per tale attività, l’invio e il conseguente deposito degli atti. Non esiste il registro storico degli invii in caso di sospensione del sistema. I documenti e gli atti depositati telematicamente nei procedimenti avanti il tribunale non vengono acquisiti dalle Corti di Appello (salvo poche eccezioni). Siamo in presenza di un universo normativo a puzzle, spesso indecifrabile, contraddittorio, di difficile apprensione e consultazione.  Altra anomalia: Ad esempio, il decreto ingiuntivo si presenta in via telematica ma l’opposizione è cartacea. La citazione, la comparsa di costituzione sono cartacee, le memorie istruttorie e finali sono telematiche. La sentenza è telematica, ma l’appello è cartaceo. È cartaceo anche il ricorso per cassazione.  Occorre stoppare tutte queste anomalie - ha concluso De Tilla - fermiamo il caos del Processo Civile Telematico e uniformiamo le regole su tutto il territorio nazionale!».


(Da Mondoprofessionisti del 7.4.2015)