I
giudici di pace, fatti fuori dal nuovo rito, in sciopero:
poche
domande e pochissime conciliazioni
L’Associazione Nazionale Avvocati Italiani esprime
adesione e solidarietà ai giudici di pace che hanno deciso di proclamare lo
sciopero dal 25 novembre al 6 dicembre. «Fatti fuori dalla mediaconciliazione
obbligatoria – ha dichiarato il presidente Anai Maurizio De Tilla - i giudici
di pace si vedono ulteriormente offesi nella propria dignità per l’indifferenza
del Governo e del Parlamento che tardano a riconoscerne il ruolo. Più del 25
per cento delle controversie in atto viene trattato e deciso dai giudici di
pace – ha continuato De Tilla - le cui competenze sono ulteriormente aumentate.
Manca qualsiasi tutela previdenziale e la loro funzione non è compiutamente
disciplinata sotto tutti gli aspetti. Di fronte alle affermazioni incaute del
Ministro della Giustizia (“un milione di controversie in meno nei prossimi
anni”) – ha continuato il presidente Anai - si registra il primo fallimento
della nuova legge sulla mediaconciliazione obbligatoria. In ottobre sono state
solo 1537 le domande in tutto il territorio nazionale. Ma quel che sarà più
deludente (era nelle nostre previsioni) è che le conciliazioni in alcune
Regioni saranno vicine allo zero. Anche nella nuova versione la
mediaconciliazione obbligatoria è incostituzionale e contraria alla Convenzione
Europea dei diritti fondamentali. Siamo in attesa dei primi provvedimenti di
rimessione alla Consulta e alla Corte di giustizia. A nessun cittadino può
essere precluso l’immediato accesso al giudice. La scelta di mediazione non può
che rientrare nella facoltatività delle opzioni offerte a chi vuol far valere
le proprie ragioni e i propri diritti». Per tutti questi motivi «Hanno ragione
i giudici di pace a proclamare lo sciopero – ha concluso De Tilla - anche
perché vi è un proposito ministeriale di scriteriato ridimensionamento con la
soppressione di circa 700 uffici sugli 846 esistenti».
(Da Mondoprofessionisti del 21.11.2013)