A Roma catene umane e cortei, gli
avvocati
scendono in piazza contro "La
giustizia umiliata"
Il
brutto tempo non ha fermato la protesta degli avvocati. In diecimila oltre a
loro tra magistrati onorari e cittadini hanno invaso il centro della Capitale
in occasione della manifestazione di protesta promossa dall'Organismo Unitario
dell'Avvocatura, al grido ''difesa della democrazia'' e ''la nostra dignità è
la vostra libertà''. Dopo tre giorni di astensione dalle udienze, oggi a Roma
gli avvocati hanno indetto una manifestazione nazionale. Alcuni legali hanno
allestito uno stand davanti a Montecitorio, mentre i giovani avvocati hanno
organizzato una catena umana davanti alla Cassazione. Alle 13 è partito un
corteo da piazza della Repubblica fino a piazza Santi Apostoli aperto dallo
striscione "In difesa della democrazia''. Quasi tutti i legali indossavano
fasce tricolore di carta sul modello di quelle dei sindaci. Moltissime le
bandiere italiane, senza alcuna insegna.
“Il messaggio al nuovo Governo Renzi è chiaro – avverte il presidente
dell’Oua, Nicola Marino- È giunto il momento delle riforme, finita l'epoca
degli interventi spot che danneggiano i cittadini. Vogliamo una giustizia
moderna, efficiente ed efficace, non un sistema farraginoso che tutela solo
pochi privilegiati. Cambiare si può - aggiunge- Gli avvocati sono disponibili a
dare il loro contributo. Noi non entriamo nello sterile gioco del totonomine,
ma al futuro Guardasigilli, sin da ora, chiediamo di avviare una nuova stagione
riformatrice con il concorso di idee di tutti, avvocati e magistrati. Basta con
i provvedimenti scritti da chi non ha mai operato in tribunale. Oggi il nostro
è un grido di dolore -aggiunge Marino - per come è ridotta la giustizia. Siamo
a un punto in cui è difficile sia per noi come avvocati che per i cittadini
difendere i diritti per i costi eccessivi della giustizia. La soppressione, con
il riordino della geografia giudiziari, di oltre mille tribunali, ha tolto
inoltre la prossimità e quindi la possibilità di accedere alla giustizia con
costi sempre più elevati". Gli avvocati chiedono oggi l'immediato ritiro
del ddl delega sul processo civile, protestano contro i 'regali' sulla Rc Auto
alle compagnie assicurative a scapito dei cittadini, gli errori e le
inefficienze del rito cosiddetto
Fornero, la costante aggressione al gratuito patrocinio. "I costi sono diventati talmente
eccessivi - spiega ancora il presidente dell'Oua - che ad esempio un piccolo proprietario di
un immobile per eseguire uno sfratto per morosità deve recarsi al tribunale
centrale del luogo dello sfratto e all'ufficiale giudiziario spetta un'indennità
di trasferta. Se l'immobile si trova a 100 chilometri i
costi saranno non meno di 700 euro al quale va aggiunto il compenso, esiguo,
dell'avvocato". "Dobbiamo per forza avere fiducia sul nuovo esecutivo
– dice ancora Marino - abbiamo in programma un'astensione dalle udienze per
marzo che potrà essere revocata in base alla disponibilità del prossimo
ministro della giustizia".''Sono veramente fiero - dichiara Mauro Vaglio,
Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma, da tempo in prima
linea contro la deriva della giustizia in Italia - che tutte le Associazioni
romane, a prescindere dalle rispettive posizioni di politica forense, abbiano
finalmente capito che in momenti difficili per la giustizia come questo
l'unitarietà dell'Avvocatura costituisce un principio irrinunciabile per
tutelare i cittadini, che sono il vero bersaglio di questi provvedimenti
contrari alla Costituzione”. Il guanto della sfida è stato lanciato: gli
Avvocati Italiani sono scesi in piazza per la seconda volta nella storia
dell'Avvocatura nazionale (dopo quella del 23 ottobre 2012) per affrontare i
gravi squilibri che hanno colpito la giustizia Italiana a seguito degli
inaccettabili provvedimenti del Governo, e per ribadire la funzione sociale
dell'avvocato a difesa dei diritti dei cittadini, della Costituzione e della
Democrazia. ''Gli ultimi improvvidi interventi governativi e parlamentari -
spiega il Consigliere Tesoriere dell'Ordine degli Avvocati di Roma, Antonino
Galletti - hanno infarcito il nostro sistema di Giustizia di tanti inutili
aggravi con l'intento di conculcare i diritto dei cittadini a rivolgersi al
Giudice per ottenere tutela dei loro diritti e interessi: dall'aumento
indiscriminato del contributo unificato che costituisce nei fatti una barriera
all'accesso alla Giustizia sino alle deliranti previsioni di introdurre la c.d.
motivazione a pagamento, donde il cittadino per sapere perché ha vinto o perso
in giudizio dovrà versare un obolo ulteriore allo Stato. È chiaro - conclude
Galletti - che il sistema è oramai al collasso e l'Avvocatura non può tollerare
supinamente il calpestio dei diritti dei cittadini, sopratutto dei più poveri e
di coloro che hanno bisogno di rivolgersi al Giudice per ottenere una tutela''.
''La compressione del diritto di difesa dei cittadini - incalza il presidente
del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma - è sempre stato uno dei primi
segni che accompagna la formazione di regimi totalitari e liberticidi. Il
povero cittadino italiano è sottoposto ormai ad una 'dittatura economica', ed
emerge palese la volontà di scoraggiare l'accesso dei cittadini alla tutela
giudiziaria, cioè la trasformazione di un diritto costituzionale - conclude -
in un 'privilegio' per coloro che, in virtù delle loro condizioni economiche,
possono permettersi il pagamento degli onerosi tributi imposti per ricorrervi.
Per questo e tanto altro, tutte le sigle associative dell'Avvocatura romana
attendono in piazza, sicuri di trovare consensi non solo fra gli avvocati, ma
anche fra tutte quelle figure che dalla giustizia per ricchi sarebbero danneggiate:
dalle segretarie di studio al personale domestico, dai clienti fino a qualche
magistrato cosciente del fatto che uccidendo l'avvocatura si uccide la
giustizia. E che uccidendo la giustizia non la si può rendere ai cittadini. Ci
auguriamo che il prossimo Governo inverta totalmente la rotta''. Gli fa eco il
segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano “Il Parlamento e il Presidente del Consiglio
incaricato Renzi ascoltino la composta protesta degli avvocati, perché se a
scendere in piazza oggi è l’avvocatura e qualche giorno fa sono stati artigiani
e commercianti, c'è sicuramente da essere preoccupati. L’avvocatura, di cui
l’Anf rappresenta una parte significativa, richiede un confronto schietto e
serrato con la politica, mettendo sul tavolo proposte concrete, a costo zero
per le casse pubbliche, ma a tutto vantaggio dei cittadini e
dell’amministrazione della giustizia. Oggi gli avvocati sono scesi in piazza a
Roma, mentre altri colleghi, in Sardegna e in Puglia, sono in sciopero ad
oltranza contro i provvedimenti in elaborazione al ministero della Giustizia.
Un Ministero – continua Perifano - che
troppo spesso negli ultimi anni è stato sordo alle richieste di condivisione
degli interventi in materia di giustizia giunti da chi, come gli avvocati, ha
il polso della situazione nei tribunali italiani. È ora che gli avvocati
entrino, a tutti gli effetti e come peraltro la legge consente, nell’ufficio
legislativo del Ministero della giustizia. La loro presenza avrebbe, ad
esempio, evitato i risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti: il
processo civile tra filtri e costi proibitivi è diventato per i cittadini un
lusso e, come se non bastasse, si vuole continuare a mettere le mani nelle
tasche dei cittadini con la motivazione a pagamento e la responsabilità
solidale tra avvocati e clienti in caso in cui il giudice accerti la
temerarietà di una lite. L’avvocatura
chiede di essere ascoltata, perché ha proposte vere, che prescindono dalla
bulimia legislativa degli ultimi anni. E chi spera di piegarci, ha fatto male i
conti, perché l'unico modo che abbiamo di onorare la nostra toga è quello di
svolgere, sino in fondo, la nostra funzione costituzionale e difendere i
cittadini dalle prepotenze che, sempre più spesso negli ultimi anni, provengono
paradossalmente proprio dallo Stato" - conclude Perifano. “Quando si
assiste all'assunzione di scelte che vengono qualificate come operazioni volte
al miglioramento dell'efficienza del sistema giustizia ed invece sono
completamente avulse dalle reali necessità e creano ulteriori ostacoli al
cittadino si deve reagire” dice
Nicoletta Giorgi, presidente nazionale dell’Aiga, (Associazione italiana
giovani avvocati) spiegando l’iniziativa
che oggi, al culmine dei tre giorni di scioperi indetti dall’avvocatura, ha
visto questa mattina una rappresentanza dei giovani avvocati italiani cingere
simbolicamente la Corte
di Cassazione. “Il ministro uscente
della giustizia Annamaria Cancellieri – ha spiegato Nicoletta Giorgi -
nonostante le numerose riforme promulgate ha dovuto prendere atto che il
contenzioso pendente e l'arretrato non è diminuito. Se, quindi, in uscita non
aumentano i numeri, lo Stato cerca di ridurre quelli in entrata con una serie
di strumenti che poco apportano al miglioramento del sistema giustizia:
l'aumento di costi per le spese di iscrizione a ruolo delle cause, la
previsione di un ulteriore pagamento per avere la motivazione della sentenza,
la previsione di una responsabilità solidale del legale per le cause che
venissero qualificate come temerarie, interventi sul processo esecutivo poco
incisivi. Quella dell'Avvocatura è una protesta per il cittadino, perché non
subisca l'ennesima vessazione in nome di un principio di efficienza che elida
il diritto di difesa”. A proposito della
formazione del nuovo governo, infine, la presidente Giorgi, esprime un augurio:
“Chiunque sia il prossimo ministro della giustizia vorremmo comprendesse
l’importanza del dialogo e del confronto con l’Avvocatura e gli operatori della
giustizia per intervenire tempestivamente ed efficacemente. Noi siamo pronti a
sederci al tavolo”.
Luigi Berliri (da
Mondoprofessionisti del 20.2.2014)