"Un
avvocato è professionalmente al servizio della canaglia" diceva Élisabeth
Barbier e non aveva tutti i torti.
Il
mestiere dell'avvocato però non è semplice perché il suo peggior nemico, a
volte, e' proprio il cliente che non rispettando il ruolo del professionista
sconfina in linguaggi confidenziali ed atteggiamenti irriverenti.
Quindi,
può accadere che un cliente non soddisfatto dell'operato del professionista dia
largo sfogo alla sua ira pronunciando frasi del tipo: "avvocato lei è'
fuori di testa". Un modo come un altro per dire "lei è un
pazzo".
Secondo
la Corte di
Cassazione però (sentenza n. 7594 del 18.02.2014), chi pronuncia questa
espressione non risponde del reato di ingiuria perché, nonostante la frase sia
rozza ed inelegante, se pronunciata in un contesto di scambio di opinioni ,non
lede l'onore e il decoro del destinatario.
Il
caso di specie vede come protagonista un uomo che ,dal Tribunale di Perugia,
era stato ritenuto responsabile del reato di ingiuria e poi condannato a pagare
800 euro di multa e a risarcire i danni
e le spese processuali in favore dell'avvocato raggiunto dall'offesa. La Suprema Corte, però
, ha ribaltato il verdetto accogliendo il ricorso dell'imputato.
Una
decisione che potrebbe apparire poco confortante per la nostra categoria
professionale, ma la corte non vuole
legittimare qualsiasi tipo di libero sfogo. La decisione degli ermellini e scaturita dalla specificità
del caso.
In
buona sostanza è principio generale che una frase offensiva "può non
essere punibile" se pronunciata all'interno di un dialogo animato.
Barbara Pirelli (da
studiocataldi.it)