mercoledì 28 gennaio 2015

Giustizia lenta, un salasso

Nell'ultimo anno sono raddoppiati
i procedimenti: da 2.700 a 5.253
Il debito Pinto sfora i 400 milioni di euro

Il debito Pinto, maturato per l'eccessiva lentezza dei processi, sfora quota 400 milioni di euro. E per ogni condanna il ministero della giustizia si trova a pagare, di prassi, più del doppio di quanto stabilito dall'autorità giudiziaria, a causa degli ulteriori filoni di contenzioso che si moltiplicano: procedure esecutive, giudizi di ottemperanza, ricorsi alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Basti pensare che i soli ricorsi al giudice amministrativo per i giudizi di ottemperanza in materia di legge Pinto, nell'ultimo anno, sono raddoppiati: passando dai 2.700 del 2013 ai 5.253 registrati al 15 novembre 2014. Sono gli ultimi, allarmanti dati resi noti dal ministero della giustizia in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2015 sul capitolo legge Pinto, da anni ormai tallone d'Achille dell'Amministrazione. E non ha dato frutti neanche l'intervento normativo contenuto nel dl n. 35/2013, che si prefiggeva appunto il contenimento delle procedure esecutive.

Entriamo nel dettaglio. La materia dei ritardi della giustizia ordinaria, si legge nella relazione di via Arenula, costituisce la gran parte del contenzioso seguito dalla Direzione generale del contenzioso e dei diritti umani. Il prioritario obiettivo dell'amministrazione, quindi, dovrebbe essere l'eliminazione delle condanne, per la sua incidenza sia sulle casse dello stato, sia sulla valutazione di efficienza e affidabilità. Ma il principale problema che affligge la Direzione generale resta quello delle procedure di pagamento delle condanne: l'alto numero di condanne e i limitati stanziamenti sul relativo capitolo di bilancio, unitamente al mancato ricorso allo speciale ordine di pagamento c.d. «in conto sospeso», hanno comportato, secondo il ministero, un forte accumulo di arretrato del debito ex legge Pinto ancora da pagare, che a metà anno 2014 ammontava a oltre 400 milioni di euro. I ritardi nei pagamenti degli indennizzi, inoltre, hanno portato, come detto alla creazione di ulteriori filoni di contenzioso in costante aumento, con l'aggravio di spese anche molto consistenti. Se poi la novella contenuta nel dl n. 35/2013 «non ha prodotto i risultati sperati», nel 2013 si è potuto, tuttavia, «stimare l'utilità, in termini di risparmio per l'Erario, della circolare varata nel gennaio 2013 dalla Direzione generale del contenzioso e dei diritti umani, volta a contenere i costi dei giudizi di ottemperanza, attraverso il pagamento di quanto ancora dovuto dall'Amministrazione nelle more del giudizio». In pratica, rispetto a una condanna alle spese di lite mediamente di 500 euro, con il pagamento in corso di giudizio l'Amministrazione ha ottenuto una contrazione della condanna alle spese pari a 180 euro di media. Per fronteggiare questa situazione, continua la relazione, il ministero ha presentato, nell'aprile 2014, un progetto volto al rientro del debito Pinto, «la cui realizzazione appare un obiettivo non più rinviabile, considerato soprattutto l'impatto che il suddetto debito ha sul numero dei ricorsi pendenti contro l'Italia a Strasburgo».

In questo quadro si sono iscritti, inoltre, circa mille ricorsi proposti alla Corte Edu per lamentare il pagamento ritardato degli indennizzi da parte del ministero della giustizia, che avrebbero comportato ulteriori esborsi a carico dello Stato per porre fine al contenzioso. Per essi, il ministero ha elaborato un Piano di rientro da attuarsi entro fine 2014, che è stato realizzato «e costituisce un risultato molto importante sia in termini di risparmio per l'Erario sia in termini di immagine dello Stato, che vedrà notevolmente contratte le sue pendenze presso la Corte Edu». 

Gabriele Ventura – Italia Oggi (da oua.it del 28.1.2015)