giovedì 20 febbraio 2014

SFILA LA RABBIA DELL'AVVOCATURA

A Roma catene umane e cortei, gli avvocati
scendono in piazza contro "La giustizia umiliata"

Il brutto tempo non ha fermato la protesta degli avvocati. In diecimila oltre a loro tra magistrati onorari e cittadini hanno invaso il centro della Capitale in occasione della manifestazione di protesta promossa dall'Organismo Unitario dell'Avvocatura, al grido ''difesa della democrazia'' e ''la nostra dignità è la vostra libertà''. Dopo tre giorni di astensione dalle udienze, oggi a Roma gli avvocati hanno indetto una manifestazione nazionale. Alcuni legali hanno allestito uno stand davanti a Montecitorio, mentre i giovani avvocati hanno organizzato una catena umana davanti alla Cassazione. Alle 13 è partito un corteo da piazza della Repubblica fino a piazza Santi Apostoli aperto dallo striscione "In difesa della democrazia''. Quasi tutti i legali indossavano fasce tricolore di carta sul modello di quelle dei sindaci. Moltissime le bandiere italiane, senza alcuna insegna.   “Il messaggio al nuovo Governo Renzi è chiaro – avverte il presidente dell’Oua, Nicola Marino- È giunto il momento delle riforme, finita l'epoca degli interventi spot che danneggiano i cittadini. Vogliamo una giustizia moderna, efficiente ed efficace, non un sistema farraginoso che tutela solo pochi privilegiati. Cambiare si può - aggiunge- Gli avvocati sono disponibili a dare il loro contributo. Noi non entriamo nello sterile gioco del totonomine, ma al futuro Guardasigilli, sin da ora, chiediamo di avviare una nuova stagione riformatrice con il concorso di idee di tutti, avvocati e magistrati. Basta con i provvedimenti scritti da chi non ha mai operato in tribunale. Oggi il nostro è un grido di dolore -aggiunge Marino - per come è ridotta la giustizia. Siamo a un punto in cui è difficile sia per noi come avvocati che per i cittadini difendere i diritti per i costi eccessivi della giustizia. La soppressione, con il riordino della geografia giudiziari, di oltre mille tribunali, ha tolto inoltre la prossimità e quindi la possibilità di accedere alla giustizia con costi sempre più elevati". Gli avvocati chiedono oggi l'immediato ritiro del ddl delega sul processo civile, protestano contro i 'regali' sulla Rc Auto alle compagnie assicurative a scapito dei cittadini, gli errori e le inefficienze  del rito cosiddetto Fornero, la costante aggressione al gratuito patrocinio.  "I costi sono diventati talmente eccessivi - spiega ancora il presidente dell'Oua  - che ad esempio un piccolo proprietario di un immobile per eseguire uno sfratto per morosità deve recarsi al tribunale centrale del luogo dello sfratto e all'ufficiale giudiziario spetta un'indennità di trasferta. Se l'immobile si trova a 100 chilometri i costi saranno non meno di 700 euro al quale va aggiunto il compenso, esiguo, dell'avvocato". "Dobbiamo per forza avere fiducia sul nuovo esecutivo – dice ancora Marino - abbiamo in programma un'astensione dalle udienze per marzo che potrà essere revocata in base alla disponibilità del prossimo ministro della giustizia".''Sono veramente fiero - dichiara Mauro Vaglio, Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma, da tempo in prima linea contro la deriva della giustizia in Italia - che tutte le Associazioni romane, a prescindere dalle rispettive posizioni di politica forense, abbiano finalmente capito che in momenti difficili per la giustizia come questo l'unitarietà dell'Avvocatura costituisce un principio irrinunciabile per tutelare i cittadini, che sono il vero bersaglio di questi provvedimenti contrari alla Costituzione”. Il guanto della sfida è stato lanciato: gli Avvocati Italiani sono scesi in piazza per la seconda volta nella storia dell'Avvocatura nazionale (dopo quella del 23 ottobre 2012) per affrontare i gravi squilibri che hanno colpito la giustizia Italiana a seguito degli inaccettabili provvedimenti del Governo, e per ribadire la funzione sociale dell'avvocato a difesa dei diritti dei cittadini, della Costituzione e della Democrazia. ''Gli ultimi improvvidi interventi governativi e parlamentari - spiega il Consigliere Tesoriere dell'Ordine degli Avvocati di Roma, Antonino Galletti - hanno infarcito il nostro sistema di Giustizia di tanti inutili aggravi con l'intento di conculcare i diritto dei cittadini a rivolgersi al Giudice per ottenere tutela dei loro diritti e interessi: dall'aumento indiscriminato del contributo unificato che costituisce nei fatti una barriera all'accesso alla Giustizia sino alle deliranti previsioni di introdurre la c.d. motivazione a pagamento, donde il cittadino per sapere perché ha vinto o perso in giudizio dovrà versare un obolo ulteriore allo Stato. È chiaro - conclude Galletti - che il sistema è oramai al collasso e l'Avvocatura non può tollerare supinamente il calpestio dei diritti dei cittadini, sopratutto dei più poveri e di coloro che hanno bisogno di rivolgersi al Giudice per ottenere una tutela''. ''La compressione del diritto di difesa dei cittadini - incalza il presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma - è sempre stato uno dei primi segni che accompagna la formazione di regimi totalitari e liberticidi. Il povero cittadino italiano è sottoposto ormai ad una 'dittatura economica', ed emerge palese la volontà di scoraggiare l'accesso dei cittadini alla tutela giudiziaria, cioè la trasformazione di un diritto costituzionale - conclude - in un 'privilegio' per coloro che, in virtù delle loro condizioni economiche, possono permettersi il pagamento degli onerosi tributi imposti per ricorrervi. Per questo e tanto altro, tutte le sigle associative dell'Avvocatura romana attendono in piazza, sicuri di trovare consensi non solo fra gli avvocati, ma anche fra tutte quelle figure che dalla giustizia per ricchi sarebbero danneggiate: dalle segretarie di studio al personale domestico, dai clienti fino a qualche magistrato cosciente del fatto che uccidendo l'avvocatura si uccide la giustizia. E che uccidendo la giustizia non la si può rendere ai cittadini. Ci auguriamo che il prossimo Governo inverta totalmente la rotta''. Gli fa eco il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano   “Il Parlamento e il Presidente del Consiglio incaricato Renzi ascoltino la composta protesta degli avvocati, perché se a scendere in piazza oggi è l’avvocatura e qualche giorno fa sono stati artigiani e commercianti, c'è sicuramente da essere preoccupati. L’avvocatura, di cui l’Anf rappresenta una parte significativa, richiede un confronto schietto e serrato con la politica, mettendo sul tavolo proposte concrete, a costo zero per le casse pubbliche, ma a tutto vantaggio dei cittadini e dell’amministrazione della giustizia. Oggi gli avvocati sono scesi in piazza a Roma, mentre altri colleghi, in Sardegna e in Puglia, sono in sciopero ad oltranza contro i provvedimenti in elaborazione al ministero della Giustizia. Un Ministero – continua Perifano -  che troppo spesso negli ultimi anni è stato sordo alle richieste di condivisione degli interventi in materia di giustizia giunti da chi, come gli avvocati, ha il polso della situazione nei tribunali italiani. È ora che gli avvocati entrino, a tutti gli effetti e come peraltro la legge consente, nell’ufficio legislativo del Ministero della giustizia. La loro presenza avrebbe, ad esempio, evitato i risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti: il processo civile tra filtri e costi proibitivi è diventato per i cittadini un lusso e, come se non bastasse, si vuole continuare a mettere le mani nelle tasche dei cittadini con la motivazione a pagamento e la responsabilità solidale tra avvocati e clienti in caso in cui il giudice accerti la temerarietà di una lite.  L’avvocatura chiede di essere ascoltata, perché ha proposte vere, che prescindono dalla bulimia legislativa degli ultimi anni. E chi spera di piegarci, ha fatto male i conti, perché l'unico modo che abbiamo di onorare la nostra toga è quello di svolgere, sino in fondo, la nostra funzione costituzionale e difendere i cittadini dalle prepotenze che, sempre più spesso negli ultimi anni, provengono paradossalmente proprio dallo Stato" - conclude Perifano. “Quando si assiste all'assunzione di scelte che vengono qualificate come operazioni volte al miglioramento dell'efficienza del sistema giustizia ed invece sono completamente avulse dalle reali necessità e creano ulteriori ostacoli al cittadino si deve reagire”  dice Nicoletta Giorgi, presidente nazionale dell’Aiga, (Associazione italiana giovani avvocati)  spiegando l’iniziativa che oggi, al culmine dei tre giorni di scioperi indetti dall’avvocatura, ha visto questa mattina una rappresentanza dei giovani avvocati italiani cingere simbolicamente la Corte di Cassazione.  “Il ministro uscente della giustizia Annamaria Cancellieri – ha spiegato Nicoletta Giorgi - nonostante le numerose riforme promulgate ha dovuto prendere atto che il contenzioso pendente e l'arretrato non è diminuito. Se, quindi, in uscita non aumentano i numeri, lo Stato cerca di ridurre quelli in entrata con una serie di strumenti che poco apportano al miglioramento del sistema giustizia: l'aumento di costi per le spese di iscrizione a ruolo delle cause, la previsione di un ulteriore pagamento per avere la motivazione della sentenza, la previsione di una responsabilità solidale del legale per le cause che venissero qualificate come temerarie, interventi sul processo esecutivo poco incisivi. Quella dell'Avvocatura è una protesta per il cittadino, perché non subisca l'ennesima vessazione in nome di un principio di efficienza che elida il diritto di difesa”.   A proposito della formazione del nuovo governo, infine, la presidente Giorgi, esprime un augurio: “Chiunque sia il prossimo ministro della giustizia vorremmo comprendesse l’importanza del dialogo e del confronto con l’Avvocatura e gli operatori della giustizia per intervenire tempestivamente ed efficacemente. Noi siamo pronti a sederci al tavolo”.


Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 20.2.2014)