sabato 16 novembre 2013

Lavoratore emarginato e responsabilità del datore

Cass. Civ., sez. lavoro, sent. 21.10.2013 n° 23772

Costituisce violazione dell'art. 2087 c.c., il comportamento della società che abbia omesso di adottare precauzioni al fine di evitare o ridurre lo stato di disagio, le manifestazioni di ostilità e l'isolamento del lavoratore, determinato dal fatto che questi abbia manifestato il suo dissenso ad una prassi aziendale, del tutto illegittima.

Infatti, la suddetta norma codicistica deve trovare applicazione a fronte di condotte illegittime di datori di lavoro che arrechino danni non solo sulla integrità fisica dei propri dipendenti, ma anche su quella psichica, non facendo tutto il possibile per impedire diffusi e ripetuti comportamenti illegittimi da parte dei suoi dipendenti e per evitare condotte censurabili e gravi - capaci sinanche di divenire "prassi" - suscettibili per le loro modalità attuative di incidere sulla stessa integrità psico-fisica di chi a tale condotta intendesse opporsi.

(Nella specie, era stato richiesto al ricorrente, nella sua attività di ufficiale di riscossione e di messo notificatore per Equitalia, di attestare falsamente di essersi recato presso la residenza dei notificandi senza reperirli. La Corte d'Appello sottolineava che l'agenzia nulla aveva fatto per evitare che all'interno dei luoghi di lavoro si formasse tale prassi illegittima e, dopo aver rilevato che il rifiuto del dipendente di adeguarsi a tali condotte illegittime era doveroso, sottolineava anche la gravità del comportamento del datore di lavoro, concretantesi nella falsità delle dichiarazioni che si pretendeva dagli agenti alla riscossione, oltre che nell'illegittimo lucro da parte di questi ultimi del compenso pur in assenza del compimento dell'attività notificatoria.) (1)

(1) Cfr. Cass. Civ., sez. lavoro, sentenza 11 aprile 2013, n. 8855.

(Da Massimario.it - 40/2013)