giovedì 14 maggio 2015

Processo on-line rischia naufragio, pc obsoleti e linee sovraccariche

Secondo il Csm la maggiore emergenza
denunciata dagli uffici giudiziari
è la inadeguatezza dell’assistenza.
Manca anche l’aggiornamento dei dipendenti

Fermare gli avanzamenti del Processo civile telematico. E prendere atto che ci sono tali e tanti problemi infrastrutturali, che la digitalizzazione del processo civile rischia di trasformarsi in un boomerang. È molto severo il Consiglio superiore della magistratura. Dopo una attenta ricognizione, il Csm ha ammonito il ministero della Giustizia che il Processo civile telematico, così com’è, non va. 

Certo, l’idea è ottima. «È un innegabile elemento di modernizzazione del sistema giudiziario e uno strumento irrinunciabile». Ma non si può fare finta che tutto vada bene: il personale non è stato adeguatamente formato, i computer sono spesso obsoleti, le linee sovraccariche. Il risultato è che «la promessa velocizzazione delle cause ha indiscutibilmente fatto i conti con l’impiego di risorse inadeguate in termini di hardware, assistenza tecnica e capacità di tenuta delle linee». 

Occorrono soldi, insomma. E guarda caso, poche ore dopo la staffilata del Csm, il ministero emette un comunicato per informare che «il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha firmato nei giorni scorsi il decreto di variazione di bilancio». 

Dal Fondo unico giustizia (alimentato con le confische giudiziarie) arriveranno 30 milioni di euro per «lo sviluppo e implementazione del processo telematico (19,53 milioni), il rafforzamento delle misure di sicurezza degli uffici giudiziari (3 milioni), il potenziamento degli Uffici per la esecuzione penale esterna (0,5 milioni), il miglioramento delle strutture penitenziarie (3 milioni) e l’ammodernamento degli automezzi destinati al trasporto dei detenuti (2,5 milioni) nonché per garantire lo svolgimento delle missioni nazionali del personale del Corpo di polizia penitenziaria (2 milioni)». 

Con 19,5 milioni, insomma, il ministro Orlando corre ai ripari per salvare il Processo civile telematico. La lista della spesa, in fondo, è quella del Csm: «Occorrono non solo pc, scanner e video di dimensioni sufficienti», ma anche stampanti veloci individuali e tutto ciò che serve per meglio gestire l’udienza come «doppi monitor e tastiere aggiuntive». 

Bisogna mettere mano alla «lentezza delle reti e dei sistemi», se non peggio alle «continue interruzioni nella fornitura dei servizi». Guai a sottovalutare la manutenzione: «la maggiore emergenza» denunciata dagli uffici giudiziari è la «inadeguatezza dell’assistenza», affidata a operatori esterni all’amministrazione, i cui interventi sono «spesso del tutto intempestivi» rispetto alle richieste e «non risolutivi». E poi serve personale giovane e all’altezza della sfida tecnologica: è perciò «fondamentale» assumere «nuovo e qualificato personale amministrativo», visto che il blocco del turn-over ha avuto l’effetto di chiudere le porte ai giovani che hanno maggiore dimestichezza con le nuove tecnologie. 

Serve poi l’aggiornamento dei dipendenti già in servizio per tutti i giudici civili. In attesa di strumenti più evoluti, secondo il Csm va mantenuto il fascicolo cartaceo come strumento «imprescindibile» per garantire al giudice lo studio accurato degli atti e andrebbe rinviata la scadenza del 30 giugno per la digitalizzazione (che per ora vale solo per i tribunali di primo grado) nelle Corti di appello. Già, perché il responso è grave: «Si è ancora molto lontani dalla creazione del fascicolo telematico pensato e voluto dal legislatore».


Francesco Grignetti (da la stampa.it del 14.5.2015)