di Anna Costagliola
Duro il giudizio dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura sulla relazione del Ministro Cancellieri alla Camera dei Deputati sullo stato della giustizia. Per Nicola Marino, il Guardasigilli, nella sostanza, ha ammesso il fallimento delle sue politiche, confermando anche che la linea seguita dagli ultimi Governi, con le loro azioni dirette a comprimere il diritto di difesa, aggredire la legge Pinto, inserire filtri, aumentare i costi, complicare l’accesso ai cittadini, oltre che ingiusta, è totalmente inutile per la riduzione della lunghezza dei processi e la diminuzione delle pendenze. I numeri di quest’anno risultano, infatti, coerenti con quelli degli anni scorsi, seppur con qualche limitato miglioramento sul civile, evidenziando, dunque, una situazione ancora di emergenza.
Soprattutto
il presidente dell’OUA si rammarica del fatto che, nella gravità della
situazione appena descritta, il Ministro insista con il pontificare sulla riforma
della geografia giudiziaria, un provvedimento che in molte realtà sta
contribuendo all’aumento dei rinvii dei processi e alla dilatazione ulteriore
dei tempi della giustizia.
L’OUA
auspica, pertanto, che, come da tempo suggerito dall’Avvocatura, le risorse
della giustizia siano finalmente impiegate per fare funzionare meglio il
settore, a partire da una seria riorganizzazione degli uffici e dall’estensione
reale delle innovazioni tecnologiche e del processo telematico.
Anche
per il Consiglio Nazionale Forense (CNF) recuperare il sistema della giustizia
civile è tutt’altro che impossibile, Ma occorre che “la politica faccia opera di onestà intellettuale a
partire da due punti fermi: l’accesso al giudice e alla giustizia è un diritto
e non un bene di lusso; non si possono fare riforme senza l’Avvocatura”. In
sostanza, l’organismo dell’Avvocatura propone
tre interventi puntuali quali: nuovi
sistemi alternativi al processo; presenza obbligatoria degli avvocati
nell’ufficio legislativo del Ministero della giustizia; la possibile
partecipazione degli avvocati allo smaltimento dell’arretrato civile,
attraverso la stesura di sentenze,
liberando così risorse da impegnare utilmente nei tribunali.
Il
CNF ha chiaro che per risolvere il problema della giustizia civile si deve
agire soprattutto su meccanismi che valorizzino
il ruolo e le competenze dell’avvocato e che rendano superflua
l’instaurazione della causa. In questa direzione si spinge per l’approvazione
di un disegno di legge che attribuisca agli avvocati il compito di “negoziare”
tra le parti in conflitto soluzioni stragiudiziali, da fissare in atti formali ai quali riconoscere,
sostanzialmente, valore di decisione giudiziale. Agli stessi avvocati
dovrebbero ancora attribuirsi analoghe competenze in materia di separazione tra
coniugi, trasferimento di beni entro determinati valori ecc…
Questo
pacchetto di proposte, assieme ad interventi organici sulle regole del
processo, al processo telematico, alla razionalizzazione degli investimenti,
porterebbe alla realizzazione di una pluralità di forme di soluzione delle
controversie, che vedrebbe sempre al centro avvocati e giudici, cioè i soggetti
della giurisdizione, con conseguente garanzia di una tutela
effettiva dei diritti dei cittadini.
(Da diritto.it del
23.1.2014)