Garanzie per i prestiti, gli avvocati
chiedono aiuto agli artigiani contro
l'sos credito
I
liberi professionisti hanno poche speranze di riuscire a ottenere un prestito
bancario, talmente poche che gli avvocati si fanno aiutare dagli artigiani. Il
Movimento Forense, un network nazionale di professionisti del diritto ha,
infatti, da poco sottoscritto un protocollo d'intesa con Confartigianato per
mettere a disposizione degli avvocati uno dei confidi di riferimento degli
artigiani, quello di Artigiancassa. Gli avvocati non hanno una busta paga
fissa, i clienti non aumentano e quando a pagare la parcella è la Pubblica Amministrazione
i tempi si allungano e diventano incerti. Con queste premesse, e in pieno
credit crunch c’è poco da essere ottimisti. Le difficoltà economiche dei due
milioni e mezzo di liberi professionisti italiani si avvicinano così sempre di
più a quelle delle piccole e medie imprese. Condividono gli stessi problemi: la
ricerca di finanziamenti e la mancanza di garanzie da offrire agli istituti di
credito. I consorzi di garanzia collettiva dei fidi potrebbero essere una
soluzione. Il loro obiettivo è quello di prestare garanzie collettive,
facilitando l’accesso al credito bancario. Fino a poco tempo fa, la possibilità
di aprire un confidi era prevista solo per le piccole e medie imprese. Il
Decreto del Fare, con la legge di conversione approvata lo scorso 9 agosto, ha
però esteso anche ai professionisti la possibilità di accedere al Fondo
Centrale di Garanzia per le PMI istituito nel 2000 presso il ministero dello
Sviluppo Economico e di poterne quindi usufruire nella richiesta di
finanziamenti bancari. “Abbiamo subito verificato la reale possibilità per gli
avvocati di costituire ex novo un confidi che potesse prestare una garanzia di
primo livello su cui richiedere la controgaranzia del Fondo Centrale” – spiega
Massimiliano Cesali, presidente e fondatore nel 2007 del Movimento Forense –
“L’ipotesi però ci è apparsa subito poco praticabile perché per essere
realmente efficace questo strumento avrebbe bisogno di un numero di soci, di un
patrimonio e di volumi di finanziamenti raggiungibili solo a distanza di molto
tempo”. Gli avvocati hanno, quindi, preferito usufruire di un confidi già
operativo e disponibile a strutturarsi con ramo d’azienda separato per i
professionisti, distinto da quello delle imprese. La scelta poi è caduta su
quello di riferimento degli artigiani anche grazie alla diffusa rete sul
territorio, visto che il confidi di Artigiancassa ha 19 sedi regionali e 750
punti commerciali sparsi presso le associazioni locali. Gli avvocati in Italia
sono circa 250 mila, e il loro reddito medio è lo stesso del 1990: 44mila euro
annui. Ma i costi no, quelli continuano a crescere, specialmente se si decide
di investire in formazione e sulla ristrutturazione dello studio professionale.
L’esigenza primaria degli avvocati in questo momento è sostenere gli impegni
derivanti dalle difficoltà di incasso dei crediti verso la clientela e non sono
pochi i professionisti in difficoltà a fine mese, tanto da non riuscire a
pagare nemmeno la Cassa
previdenziale. La convenzione sottoscritta dalla rete di avvocati e dal confidi
degli artigiani prevede un progetto pilota di due mesi, che a partire da
dicembre, coprirà tutto Lazio (non a caso, il foro di Roma è uno dei più
numerosi d’Italia e l’interna regione conta più di 30 mila avvocati iscritti
all’albo, al terzo posto dopo la
Campania e la
Lombardia). Se la sperimentazione avrà successo verrà estesa
a tutto il territorio nazionale. L’obiettivo è quello di velocizzare il
processo di ammissione alla garanzia, minimizzare le probabilità di rigetto dei
prestiti e accorciare i tempi determinati dalle lungaggini burocratiche. È
stato anche predisposto un “service” per veicolare la controgaranzia dal
Confidi al Fondo Centrale, consentendo un ancora più facile accesso al Fondo
che ha procedure informatiche abbastanza complesse. Lo scenario non è
rassicurante ed è stato confermato da un’indagine condotta da Ipsos per conto
di Axa in cui è stata fotografata la situazione economica di Pmi e
professionisti. In base alla ricerca, l’accesso al credito è ancora un nodo
irrisolto: il 76% del campione (83% Pmi e 69% autonomi) dichiara di aver avuto
problemi con il ritardo nei pagamenti da parte dei clienti negli ultimi dodici
mesi. Inoltre, solo una piccola azienda su tre è riuscita ad ottenere il
prestito che aveva richiesto alla banca. Dal loro punto di vista, gli istituti
di credito si difendono imputando la stretta al calo della domanda da parte
delle stesse imprese, che faticano a programmare investimenti alla luce
dell’incertezza dell’attuale scenario macroeconomico. Altro problema è poi
quello delle sofferenze bancarie, più che triplicate negli ultimi cinque anni.
Della similitudine fra le difficoltà di professionisti e pmi se n’è accorta
anche la Commissione
europea che dal prossimo gennaio con l’Action Plan equiparerà queste due
categorie e faciliterà per entrambe l’accesso al credito e al nuovo ciclo di
fondi comunitari in programmazione per il periodo 2014-2020. Finora, sulla
carta, sia i liberi professionisti sia le PMI possono accedere ai fondi
comunitari. In concreto però, gran parte dei finanziamenti sono tagliati più
sulle esigenze delle imprese che su quelle degli studi professionali. Anche per
risolvere queste difficoltà, in questi giorni a Bruxelles si sta decidendo di
dare alle Casse previdenziali e ai consorzi fidi dei professionisti il ruolo di
intermediari finanziari per consentire a chi richiede un finanziamento di
ottenerlo più facilmente.
(Da Mondoprofessionisti
del 15.11.2013)